Dott.ssa Giovanna Tatti

Dott.ssa Giovanna Tatti

psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta

In un tunnel

Mi sento in un tunnel senza uscita. Vedo tutto nero e complicato. E' tutto iniziato con un anno di lavoro difficile. Non amo il mio lavoro e vorrei farne a meno, ma ovviamente non posso. Ho una famiglia da mantenere e delle responsabilità. Al lavoro sento lo stress giorno dopo giorno e mi sento appesantita dai termini, dalle scadenze e da adempimenti più grandi di me. Ho provato ad esporre la mia angoscia al responsabile e alle risorse umane, ma non è servito a nulla. Ho chiesto di essere ridimensionata nei carichi di lavoro, ma non ne vogliono sapere. Mi sembra di aver fatto tutto male e di fare tutto male. Controllo le cose in continuazione con paura di sbagliare. Tante volte mi rendo conto delle mancanze e cerco di provvedere in un secondo momento, non sempre riuscendoci. Sto nel frattempo cercando un nuovo lavoro inviando il cv. Tutto ciò influisce sulla mia vita privata, non mi sento felice e non riesco a sorridere. Faccio le cose che mi competono meccanicamente, senza amore. Non mi lamento più con i cari perché ho visto che non porta a nulla. Non trovo più serenità nelle cose quotidiane e tutto mi pesa notevolmente. Ho anche chiesto aiuto di una specialista, ma quando mi ha proposto sedute online, l'ho abbandonata. Dormo male e mangio male. Ho attacchi a livello di stomaco. Non so più dove sbattere la testa. Cosa posso fare per migliorare la mia situazione?

Cara Sinem,

il suo scritto è carico di sofferenza. Mi pare che lei avesse trovato una possibilità, che purtroppo non ha avuto l'accoglimento per lei adeguato. Ma se il collega che ha contattato non ha possibilità di incontrarla per dei colloqui in presenza, sono certa che al momento molti di noi stanno lavorando in presenza: si orienti verso una possibilità di incontri in presenza.

Non mi pare opportuno, per messaggio, entrare nello specifico nocciolo della questione lavorativa che pone, ma spesso nelle terapie ci si ritrova ad affrontare temi simili a quelli che lei descrive. Nella sua terapia potrà occuparsene.

Non demorda e cerchi e lotti per il suo diritto a occuparsi di sé, trovando una stanza e una persona che possa lavorare con lei perché possa trovare parole - così da non dover far parlare lo stomaco che è lì per fare altro! e possa esserci una evoluzione trasformativa.

In bocca al lupo

Dr.ssa Giovanna Tatti

Milano