Madre lontana e ossessionata dal mio ex

Buongiorno, sono una ragazza di 28 anni e vivo da sempre un rapporto conflittuale e alterato con i miei genitori. Sono nata fortemente voluta da mio padre, molto meno da mia madre che è ansiosa e poco predisposta ai bambini. Spesso mi ha rinfacciata di essere nata di 7 mesi, non dormire da piccola per le coliche, averla fatta girare ospedali, ecc. Mi ha cresciuta la nonna paterna e la sua morte quando avevo 10 anni mi ha portata a passare tutto il resto della giornata da sola. Ho imparato a cucinare e la prima volta che ho preparato una pasta per mia mamma lei la buttò nella spazzatura "perché non serve che io pensi a lei". Quando le chiesi il permesso di andare in settimana bianca con i miei coetanei lei non ne era felice e, presa dalla rabbia, insieme a molte altre brutte parole, mi disse che mia nonna è morta per colpa mia, perché era malata di cuore e io ero impegnativa. Questa frase mi provocò un dolore immenso che ricordo ancora, non respirai per parecchio. In altre occasioni mi diceva che ero una bestia, un animale, non avevo cuore, penso solo a me stessa e tanto non provo dolore. Dentro di me mi chiedevo sempre "allora perché sto male ora?". Ma non ero in grado di risponderle ero troppo piccola.
i giorni dopo i suoi sfoghi il Mio coping nei suoi confronti era sempre sorriderle, e far finta che non fosse successo niente.
Le maestre sapevano che ero depressa e lo dissero a mia madre che ne parlava con sua madre al telefono. Mi faceva male sapere che lo sapesse e non si avvicinasse a me. Nonostante ho sempre vinto le possibili conseguenze della prematurità mamma non era mai contenta. Mi sono laureata in fisioterapia perché sapevo di dover trovare l'indipendenza per non soffrire più per le sue parole.
A 23 anni sono andata via di casa per "vacanza lavoro" in un paese di montagna. Lei la prese malissimo, perché ho abbandonato lei e faceva pressione coinvolgendo il mio ragazzo che era rimasto lì. Al culmine dello stress lasciai il mio ora ex dopo 8 anni di relazione. Quando stavo per tornare nella mia città ho trovato una nuova persona. Con lui sto bene ma ho evitato per 2 anni di parlare di lui con mia mamma, ancora presa dall'altro ragazzo e per evitare che lei mi rovinasse con le sue cattiverie il modo in cui io potessi vedere questa persona. Grazie a lui ho conosciuto quanto vero può essere un rapporto familiare. Grazie al covid sono ospite sua e dei suoi genitori, che sebbene non è una famiglia perfetta, ho rivisto quanto disinteressato è il rapporto d'amore tra lui e sua madre.
Mia madre insiste ancora oggi di quanto bravo fosse il mio ex, ignora ogni volta quando io le parlo di lui e non vuole conoscerlo né vederlo.

Sinceramente mi sento abbandonata, a 300 km di distanza, come figlia unica e come essere umano. Mi sono costruita una indipendenza ma a costo delle mie radici. Sento che questo mi rende rabbiosa e la depressione che mi accompagna da sempre spesso mi afferra. ogni viaggio di ritorno dai miei, in cui passo qualche giorno con loro, mi sento piangere. Vorrei essere riconosciuta come persona con sentimenti e con una vita e non come un essere che se n è andato per lavorare (di cui ancora vengo rinfacciata per averla abbandonata e lei dice che non mi aiuterà mai perché sono troppo lontana per mia scelta).
Vorrei poter vivere i miei genitori ma allo stesso tempo so che questo non mi è permesso. Ho dovuto scegliere tra la mia sanità mentale e la mia felicità emotiva e completa.
Vorrei un vostro consiglio, Psicologi Italia, probabilmente non si può avere tutto. Come fanno però tanti figli lontani a seguire i propri genitori se dovesse succedere loro qualcosa? Sono tutti così ostracizzanti?
Non so davvero se è un problema solo mio...
Dovrei anche elaborare meglio il rapporto che ho con mia madre che mi genera sofferenza anche al solo pensarlo scoppio a piangere, per questo evito di pensarlo e sembro normale per la maggior parte del tempo ma non credo mi faccia bene ignorare queste ombre.

Buongiorno Sara, lei ha descritto una situazione in cui il conflitto e la tristezza fanno da padroni... i sentimenti cosi diversi tra loro ma allo stesso tempo connessi l'uno con l'altro rispecchiano la tipologia di rapporto sperimentato dove da un lato si viene ancora oggi criticati per una scelta e questo ci rattrista e dall'altro ci vorremmo sentire sempre più indipendenti dal nucleo familiare originario senza risentimento o senso di colpa.

Più che porsi domande su come le altre persone facciano a relazionarsi con i propri genitori e come vivano la condizione di separazione, occorrerebbe concentrarsi su questioni personali irrisolte o comunque interiorizzate disfunzionalmente fino ad oggi.

Il suo racconto potrebbe essere meglio affrontato e gestito all'interno di un setting psicologico.

Le consiglio di provare a mettersi in contatto e prendere un appuntamento con uno psicologo in modo da valutare assieme un eventuale progetto terapeutico.

Un abbraccio

Dott. Marco Andrea Salerno