FIGLIO COMPLETAMENTE ISOLATO, A CHI RIVOLGERSI?

Buonasera,
​sono la mamma di un ragazzo di 13 anni ed ho urgente bisogno di trovare una soluzione per tornare a vivere.
Mio figlio ha, da sempre, difficoltà nel rapporto con gli altri, dai tempi della scuola dell'infanzia è stato isolato, preso in giro, diventato capo espiatorio dei gruppi dei coetanei, sia in ambito scolastico che nei gruppi sportivi frequentati.

E' sempre stato il mio cruccio, ho cercato in tutti i modi di trovare una soluzione, ho iniziato anni fa un lento e speranzoso girovagare tra psicologi, educatori, centri; siamo stati in terapia come famiglia, lui da solo, io da sola (sperando che il problema fosse il mio, che vedessi difficoltà inesistenti) ma niente, la situazione non è cambiata. Ho cercato anche tecniche "alternative", life skills, approccio socio - emotivo .... non mi sono rivolta ai santoni solo perché ho troppa fede nella scienza per rivolgermi a ciarlatani di vario tipo, ma il grado di disperazione è tale che potrebbe portarmi anche a questo.


Capisco che ad occhi estranei il problema possa sembrare minimo, ininfluente, le amiche negli anni mi hanno detto "che vuoi che sia, con l'età passa", ma io mi chiedo e se non dovesse passare? Se dovesse diventare un adulto con problemi nei rapporti interpersonali (anche senza arrivare a casi gravi ma la qualità dei  rapporti con gli altri cambia la vita alle persone) COME POTREI PERDNARMI DI NON ESSERE INTERVENUTA!


Negli anni si sono modificati i modi, gli atteggiamenti, si è diversificata, con la crescita, la modalità di esclusione, ma il risultato non cambia, è sempre escluso! Abbiamo provato a cambiare ambiente, scuola, amici frequentati ma lui rimane solo. Mio figlio non ha il "classico" (classico intendo per l'immaginario dei non specialisti) atteggiamento del ragazzo escluso, preso in giro, ha una modalità attiva nel rapporto con gli altri, ha la vitalità che gli scorre nelle vene, è sempre, almeno apparentemente, contento, sembra quasi non accorgersi (forse è un meccanismo di difesa) dell'atteggiamento ostile dei coetanei. Non ha un amico, nessuno vuole passare del tempo con lui.

Chiedo, cortesemente, se possiate indicarmi a chi rivolgermi, a chi si occupa di queste difficoltà. Lui, secondo me, mette in atto meccanismi che lo portano ad essere allontanato, sembra che abbia una percezione "sbagliata" dei messaggi di feed back" inviati dagli altri. Spesso mi chiedo come sia possibile che una mamma / famiglia DISPERATA non sia in alcun modo aiutata ad affrontare questa complessa situazione, non pretendo, ovviamente che sia l'asl a farsene carico, ma almeno che qualcuno ci indichi uno straccio di percorso.

Stendo un velo pietoso sulla comprensione del problema da parte della scuola, in quanto la maggior parte non SI ACCORGE, la piccola percentuale che si rende conto in genere consigli di lasciare perdere perché "é nato così", io, ovviamente, non ho nessuna intenzione di arrendermi, io ho la certezza che lui sia un ragazzo come tutti gli altri, con aspetti positivi e negativi, ma che deve essere trovata la "chiave" giusta per dargli la possibilità di avere buone relazioni con i coetanei.

Grazie e scusate per lo sfogo.

Salve signora! mi verrebbe da chiedermi se a suo figlio interessi avere rapporti con gli altri. Nel senso che ci sono dei ragazzi che sono così impegnati a comprendere, proteggere, chiarire e intervenire nelle dinamiche intrafamiliari, che possono trascurare l'esistenza del mondo esterno. In altri casi, per capirsi, stanno così bene in famiglia , che non sono interessati ad allargare gli orizzonti. Può capitare che dei genitori si aspettino che i figli siano così socievoli ed intraprendenti nelle relazioni, quando loro per primi non lo sono. La prima base da cui si parte per esplorare il mondo è la famiglia; i bambini, per prima cosa conoscono altri bambini a scuola, ma poi, fuori, si appellano alle conoscenze di famiglia : cugini, vicini di casa e figli di amici dei genitori ed è quì che si crea la "palestra per fortificare i muscoli" del carattere e si possono comprendere meglio le dinamiche relazionali.  Da quello che scrive , sento un pò come se anche lei si sentisse sola, senza aiuti, senza nessuno che la capisca e che comprenda la sua apprensione. Mi verrebbe da chiedermi se anche suo figlio si senta così o se sia prevalentementeuna una sua condizione che la porti   a credere che suo figlio abbia creato delle difese di negazione del problema. Sicuramente anche se il problema dovesse essere più suo che di suo figlio, non vuol dire che non sia importante, ma allora mi concentrerei su altri aspetti, per esempio sul come mai è così preoccupata per il futuro di suo figlio. Credo che anche le sue amiche lo siano, come tutti i genitori che hanno dei figli adolescenti; basti pensare alla scelta delle scuole superiori, di che lavoro andranno a fare etc.. se per il momento degli specialisti non sono stati in grado di intervenire su tutte queste questioni, prima di rivolgersi ai "santoni" (si fa per "ridere") provi a rivolgersi ad altri specialisti di diverso indirizzo. La psicoterapia ha talmente tanti tanti rami che sicuramente potrà trovare quello su cui sentirsi più sicura.

Nel frattempo stimoli suo figlio ad invitare qualcuno a pranzo o a cena a casa vostra o proponga lei stessa di portarli con suo marito in un posto che può piacere loro, così avrà anche modo di osservare, rimandendo ad una giusta distanza, non invadendo il loro spazio, quali potrebbero essere le eventuali difficoltà di suo figlio.

Resto a disposizione per eventuali chiarimenti

Cordiali saluti