La mia proposta è rispettosa del benessere dei bambini?

Buongiorno, purtroppo sono in fase di separazione con mia moglie. Abbiamo una bambina di poco più di 4 anni e un bambino di circa 2 anni e mezzo. In maniera molto succinta dico che lei lamenta che non siamo riusciti a trovare un accordo condiviso sull’educazione dei figli. Lei lamenta che vorrebbe una educazione più rigida mentre io tendo ad ottenere quanto voluto dai noi genitori con un approccio più morbido. Ciò non significa che se devo sgridare non lo faccia e se c’è da dire un “no” io non lo faccia in maniera anche abbastanza ferma. Mia moglie si è sempre appoggiata a me in tutto anche per le cose quotidiane relative ai bimbi (cambio pannolino, vestizione, etc.). Anzi, spesso lei si sentiva “non capace” di fare una cosa e chiamava me. Io, fortunatamente, ho un lavoro sotto casa che mi era sufficiente fare una rampa di scale per “aiutare” mia moglie. Mia moglie ha spesso (forse troppo per il modo di vedere) assunto un atteggiamento (questo è quello che a me arriva) di “scaricare la sua frustrazione” sui bambini anche nelle sgridate, avendo anche un linguaggio non tanto consono (offese, etc.). Ora abbiamo deciso di separarsi con la consensuale e abbiamo raggiunto l’accordo che i bimbi saranno affidati ad entrambi ma con la residenza presso la mia abitazione. Qui nasce la mia domanda. Per il bene “psichico educativo” dei bambini io ho proposto che la madre potesse frequentare quotidianamente i bambini con possibilità di tenerli con sé presso la propria abitazione (una volta trovata) per la notte una o due volte la settimana. Non escludevo neanche la possibilità che la madre continuasse a venire a casa (mia) per vedere i bambini, almeno fino a quando la madre non avrà una abitazione adeguata a poter ospitare i bambini. Poi, weekend alterni e festività alterne. Con tale mia proposta, accettata da mia moglie e dai rispettivi legali, era finalizzata a rendere meno traumatico possibile la separazione. Preciso che da parte mia non c’è nessuna volontà palese o meno di impedire o limitare alla madre a fare la mamma. L’unica cosa che miro ad ottenere è un ambiente sereno dove fare crescere nel migliore dei modi i figli. Il fine della mia proposta era quello di assecondare i bambini e di non obbligarli a fare “da pacco”. Con ciò avrei voluto andare oltre quanto concordato formalmente nella separazione (in fase di omologazione). Cioè, assecondare i bambini che se voglio rimanere più notti con la madre lo possano fare, anziché weekend alterni weekend consecutivi. Viceversa, se i bambini in determinati giorni non vogliono andare dalle madre di non costringerli. Tale mia proposta è secondo gli esperti adeguata e “rispettosa” del benessere dei bambini? Il mio dubbio nasce dal fatto che da un percorso con mediatore familiare tale proposta è stata vista negativamente. Il mediatore dice che i bambini devono avere dei giorni prestabiliti a cui si devono attenere “obbligandoli” anche a rispettarli contro eventuali loro capricci/volontà. Preciso che all’inizio dell’acutizzarsi della crisi coniugale io mi sono rivolto ad uno psicoterapeuta a cui si è poi rivolta anche mia moglie. Lo psicoterapeuta, al sottoscritto, non ha palesato dubbi sulla mia proposta. Grazie per i suggerimenti che spero di ricevere. Saluti. Diego

A mio parere non è né facile né scontato stabilire la direzione del "benessere dei bambini" in modo univoco. Si tratta di una variabile molto complessa e credo non si dovrebbe fare altro che restare sempre in ascolto dei bambini, dei loro messaggi, dei loro segnali, piuttosto che di consigli vari, nessuno escluso, compreso questo che sto scrivendo! 

Su un fatto specifico Vorrei però osservare qualcosa: ci sono delle criticità sia nel lasciare carta bianca ai bambini sulla scelta di dove e come stare, sia nell'essere rigidi, addirittura costringendoli. Nel primo caso li si responsabilizza troppo e in modo sbagliato (potrebbero avvertire mille sfumature che li spingono a fare o non fare certe scelte per piacere o per non dispiacere a uno o all'altro genitore). Nel secondo caso li si annulla come persone dotate di mente e sentimenti, t a sformandoli in una astratta funzione di norme stabilite dagli adulti. Per fortuna su questo la via di mezzo c'è, ed è stabilire una buona routine in linea di massima fissa e ben condivisa, funzionale ai ritmi e ai bisogni dei bambini, ma restando sempre attenti a segnali di rifiuto o di disagio, e sforzandosi tanto di porsi anche (anche non significa solo) nella prospettiva mentale dei bambini, detto più tecnicamente: facendo uno sforzo di buona mentalizzazione. L'esame di quella prospettiva suggerirà di volta in volta eccezioni, flessibilità o anche il rispetto dei patti stipulati.