Dott.ssa Laura Tienforti

Dott.ssa Laura Tienforti

Psicologo, Psicoterapeuta

Gestione delle emozioni: educazione emotiva

Siamo soliti educare i nostri figli alle cosiddette ‘buone maniere’. Ai bambini piccoli insegniamo a salutare, a dire grazie, scusa, insegniamo loro alcuni valori: l’onestà, la correttezza, la sincerità, la lealtà, la fede etc.. anche se oggi l’insegnamento di tali valori è diventato veramente oneroso e faticoso!!?? Ma forse è solo un lasso di tempo storico di transizione!

Da alcuni anni prestiamo anche molta attenzione allo sviluppo fisico/motorio e a quello cognitivo; a mio parere si riscontrano ancora molte difficoltà nell’insegnamento/formazione dello sviluppo psico-sessuale.

Io nel mio lavoro professionale da diverso tempo ho notato una grave lacuna che riguarda il titolo di questo articolo: Educazione Emotiva. Conosciamo la nostra sfera emozionale? Le nostre emozioni, i nostri sentimenti? Io ritengo di no, o almeno non ne abbiamo una conoscenza adeguata e consapevole. Questo tipo di cultura va appresa come tutte le altre fin dai primi anni di vita ma sono ancora pochi i genitori che riescono ad impartirla. Anche nella didattica non si rilevano elementi validi ed efficaci per fornire una formazione adeguata a conoscere il proprio bagaglio emozionale.

Cosa si intende per ‘educazione emotiva’? E’ la conoscenza e la gestione delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti ed affettività. Le emozioni sono delle reazioni biologiche improvvise, funzionali alle reazioni del nostro organismo e di solito sono di breve durata. I sentimenti, invece, sono fenomeni psicologici con cui un soggetto vive i propri stati d’animo interiori e relativi anche all’ambiente esterno; hanno una valenza affettiva meno intensa delle emozioni ma più duratura.

Se non siamo in grado di identificare, capire e descrivere le proprie emozioni e sentimenti, troveremo senz’altro difficoltà anche nella loro gestione e ciò può creare dei conflitti interiori con conseguenti squilibri e/o disagi psicologici. Partendo da questo presupposto affermo che si dovrebbe imparare a: discriminare le nostre emotività; essere capaci di comunicare i propri sentimenti usando un linguaggio efficace (anche simbolico) per esprimerli verbalmente; essere in grado quindi - laddove si rende necessario - di sostituire il linguaggio all’agire.

Ci vuole un metodo che possa insegnare a ‘percepire’ questi meccanismi allo scopo di fare acquisire, precocemente, all’individuo la consapevolezza delle proprie emozioni ed apprendere i metodi per affrontare - in modo positivo - le difficoltà che si possono incontrare durante il percorso della propria vita che - oggi più che mai - è intrisa di emozionalità.

Un’educazione così importante e necessaria deve essere impartita come il linguaggio verbale cioè: man, mano che il bambino cresce e si sviluppa (età evolutiva) deve cominciare a riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti. Questo tipo di imprinting può essere esperito solo tramite i caregivers che si occupano del bambino nella prima età evolutiva (0-3/6 anni). In questa fase molto delicata i genitori (o chi ne fa le veci) dovrebbero conoscere il processo empatico tramite il quale interagire con i propri figli.

Chiaramente, in seguito, tale insegnamento deve proseguire oltre che nella famiglia, nella scuola e nella società. Se non si riesce a far questo in futuro - ma il futuro è adesso - saremo tutti ‘Analfabeti delle Emozioni’ come giustamente afferma il prof. Umberto Galimberti.

Oggi nei giovani - tra pubertà/adolescenza ed età adulta - si riscontra una confusa stima delle proprie conferme e sicurezze che procurano una serie di emozioni contrastanti e conflittuali e che i ragazzi non riescono né a decifrare, né ad interpretare e tanto meno a gestire in maniera adeguata.

Poter bene coniugare le loro naturali emozioni, sentimenti, paure, gioie può diventare un problema enorme, se non sono preparati a farlo e purtroppo - oggi più di ieri - non lo sono!! Vi è un’enorme necessità di essere educati a confrontarsi e discutere della Dimensione Emotiva perché oggi, alcuni giovani, sono più insicuri, più bisognosi di certezze, più depressi e quindi anche più rabbiosi ed aggressivi se non addirittura violenti.

Ed è proprio dalla giusta ed approfondita lettura di loro questa attuale aggressività/violenza, che si deve partire ed iniziare a dare loro gli strumenti necessari per poter affrontare con più consapevolezza e capacità questo mondo che genera continuamente un deserto emozionale intorno a loro.

Questo mio breve scritto non ha la presunzione di essere esaustivo sull’argomento ma vuole essere uno spunto di profonda riflessione da cui partire.



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