Dott.ssa Maria (Concetta) Pinto

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Dott.ssa Maria (Concetta) Pinto

Psicologa, Psicoterapeuta, Psicoanalista

Come aiutare mio figlio a socializzare con i coetanei

Buongiorno, ho un meraviglioso bambino di 6 anni, dolce, sensibile ed intelligente. È sempre stato un bambino razionalmente molto precoce, ma in difficoltà a relazionarsi ad altri bambini, soprattutto maschi coetanei. Ha iniziato di recente la scuola elementare e, nonostante siano presenti alcuni vecchi compagni della materna, lui fa fatica a fare amicizia e mi sembra solo.

Quando vado a prenderlo lo osservo da fuori e lo vedo spesso solo, appoggiato ad un albero, oppure che gironzola guardando per aria. Dice che gli altri bambini non vogliono giocare con lui. È figlio unico e noi genitori abbiamo sempre giocato molto con lui, ma ultimamente mi sto chiedendo se questa modalità non abbia avuto l'effetto di allontanarlo dagli altri bambini.

Se vede bambini della sua età o più grandi si allontana, mentre cerca di relazionarsi con i bambini più piccoli. Le uniche amicizie che ha stretto un po' sono sempre state con femmine (un po' maschiaccio) o bambini un po' emarginati, l'ultimo arrivato oppure il bambino isolato: un periodo della materna aveva legato molto con un bimbo straniero molto in difficoltà, che non parlava neanche bene l'italiano. Dopo circa un anno quel bimbo si è finalmente inserito, ha iniziato a giocare con gli altri e mio figlio non è più stato suo amico! Come a dire: se non sei emarginato non fai per me!

La cosa in generale mi preoccupa, non vorrei trascurare una difficoltà che potrà peggiorare con l'età, ma neppure esagerare drammatizzando la situazione più del necessario. Ultimamente lui si è accorto che sono interessata a questo aspetto: appena parla con un bambino mi racconta subito di aver fatto amicizia ma se gli chiedo come si chiama, cosa hanno fatto insieme ecc., non sa rispondermi!

Vi ringrazio infinitamente per la risposta

Gentile Signora Angelica,

non penso che si tratti di fare o non fare qualcosa per facilitare la socializzazione, quanto invece di permettere al bambino di parlare della sua esperienza, in un ambiente adeguato, con una persona che sappia ascoltare le sue difficoltà e consentirgli di trovare una svolta ad esse. Potrebbero bastare poche sedute con il bambino, lei e suo marito, in quanto i bambini piccoli non hanno ancora sviluppato una struttura psichica rigida come gli adulti, essa è in via di costituzione. La psicoanalisi si è molto occupata della vita infantile con i suoi momenti critici e le sue fissazioni, a partire da Melanie Klein a Françoise Dolto, per non parlare di contemporanee molto interessanti. L’importante è non patologizzare ma rendersi conto che nella vita ci sono difficoltà che se vengono svolte quando compaiono non si cronicizzano.

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Dott.ssaMaria (Concetta) Pinto

Psicologa, Psicoterapeuta, Psicoanalista - Bari - Vicenza

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