Come migliorare il proprio lavoro

Salve, mi scuso se magari sarò un po prolisso, so di essere abbastanza giovane per pensare a queste cose eppure questo genere di problemi li avverto molto forti nella mia mente e mi provocano una forte ansia e perdita di autostima. Sono cresciuto con l'insegnamento di creare da me il proprio futuro, che qualunque cosa io faccia nella mia vita debba essere guadagnata con il lavoro, il rispetto e risultati importanti. Ho studiato, ho lavorato ho fatto tutto quello che potevo per poter percorrere il più velocemente possibile la strada che mi avrebbe portato all'indipendenza ma attualmente così non è. Vivo in una buona famiglia, ho una ragazza, e faccio anche il lavoro che mi piace, ma c'è qualcosa che non mi soddisfa. Vorrei raggiungere risultati importanti,  ma tutte le volte che mi cimento finisco per sbagliare qualcosa e deludere me stesso e chi mi concede lavori o crede in me. Nonostante io ce la metta tutta e sia disposto anche a togliere quanto più tempo possibile alla mia vita personale per dare massima importanza al lavoro, tutto questo non basta e commetto errori e ancora errori. Quello che sognavo di fare, un lavoro creativo legato all'immagine e al video sta diventando sempre più industriale, sempre più legato alla quantità, ma da me si pretende sempre la presenza, la massima puntualità e la massima creatività, anche in circostanze in cui non sai proprio dove andarla a prendere. Capita spesso che qualcuno venga deluso o che per una mia svista manchi ad un appuntamento e questo mi fa piombare nello sconforto e mi fa capire che non solo non sono idoneo per questo lavoro ma probabilmente che non lo sarei per nessuno al mondo, perchè sono problemi legati al mio carattere a quel che sono. Quindi dovrei cancellare il mio carattere e di conseguenza me stesso per migliorarmi, ma questo vorrebbe dire eliminarmi. Ho preso in considerazione questa opportunità, in quanto per me un uomo che non riesce a farsi onore con il proprio lavoro è un uomo senza dignità. Purtroppo il lavoro è tutto nella vita, perchè con esso dimostri chi sei e con esso guadagni, e che lo si voglia accettare o meno i soldi si, fanno la felicità, perchè se desideri viaggiare, avere una famiglia, essere indipendente e non dover chiedere nulla a nessuno, come voglio io, i soldi sono l'elemento essenziale per la felicità. Non viviamo di caccia e raccolto, viviamo in una società fondata sul denaro in cui ogni cosa che vuoi costruire ha un prezzo, se non ce l'ha è rubata. Ma se fallisco nel lavoro ho fallito nei cardini fondamentali della vita, come posso rimediare? Sto prendendo in considerazione anche un lavoro che mi dia una maggiore sicurezza, una minore ansia da prestazione, qualcosa che mi faccia stare più tranquillo, ma probabilmente non ce ne e quindi ancora una volta il problema sono io, come sempre.
Tendo alle volte a dimenticare dei passaggi, ad avere confusione nella mente anche quando metto tutto per iscritto, e ogni volta che dimentico qualcosa è un errore che si vedrà nel risultato finale. Cerco di stare attento e concentrarmi, ma sembra come se una forza più grande di me mi mettesse i bastoni tra le ruote di tanto in tanto, forse è il destino che vuole farmi capire che non ne sono in grado. Non posso dare la colpa a nessuno per i miei fallimenti, nella vita tutto ciò che fai è o per merito tuo o per colpa tua e bisogna sempre assumersi le proprie responsabilità. Tutto questo però mi sta sfiancando, non desidero una vita agiata, piena di confort ne tanto meno la fama, vorrei una vita assolutamente normale, banale, ma che la conduca con costanza e serenità, che non abbia paura di sbagliare, che possa veramente essere sicuro di me stesso, delle mie capacità e di sapere che posso tornare a casa e avere anche il tempo per me e per la mia famiglia, che non siano un accessorio al lavoro, ma che siano la felicità che voglio avere, guadagnata grazie ad esso.. ma per ora quest'ultimo mi sta tirando completamente giù e non so come rimediare.

Buongiorno Matteo,

Lei sembra tradurre il malessere di una società in cui l’imperativo è quello a “funzionare” a tutti i costi, come se fossimo dei robot programmati a “ben funzionare” e non delle persone dotate di una vita interiore, creativa.

Ciò che scombina i suoi piani, mettendo in discussione questo ideale di funzionamento, non è una forza avversa che sta cercando di rimarcare il suo essere non in grado, ma una forza creativa che vuole farla riflettere su questa idea così prestazionale e meccanicistica di se stesso.

Sembra che debba eseguire un programma fatto di risultati esterni invece che essere impegnato a trovare ciò che può consentirle una espressione di se stesso. La realizzazione è innanzitutto interiore, l’essere e il divenire se stessi, non il conseguimento da brava macchinina di risultati esterni.

Mi sembra che stia subendo troppo la mentalità "industriale", a cui sta consegnando il senso del suo valore, vincolandolo a dei risultati esterni, ai numeri, alle quantità, a discapito della sua natura creativa, che nulla ha a che fare con questi parametri esterni. Sta assumendo passivamente su di sé l’idea di efficienza produttiva a cui il senso comune vincola il senso del valore di una persona, equiparandola a una macchina. E’ come se il “doverismo” stesse prendendo il posto delle sue autentiche aspirazioni e inclinazioni personali.

La creatività  è un aspetto vitale che in questo momento sta risentendo di questa visione rigida, mutuata dall'esterno, in cui sta chiudendo se stesso…

domande e risposte

Dott.ssaLaura Lopopolo

Medico Psicoterapeuta - Cremona

  • Psicoterapia ad orientamento junghiano
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