Dott.ssa Maria Felice Pacitto

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Dott.ssa Maria Felice Pacitto

Psicologo, Psicoterapeuta

Morte della moglie causa incidente in bicicletta

Sono passati 28 mesi dalla morte di mia moglie, morta dopo 13 mesi di stato vegetativo causa incidente con la bicicletta, eravamo una coppia molto affiatata facevamo tutto assieme. Mi sono dovuto cancellare da tutti i social per non essere bersagliato da donne, sono contento di avere le ceneri di mia moglie in casa così mi sembra di averla vicino, non esco di casa senza salutarla, non riesco a dormire dalla sua parte, un giorno volevo raggiungerla ero in macchina nella rampa di acesso della superstrada arrivava un camion a tutta velocità, mi sono lanciato per passargli davanti così mi prendeva in pieno, ma all'ultimo momento ho sentito la voce della mia Doriana mi ha detto non è il caso pensa a nostro figlio che ha bisogno di te. Mi sento molto stanco mentalmente, scrivo lettere così mi sembra di averla vicino, non pensavo che i suoi fratelli non si sarebbero più visti con tutte le volte che hanno mangiato a casa nostra, scusatemi questo piccolo sfogo non mi vergogno a dire piango ancora adesso quando scrivo e ricordo. Buona giornata Vittorio

La cosa più difficile della vita è accettare la morte, che è l'unico vero dramma della vita. Vita e morte sono due termini implicantisi l'uno nell'altro anche se opposti. La morte fa parte della vita. Esistono i tempi del lutto (l'elaborazione del dolore e della perdita) che aiutano a ritornare progressivamente alla vita, tempi che sono variabili da persona a persona e che dipendono da molteplici fattori: la modalità con cui si è verificata la morte, la qualità del legame con la persona morta, le caratteristiche di personalità di chi ha subito la perdita. Ma con il tempo quasi tutti ritornano a lasciarsi coinvolgere dalla vita perché è scritto nel n ostro DNA. Alcuni impiegano più tempo: a volte ci si sente in colpa per il sopravvivere alla persona cara. Tenere stretti i ricordi è come voler perpetuare la loro esistenza, come dire "vive ancora" . Ma rimanere legati ai ricordi è una delle resistenze più forti al fluire della vita, ricordi che nel suo caso vengono rinforzati dalla presenza delle ceneri di sua moglie in casa. I morti vanno lasciati andare. La vita non ha senso in sé: questo va costruito e trovato. "Il senso può essere trovato a partire da sé, da ciò che si può concretamente costruire e produrre nell'ambito della proprie potenzialità[...] senso dell'esistenza si rivela e si conquista nella concretezza della vita vissuta". Lei ha un compito primario: allevare suo figlio. Ma non può farlo se non si prende cura di se stesso e se non ritorna ad investire in nuovi "oggetti d'amore", come dice Freud. Con il tempo, appunto, grazie al lavoro del lutto, torniamo ad investire nella vita. (Se vuole legga "Lutto e Malinconia"- Freud, "L'ingiustizia estrema. Gli antemorti"-M.F. Pacitto, ed. Alpes)

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Psicologo, Psicoterapeuta - Frosinone

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