Dott.ssa Maria Felice Pacitto

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Dott.ssa Maria Felice Pacitto

Psicologo, Psicoterapeuta

Perché viviamo?

Ciao sono Davide e ho 26 anni, non riesco a spiegarmi perché viviamo... cioè tutte le cose che facciamo mi sembra che non hanno nessun significato perché tanto prima o poi finirà tutto quanto, a che serve impegnarsi, soffrire, farsi il culo per una vita intera per poi morire e lasciare tutto agli altri e così andando avanti per generazioni per poi non sapere neanche che fine ci sarà perché tanto muoriamo e dopo qualche generazione non sapranno neanche chi siamo!

Non sono religioso perché mi sembra fantascienza, credo che una volta che si muore si muore... cioè mi sembra tutto una sofferenza con piccoli e pochi momenti felici, ma anche se fosse al contrario che senso ha se da un giorno all'altro svanisce tutto, che ci stiamo a fare nel mondo, tutti illusi a cercare di fare del meglio, a competere chi è il migliore e a sentirci sempre al centro dell'universo a che pro?

Info su di me: nella vita fino ad ora bene o male mi sono sempre realizzato, difficilmente ma ce l'ho fatta, non ho problemi di soldi per cui niente deriva dal fatto che sono triste, ai lavori e in classe sono sempre stato scelto come leader, ma mi sembra che non è da me, come se ho finto per poter diventare il leader ma alla fine tra me e me non mi piaccio, perché ho dei pensieri da sfigato, ma poi ragionando con la testa trovo la soluzione migliore ma mi affatica eseguirla, perché non mi sembra naturale e mi pesa... quindi tutto ciò a che pro se poi muoriamo e finisce tutto.

Lei affronta uno dei temi fondamentali della vita, se non il tema. Tema squisitamente filosofico. E' vero: la vita non ha senso in sé. Nasciamo dice Heidegger e siamo già orientati alla morte Siamo noi che dobbiamo trovare e costruire il nostro senso personale della vita. E nel farlo riusciamo ad accantonare il pensiero (che può diventare ossessivo) della morte. Sul tema sono state scritte migliaia di pagine da grandi filosofi. Pascal le direbbe di indulgere nei piccoli "diversivi" (lavoro,hobbies, letture ecc...) della vita che ci allontanano dal pensiero della morte. Ma anche grandi psicologi hanno affrontato il tema della morte: a incominciare da Freud e Jung.

Una considerazione: riflettere sulla morte non è un male se tale riflessione è orientata alla vita, cioè ci aiuta a vivere meglio, a interrogarci sul senso esistenziale che vogliamo attribuire al nostro vivere, alle priorità, a ciò che conta veramente per noi. A patto però che la riflessione sulla morte non diventi un rimuginare ossessivo che ci fa morire prima del tempo. In questo caso è bene farsi aiutare da uno psicoterapeuta che abbia anche una formazione filosofica o di indirizzo esistenzialistico. Le suggerisco un mio libro sulla morte i cui può trovare utili indicazioni: L'ingiustizia estrema: Gli Antemorti, perché la morte, perché la sofferenza, perché il male? Ed Alpe

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