Dott.ssa Maria Grazia Antinori

Dott.ssa Maria Grazia Antinori

Psicologa, Psicoterapeuta

Il linguaggio e la parola nella psicoterapia, la talking cure

L’incontro analitico avviene nella stanza d’analisi, uno spazio accogliente ma allo stesso tempo discreto, il paziente si distende sul lettino assumendo una posizione rilassata che facilita la regressione; l’analista si siede alle sue spalle, fuori dal campo visivo. L’unica regola analitica attiva per il paziente è quella delle libere associazioni e del pensiero fluttuante, ossia parlare liberamente, possibilmente senza autocensure, seguendo il flusso spontaneo dei pensieri.

L'analisi si sfolge in una sorta di contenitore psichico e temporale che è il setting, che comprende anche gli accordi condivisi tra i due protagonisti  come tempi ed orari delle sedute, onorario, regolazione delle assenze ecc.. In questa cornice dove l’agire è sospeso, l’aspetto fondamentale della talking cure, la cura con le parole (Freud, 1937), è proprio il linguaggio che paziente ed analista costruiscono insieme. Il senso, il valore, le modalità della comunicazione all’interno del gioco tra transfert e controtransfert, sono l’unica forma di azione in un setting che impone l’astinenza da tutte le altre forme di agito. Con il progredire dell’esperienza analitica che ha oggi più di un secolo, si è sempre più maturata la consapevolezza che l’incontro analitico riguarda lo stare insieme, lo scambio relazionale; quindi anche i silenzi, le emozioni, i sentimenti, le posture, le vicende emozionali e soprattutto l’elaborazione degli affetti. Il nucleo originario della psicoanalisi può dirsi corrispondere al momento in cui si assiste alla messa in parole di un sentire, cioè alla trasformazione dei dati dell’esperienza percettiva in dati del pensiero verbale, in parole.

La psicoterapia è un osservatorio privilegiato dei fenomeno linguistici che normalmente caratterizzano qualsiasi relazione umana. Il linguaggio è profondamente intriso di vita in uno scambio diretto e costante con l'esperienza sensibile, una sorta di sentimento atmosferico sfuggente ma allo stesso tempo influente nell'orientare la ricerca di una rappresentazione in cui si sovrappongono elementi di familiarità ed estraneità in un processo aperto tra interno ed esterno, tra conosciuto ed estraneo. La psicoterapia diventa un tentativo di rappresentare e costituire nel linguaggio, la complessità della nostra esperienza tra vissuti ordinari ed eventi inattesi, trasformando l'inquietudine e l'angoscia in fonti di creatività.

L'analista e il paziente partendo dai loro linguaggi privati, condividono il compito di costruire una lingua comune pur avendo ruoli asimmetrici; l'analista aiuta il paziente a trovare nuove strade e questo può avvenire solo se i due protagonisti dell'incontro analitico, riescono a forgiare e a condividere un linguaggio comune.

Il linguaggio quindi non è semplicemente il mezzo di comunucazione ma assume la posizione del terzo analitico ossia il medium comunicativo e al contempo anche il mezzo attraverso cui l'esperienza prende vita. Per lo psicoanalista Ogden l'arricchimento dell'autoconsapevolezza mediante la simbolizzazione verbale, esprimere con le parole l’esperienza emotiva, è uno degli aspetti più importanti di una positiva esperienza analitica; è fondamentale mettere metaforicamente i sentimenti in parole  anche se questo non è sempre possibile da realizzare.

L’analista lotta con il linguaggio, all’interno della relazione analitica, nel tentativo i dire al paziente qualcosa che è fedele all’esperienza emotiva sia inconscia che conscia. La consapevolezza dei propri stati d’animo è mediata dalle parole, si conosce attraverso le parole, si pensa con le parole. “Fondamentale per un’esperienza analitica che abbia un buon esito è lo sviluppo dell’uso di un linguaggio adeguato al compito di comunicare a se stessi e agli altri qualcosa di quello che uno sente e pensa. Non esiste una forma ideale per il colloquio analitico, al contrario il modo in cui l’analista e l’analizzando parlano uno all’altro è qualcosa che devono inventare per se stessi” (Ogden, 2005, p. 32 [CP1] )

BIBLIOGRAFIA

S. Freud (1937), Costruzione in analisi, OSF(1989), vol. 11, Bollati Boringhieri, Torino.

T.Ogden ,(2005), L'arte della psicoanalisi. Sognare sogni non pensati, Raffaello Cortina editore, Milano, 2008.

 

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