DEPRESSIONE E SUICIDIO

Il suicidio, e la stigmatizzazione dei comportamenti suicidi, sono da migliaia di anni, oggetto di considerazioni diverse nelle varie società e culture. Si tratta di un problema abbastanza diffuso: il tasso di suicidio in Italia nel 2006 era di circa 13,5 abitanti su 100.000. È un atto di tale complessità che nessuna singola teoria può sperare di darne una spiegazione completa. I miti sul suicidio abbondano, e ciò sottolinea ancora di più, se ve ne fosse bisogno, la necessità d’indagare l’argomento mediante ricerche accurate (King A.M. et al.., 2008, p. 263, 265).

L’ideazione suicida ed i pensieri ricorrenti di morte, fanno parte dei sintomi e sono spesso collegati al disturbo depressivo maggiore. È interessante notare che un altro sintomo della stessa sindrome è la mancanza di energia (American Psychiatric Association, 2014, p. 186).

Più volte è stata correlata la depressione a mancanza di energia, di nutrimento vitale. “L’uomo è energia, è fatto di energia, vive di energia, consuma energia e, per vivere in equilibrio, in armonia, per essere forte, in salute e felice, gli è indispensabile alimentarsi di energia” (Spoladore P., 2013, p. 757-758). “Ogni essere vivente è energia e si alimenta dell’energia che assorbe dalla luce, dalla terra, dal mare e dall’aria” (Spoladore P., 2012 p.93). L’energia deriva da ciò che nutre l’essere umano, dalle informazioni che arrivano all’organismo per poi essere elaborate, utilizzate affinché si possano restituire all’ambiente risposte adeguate: i comportamenti. “Ci sono cinque vie per giungere al cervello: la vista, l’udito, il gusto, l’odorato, e la sensazione attraverso la pelle” (Delacato, 1975, p. 63). Se il motore centrale non è ben alimentato non può funzionare in maniera armonica, si deprime.

In questo senso si insiste sull’importanza di avere momenti dedicati ad assumere un’abbondante energia vitale dall’esterno, ad esempio attraverso passeggiate …

È però interessante chiedersi in che modo le informazioni provenienti dall’ambiente, attraverso i canali sensoriali, vengono percepite ed elaborate. Una ricezione disturbata, anomala, del mondo esterno può causare carenze a livello centrale e, quindi, conseguenze importanti a livello comportamentale?

Il dottor Guy Bérard, otorinolaringoiatra che operò in Francia con più di 8.000 pazienti, notò che la qualità della percezione uditiva influenza enormemente il comportamento. Scrisse di “aver osservato, sulla base dell’esperienza clinica con migliaia di casi, che il comportamento dell’essere umano è in gran parte condizionato dal suo modo di sentire” (Bérard, Brockett, 2018, p. 28).

In anni di esperienza, scoprì che tutti i pazienti con depressione e tendenza suicida avevano il medesimo problema nella percezione uditiva, evidenziabile dal profilo uditivo prodotto da un accurato audiogramma. Dopo aver sospettato ciò, lui stesso racconta: “Spaventato da questa scoperta, chiesi ai colleghi di farmi conoscere tutti i loro pazienti con tendenza al suicidio, così potei esaminarne alcuni di essi. Potei farlo con parecchi di questi pazienti – e in ogni audiogramma la stessa curva era presente nell’orecchio sinistro! Da allora, ogni volta che si fa un audiogramma, si cerca sempre di vedere se l’audiogramma corrisponda, in modo identico o approssima­tivamente, a quello che per primo catturò la mia attenzione e che si è dimostrato l’audiogramma dei pazienti con tendenze suicide” (Bérard, Brockett, 2018, p.  64.).

Si tratta della cosiddetta curva 2-8 nell’orecchio sinistro: “Nell’audiogramma tipico del paziente suicida, si vede un’iperacusia a 2000 Hz, una progressiva discesa a 3000, 4000 e 6000 Hz, e poi una rapida risalita a 8000 Hz. È come se la presenza di iperudito alle frequenze 2000 e 8000 Hz o l’impulso prodotto da queste due fre­quenze sia traumatizzante per l’emisfero destro. […] Dal primo giorno in cui si capì che la curva 2-8 a sinistra rappresen­tasse tendenza suicida, si verificò che questo fosse sempre vero, tranne in pochi casi eccezionali. Tutti i pazienti, riguardo ai quali i colleghi riferissero una tendenza suicida, avevano una curva 2-8 più o meno pronunciata nell’orecchio sinistro” (Bérard, Brockett 2018, p.65-66).

Il dottor Bérard ha elaborato un programma di rieducazione uditiva, mirante a risolvere le anomalie, l’AIT Bérard (Auditory Integration Training), che lui illustra con le seguenti parole: “Per restituire la mobilità al gomito, il fisioterapista deve fargli fare movimenti di flessione, di estensione, di rotazione interna ed esterna, forzando progressivamente il gesto, senza traumatizzarlo. Allo stesso modo è necessario fornire all’orecchio suoni che lo facciano lavorare, che siano alternativamente più forti, più lievi, più alti, più bassi, prove­nienti da sinistra e da destra. Ciò deve essere fatto con un’intensità sop­portabile, non aggressiva, ma tuttavia terapeutica. Deve anche esserci un ritmo adeguato: alternare i suoni troppo rapidamente o troppo lentamen­te diminuirebbe l’efficacia della rieducazione. (Bérard, Brockett 2018, p. 100). Il programma è costituito da 20 sessioni d’ascolto, della durata di mezz’ora, distribuite nel corso di dieci giorni consecutivi.

È interessante il fatto che “la correlazione tra tendenza suicida e curva 2-8 è riscontrata nel corso del trattamento. Quando i dieci giorni di programma uditivo sono com­pletati ed il nuovo audiogramma mostra una linea normale con la curva 2-8 totalmente eliminata, il soggetto riprende un comportamento nor­male e la tendenza suicida scompare. Ciò viene confermato dall’esame audiometrico e dai colloqui fatti più avanti nel tempo. Lo stesso risultato clinicamente favorevole viene ottenuto anche se solo una delle due frequenze, 2000 o 8000 Hz, si appiattisce. È difficile rieducare una curva uditiva – cioè eliminare un’area di udito scarso – ma è relativamente facile ridurre l’iperudito a precise frequenze” (Bérard, Brockett 2018, p. 67).

Il dottor Bérard testimonia di aver trattato 233 soggetti con depressione, tendenza suicida: 217 sono guariti dopo il primo ciclo di trattamento; 11 sono guariti dopo 2 o 3 cicli; 4 hanno mostrato insuccesso del trattamento; 1 si è suicidato all’inizio del trattamento (Bérard, Brockett 2018, p. 115).

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (2014), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, trad.it. Biondi M., Raffaello Cortina Editore, Milano.

Bérard G., Brockett S. (2018), Udito uguale comportamento, aggiornato ed ampliato, trad.it. Faberi M., Edizioni del Rosone F.Marasca, Foggia.

Delacato C.H. (1975), Alla scoperta del bambino autistico, trad.it. Dal Maso C., Armando Editore, Roma.

King A.M., Davison G.C., Neale J.M., Johnson S.L. (2008), Psicologia clinica, 3^ed., trad.it. Conti D., Frezza E., Zanichelli Editore S.P.A., Bologna.

Spoladore P. (2013), Innamorati dell’amore, Usiogope srl, Lavis (TN).

Spoladore P. (2012), Non abbiate paura, Usiogope, Lavis (TN).

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Dott.Matteo Faberi

Psicologo - Brescia

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