Come posso respingere la nascente insofferenza verso il ruolo che devo avere?

Buonasera, ho 20 anni e da sempre sono stato cresciuto, "addestrato" e indirizzato per portare avanti il nome, le proprietà, l'attività della mia famiglia come mio padre prima di me e suo padre prima ancora.
Ho avuto un'educazione rigida e formale con i genitori soltanto di facciata ma mai presenti veramente, sono stato cresciuto da personale pagato per farlo e i miei mi hanno sempre soltanto visto e mi vedono come l'erede non come figlio (per inciso, non sono stato voluto ma dovuto).
Ho sempre dato il meglio di me, ho preso su di me un ruolo che non avrei scelto, mi sto impegnando in studi che non avrei considerato, presenzio da sempre a eventi e ricevimenti che non vorrei, cerco di essere all'altezza di chi mi precede e di non lamentarmi mai anche se sono arrivato a detestare tutto lo sfarzo, i finti convenevoli, la disponibilità economica e a volte sogno un ambiente normale ma vero e ricco di affetto invece che di "quadri e abiti firmati".
Nessuno mi capisce, un mio amico ha detto che vorrebbe essere al mio posto, mio padre una volta mi disse "anche io avrei fatto altro ma mi sono adeguato e tu farai lo stesso".
Ovviamente farò sempre il mio dovere ma devo trovare un modo per respingere questa insofferenza che da un paio di anni mi fa "detestare" ciò che devo essere. Come devo procedere per fare pace con il mio ruolo attuale e quello futuro che mi darà sempre più responsabilità non scelte? Vorrei soltanto poter fare come se ciò che devo essere fosse una mia scelta...

Buongiorno Gabry,

L’insofferenza che prova lungi dall’essere il nemico da respingere è la mano che l’interiorità le sta tendendo per riavvicinarla a se stesso. Lei sta cercando di mettere a tacere le sue emozioni, di controllarle e forzarle nella direzione “dovuta”, corrispondente alle aspettative esterne.

Per fortuna il sentire non si lascia “addestrare” e crea dei sommovimenti profondi che le segnalano che si sta allontanando da se stesso, che sta sacrificando il suo mondo interiore. L’interiorità è una forza autonoma che non va nella direzione di quello che noi pensiamo “dovrebbe essere” ma vuol far vivere qualcosa di proprio, di radicato interiormente.

 Il suo sentire, che apparentemente la ostacola, in realtà, sta cercando di farle percepire che sta mettendo davanti a tutto l’aderire a qualcosa di esterno (il ruolo, l’approvazione dell’altro) invece di cercare il contatto  e l’aderenza con il suo mondo interiore, con ciò che più intimamente le appartiene…Perché chiede di riappacificarsi con il ruolo e non con se stesso? Parla del suo amico che non la comprende ma perché è poi lei il primo a soffocare la voce della sua interiorità, voltando le spalle a se stesso?

E’ importante che veda “su di sé” e non solo sugli altri questa mentalità formale che non dà spazio alle emozioni e ricaccia indietro tutti quei contenuti emotivi che non vanno nella direzione “dovuta”. E’ dunque fondamentale che apra il confronto con se stesso su questo modo di entrare in rapporto con la sua interiorità, che sta pretendendo di dirigere e piegare ad esigenze esterne…

La sto pungolando senza alcun giudizio, conscia che si tratta di passaggi interiori difficili, ma per difendere la sua parte profonda, l’autentico Gabry… Purtroppo tendiamo spesso a soffocare la voce dell’interiorità perché è una voce “scomoda”, di protesta, non allineata alle direttive che ci siamo dati…In questo momento è proprio l’insofferenza quella voce di protesta che va ascoltata….

domande e risposte

Dott.ssaLaura Lopopolo

Medico Psicoterapeuta - Cremona

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