Perché non sono padrone della mia vita?

Salve. Vorrei cominciare a raccontarmi, ma non so da dove iniziare. Fino ai 13/14 anni ho sempre vissuto una vita tranquilla, monotona e banale per così dire. Quando ho intrapreso il liceo, determinate cose sono cambiate. Premetto che già dalla 2° media usavo il computer per giocare ai videogiochi, evadere dalla realtà e confortarmi del fatto che non avessi amici. Quest'ultimo fattore è dipeso dalla posizione della mia scuola, che si trovava a circa 30 km dal mio paese. Non avere amici mi ha portato ad essere sempre più chiuso con le persone, a fidarmi meno ed essere meno la persona che volevo essere. Questa situazione è continuata fino alla 2° liceo, in cui ho conosciuto due ragazze e sono diventato molto amico con loro. Ho iniziato da qui a fidarmi un po' di più degli altri, a uscire dal sistema chiuso che avevo creato per non stare totalmente da solo. Forse qui ho iniziato a sentirmi più me stesso. Iniziato poi il terzo anno del liceo, conobbi una ragazza su un videogioco. Mi piaceva davvero tanto, ridevamo un casino e ci divertivamo. Però la distanza gioca brutti scherzi. Lei ha conosciuto un ragazzo, io non sono stato abbastanza pronto nel dirle che mi piaceva e tutto è caduto. Qualche mese dopo la caduta, ho conosciuto un'altra ragazza su un videogioco. Mi innamorai seriamente. Le dissi presto che mi piaceva. Provammo a stare insieme, per 6/7 mesi funzionò. I miei non approvavano ovviamente.
Scusate, ho lasciato troppo in disparte il discorso sui miei genitori, però dopo lo spiegherò bene.
Comunque, nonostante la non approvazione, provai a stare insieme con questa persona. Ci vedemmo una sola volta. Tuttavia non potevamo stare insieme, c'era troppa incompatibilità e non provavamo gli stessi sentimenti. Nel frattempo conobbi un'altra ragazza. Stavolta non su un videogioco, ma su un gruppo di WhatsApp. Tutto nacque per caso ma sentii fin da subito una grande attrazione. Sentivo costantemente il bisogno di averla vicina e condividere la mia vita con lei. Lei era già fidanzata, ma entrambi ci piacevamo. Passai mesi di tristezza in cui ero innamorato ma non potevo ancora condividere lo stesso sentimento con lei. Durante la quarta liceo viaggiai in Spagna per un progetto scolastico e conobbi una ragazza finalmente non su un gioco. Ci piacevamo, tanto. Abbiamo iniziato a frequentarci, ma lei non si sentiva ancora pronta per una vera relazione. Io non ho mai voluto correre. Diciamo che non c'è mai stato un vero e proprio errore, solo non c'era la possibilità di proseguire. Nonostante ciò continuammo a sentirci e io provai a dimostrarle che per lei avrei aspettato. Nel frattempo l'altra ragazza che avevo conosciuto sul gruppo di WhatsApp, nonostante fosse ancora fidanzata, aveva preso male ciò che io avevo fatto. Per alcuni mesi non ci sentimmo più e la mia vita continuò come sempre. Poi ci scrivemmo nuovamente e da lì probabilmente nacque tutto. Finalmente eravamo entrambi innamorati e a metà del quarto anno io mi dichiarai, lei lasciò il suo ragazzo perché non voleva più illuderlo e illudersi, così iniziammo una vera relazione. Per Pasqua lei venne da me e potemmo finalmente conoscerci nella realtà. Con lei andò benissimo, ma tra lei e i miei no. I miei non approvarono mai. Fecimo 1 anno insieme, tra litigi normali di coppia, momenti felici e mancanze. Ci vedevamo fortunatamente una volta al mese. Passarono poi alcuni mesi e in seguito a litigi veramente pesanti, io iniziai a non provare più gli stessi sentimenti che avevo provato all'inizio. Nonostante ciò, io ho sempre cercato di essere la stessa persona. Non la illudevo, sia ben chiaro, perché l'amavo. Tuttavia la situazione stava decadendo. Verso ottobre lasciai questa ragazza. Avevo pienamente consapevolezza di ciò che stavo facendo. Avevo provato tanto per lei, ma non vedevo più un futuro. Nel frattempo avevo iniziato l'università, fattore che aveva sicuramente contribuito a staccarmi da lei.
Comunque, dopo esserci lasciati una ragazza che già conoscevo mi si avvicinò sempre più. Ci piacevamo, ma io non mi sentivo ancora pronto. Una sera mi baciò e da lì iniziai a cambiare la mia prospettiva. Tutt'ora siamo già 5 mesi insieme, ci vogliamo bene, ma non riusciamo ad amarci. Io soprattutto non riesco. Non riesco a innamorarmi e non riesco a essere me stesso come lo sono stato con la mia ex. Litighiamo abbastanza spesso, facciamo pace, ma mi sento ogni volta sempre più lontano.
Passo ora a descrivervi il mio rapporto con i miei genitori. Loro non hanno mai approvato le mie relazioni a distanza. Mia madre ha sempre cercato di avere il controllo su di me, sulle mie azioni e decisioni. Tant'è che io ancora oggi mi domando se tutte le decisioni della mia vita siano veramente mie. Per colpa sua sono stato male svariate volte. Ma il periodo in cui sono stato più male è quello in cui stavo con la ragazza conosciuta sul gruppo di WhatsApp. Questo perché mia madre ha sempre messo il naso in mezzo alla mia relazione, ha sempre criticato la persona con cui stavo, ha sempre messo in mezzo la famiglia e si è coinvolta facendomi poi sentire in colpa se un'azione non era "conforme" a ciò che voleva lei. Quasi ogni settimana parlava male della mia (ex) ragazza, della sua famiglia e spingeva i miei amici ad allontanare me da lei. Questo è successo per tutto il periodo in cui sono stato con questa ragazza. Sta succedendo ancora, ma le cose sono molto peggiori. Da quando ho iniziato a frequentare la ragazza che mi si è avvicinata in seguito alla mia defunta relazione, mia madre ha sempre cercato di capire che persona fosse, chiedendo ai miei amici delle informazioni. Nonostante ciò mia madre ha iniziato a criticarla con le sue amiche e con una persona di cui io mi fidavo veramente tanto. Ciò è accaduto fin da subito. Il giorno prima del mio compleanno è stato un inferno, senza parlare del giorno stesso del mio compleanno, perché mia madre è andata a criticare come sempre la ragazza con cui mi frequento. Io volevo andarmene di casa, ma non era la prima volta. Solo che stavolta avevo veramente l'intenzione di farlo. Mi ha fermato poi mio padre, calmandomi. Da quel giorno la situazione è sempre peggio. Mia madre non vuole neanche vedere questa ragazza, non vuole nemmeno che io ci esca e fa di tutto per farmi allontanare da lei. È arrivata a dire che le fa schifo se io la faccio salire in macchina con me e se esco con lei.
Non so più come gestire la mia vita, mi sento oppresso da tutto e io non voglio più stare così.
Sono tante ancora le cose che avrei da dire, ma non riesco a ricordarle tutte perché mi servirebbe un giorno intero per ragionarci sopra. Non ho più una persona con cui confidarmi, perché ha tradito la mia fiducia. Non ho più amici. Mi è rimasta solo la mia ragazza e me stesso.
Per quanto riguarda il discorso università... Sono sempre più convinto che Giurisprudenza non sia la mia strada. Ho scelto io di intraprenderla, ma probabilmente ho sbagliato. Probabilmente sto sbagliando tutto nella mia vita, che non sento più mia da molto tempo. Avrei passioni che vorrei sviluppare, ma non mi sento in grado perché se non facessi l'università i miei non mi farebbero fare altro se non lavorare nell'azienda di famiglia.
Mi sento oppresso, chiuso, sfinito. Tante volte penso a scappare, chiudere con tutti e rifarmi una nuova vita. Nei momenti tristi non riesco più neanche a versare lacrime, perché ne ho già versate troppe. Vorrei solo degli amici di cui posso fidarmi, vorrei sapermi prendere un impegno e rispettarlo, con la consapevolezza che la scelta appartiene a me. Vorrei trovare una persona di cui innamorarmi o magari riuscire a innamorarmi della ragazza che sto frequentando ora. Mi sento così impotente, così sfinito da voler solo smettere di vivere.

Buongiorno, dalle sue parole ritengo che sia da valutare se vi sia un disturbo depressivo. La sua situazione psicologica va sicuramente valutata in quanto non deve incidere sulla sua qualità di vita. Il fatto che abbia trovato il coraggio di scrivere ed affrontare la sofferenza è un buon primo passo che adesso deve essere seguito da una valutazione diagnostica ed eventualmente una terapia. Sono a disposizione

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Dott.Marco Rossi

Psichiatra, Psicoterapeuta - Pavia - Verona - Brescia - Milano

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