Dott.ssa Laura Tienforti

Dott.ssa Laura Tienforti

Psicologo, Psicoterapeuta

Come posso aiutare mia figlia?

Salve, sono madre di tre figlie adulte (34-29-27 anni) . La figlia 34enne sposata e mamma di una bimba di 4 anni e mezzo e' la mia " spina nel cuore".

Figlia amatissima, e' cresciuta nell'armonia e nella comprensione, seppure dotata di un'indole non facile, in quanto timida, schiva e piuttosto solitaria fin da bimba. Ha poi purtroppo perso x una malattia improvvisa il suo amato papa' (e mio adorato marito) all'eta di 12 anni. Da quel momento il suo rapporto con me e con le sue sorelle, invece che migliorare, x certi versi e' un po peggiorato.
Silenzi ed indifferenza da parte sua. Le sue sorelle ed io non esistiamo. Anche oggi che e' diventata mamma e moglie e' fredda e distaccata. Siamo sempre noi, io da mamma e le altre due mie figlie da sorelle, ad andarle incontro...a cercare la sua presenza....e soprattutto a cercare di dare un senso di continuita' a questa nostra famiglia. Io ho ancora i miei genitori ed i miei suoceri ed abitiamo abbastanza vicini. Adoriamo la bimba, ma lei ce la fa vedere con il contagocce. Io ho il cuore spezzato.....ma la cosa che vorrei capire e': cosa posso fare x lei, mia figlia, affinche' trovi un po di pace??

Sono certa che dietro quel muro c e' la persona sensibile che ho aiutato a crescere con tanto amore.
Grazie.RR

Carissima sig.ra Roberta, la perdita di un padre in età puberale è molto dolorosa e complessa e se non elaborata e sostenuta adeguatamente può causare delle problematiche durante lo sviluppo evolutivo, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti relazionali emotivi ed affettivi. Da quanto Lei descrive sembra che le difficoltà di relazione con Sua figlia primogenita abbiano avuto inizio proprio con la morte di Suo marito. Ora a distanza di molti anni Lei si chiede  cosa può fare per aiutarla. Certamente un aiuto psicologico già al momento del lutto sarebbe stato molto opportuno ma si può fare molto anche adesso basta che Sua figlia lo voglia. Il mio consiglio, quindi, è di provare a parlare con lei con molto tatto e facendole comprendere la Sua sofferenza per l’attuale stato di cose creatosi  in famiglia. Se Sua figlia sarà disponibile al dialogo potrà proporle un impegno reciproco per cercare di modificare i vostri atteggiamenti-comportamenti. Se questo non sarà attuabile, Le consiglio di consultare Lei stessa uno psicologo/a per avere un valido aiuto e riuscire ad accettare, gestire e superare le problematiche interiori legate ai conflitti dell’affettività filiale. Con i miei migliori auguri La saluto cordialmente.   

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