Non riesco ad andare a lavorare causa disturbo d'ansia

Ero in terapia presso uno psicologo cognitivo comportamentale per cercare di uscire dai miei problemi di ansia cronici che ho da circa 10 anni. Purtroppo con il blocco imposto dal coronavirus ad uscire ho praticamente vanificato tutti gli sforzi fatti finora. Avevo timore di uscire anche prima ma ora è diventato anche peggio. Inoltre in questi mesi ero sempre depresso. Non riesco più a recarmi al lavoro, non ci riuscivo neanche prima. Non riesco in nessun modo a risolvere i miei problemi, vivo come un handicappato in casa dei miei genitori. Finora nonostante i numerosi colloqui non sono riuscito a risolvere nessuno dei miei problemi. Vorrei sapere se esistono altri tipi di cure e il loro costo. Non sono ricco non posso permettermi anni di terapie super costose. La mia vita è praticamente finita se non trovo una soluzione definitiva ( no palliativi ) ai miei disturbi. Devo rassegnarmi a viverla come un vegetale in casa?

Grazie.

Gentile utente,
deve esserci molta sofferenza nei suoi pensieri, che coraggiosamente ha deciso di mettere per scritto.
Come le hanno scritto anche i miei colleghi, la situazione di lockdown che abbiamo vissuto ha avuto un impatto più o meno forte su ciascuno di noi. Certamente, per chi già prima dell' emergenza risultava faticoso e sofferente vivere serenamente alcune dinamiche (andare a lavoro, uscire, esplorare il contesto fuori dalle proprie mura), il blocco improvviso è stato un evento di forte risonanza emotiva. Comprendo che, in un momento di grande confusione e timore generale, possa apparirle che gli sforzi, sacrifici, e il lavoro fatto fino ad ora sia stato vano. Un po' come se tutto si fosse messo in pausa. Durante i percorsi terapeutici ci si appropria, piano piano, di strumenti e modalità da utilizzare fuori dalla stanza dello psicologo, per affrontare in maniera indipendente e autonoma la nostra vita. A causa dell'isolamento a cui siamo stati costretti è venuto a mancare, inevitabilmente, la riprova che quanto acquisito in terapia potesse essere utilizzabile al di fuori, in totale autonomia. Appena possibile, ciò che è stato messo in pausa potrà essere riattivato, così come i risultati di tutti i suoi sforzi, anche quelli che a cui diamo poca importanza perchè ci sembrano piccoli piccoli.

Nel leggere il suo racconto mi sono immaginata lei, signor utente, come una candela. Sa, quelle candele che fanno fatica ad accendersi perchè lo stoppino è troppo corto per fungere da miccia.
Potrebbe essere una candela da buttare perchè così, effettivamente, non può essere accesa e diventerebbe quindi un oggetto privato del suo scopo. Si può, altrimenti ,scegliere di fare qualcosa affinchè quella candela torni a svolgere la sua funzione: tirando lo stoppino verso l'alto o rimuovendo uno strato di cera, per esempio.

E' una candela da buttare?
Devo rassegnarmi a viverla come un vegetale in casa?


Credo sia importante quello che pensa lei, quello che desidera lei, ciò che ancora è disposto a fare lei per stare meglio. E le auguro di trovare un percorso che possa aiutarla in questo cammino.
Per poter passare da vedersi rassegnato come un vegetale a ...
lascio la frase incompleta affinchè possa pensare a come vorrebbe vedersi.

Resto a disposizione per consulenze via Skype.


Un caro saluto,

Dott.ssa Martina Cortese