Dott.ssa Maura Livoli

Dott.ssa Maura Livoli

Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicoanalista, Consulente tecnico

Testimonianza della Vittima adulta

LA  TESTIMONIANZA  DELLA  VITTIMA  ADULTA  IN  REATI  VIOLENTI

Secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza di legittimità “in tema di valutazione della prova testimoniale, a base del libero convincimento del giudice, possono essere poste le dichiarazioni della parte offesa e quelle di un testimone legato da stretti vincoli di parentela con la medesima: ne consegue che la deposizione della persona offesa dal reato , pur se non può essere equiparata a quella del testimone estraneo, può tuttavia da sola essere assunta come fonte di prova, ove sia sottoposta ad un attento controllo di credibilità oggettiva e soggettiva, non richiedendo necessariamente neppure riscontri esterni, quando non sussistano situazioni che inducano a dubitare della sua attendibilità” (Cass. Sez. 3 sent. N. 22848 del 27.03.2003 dep. 23.05.2003 rv 225232).

Alla luce di quanto sopra, quando ci si trova di fronte ad una vittima adulta coinvolta in reati violenti  bisogna esaminare i seguenti aspetti :                                                                                    

1) la consistenza dei fatti,  le caratteristiche   delle dichiarazioni  che devono  contenere elementi di precisione e di chiarezza e lo stesso contenuto deve essere articolato e con particolari suscettibili di verifica;                                                                                                

2) la struttura del racconto deve essere consequenziale con assenza di contraddizioni; 

3) la costanza, cioè la ripetizione coerente nei diversi momenti del processo;                                      

4) il rispetto della verosimiglianza secondo quanto stabilito dalla Cass. Sez. 2 n. 8070, cioè la credibilità del dichiarante in relazione alla personalità, al livello culturale, al suo passato; 

5) l’attendibilità  delle singole  dichiarazioni,  in antitesi  tra loro quelle  di vittima e reo. Nei soggetti  vittime  di violenza,  sfruttamento,  atti  persecutori, maltrattamenti,   ci  si  trova spesso  di fronte ad una  “prova dichiarativa debole”, derivante  proprio dalla vulnerabilità della vittima visto il trauma subito e considerato il fatto che ci potrebbero essere ritorsioni o future minacce.

Il contenuto della testimonianza resta, pertanto, connesso alla modalità di come la vittima ricorda l’evento che ha vissuto, nonché alla decisione di raccontare e quanto raccontare di ciò  che  le  è accaduto. In questo  contesto,  si  inserisce il funzionamento  della memoria umana  che  nella  deposizione che il soggetto  farà, non  potrà mai  presentare una  corri-spondenza  perfetta, cioè  una sovrapposizione  completa  tra  la realtà  e quanto viene espresso.

A tal proposito, bisogna soffermarsi sulla memoria che non è un semplice contenitore in cui si ricercano ricordi, filmati  e quant’altro, ma  essa svolge una funzione  ricostruttiva  attraverso un processo attivo di elaborazione delle informazioni che vengono selezionate e codificate,  attraverso  la pregressa  conoscenza  del   soggetto, sia in modo cosciente (mediante la logica, la coerenza e la chiarezza ), sia in modo inconsapevole (attraverso stati emotivi, stress, contaminazioni provenienti dal mondo esterno,  e  meccanismi  di difesa). Quanto sopra, può alterare la percezione di quanto accaduto. La memoria ha in sé un processo complesso che è costituito dal registro sensoriale, dalla memoria  a  breve termine e dalla memoria a lungo termine. Queste parti svolgono funzioni diverse che si intersecano tra loro: il registro sensoriale (RS) contiene l’informazione proveniente dagli organi di senso e viene trattenuta nel suo formato originale (olfattivo, visivo, uditivo  e tattile) per un tempo brevissimo che va da 500 a 2000 m/s; la memoria a breve termine (MBT) ha una capacità limitata e riesce a trattenere l’informazione per un tempo massimo di circa 30 secondi; la memoria a lungo termine (MLT) si presenta con una capacità spazio-temporale infinita. Pertanto, gli stimoli provenienti dall’esterno vengono percepiti dai sensi e codificati, in modo approssimativo, nel registro sensoriale come tracce mnestiche e ivi trattenuti per pochi istanti. A loro volta, le tracce mnestiche transitano nella memoria a breve termine e qui vengono sottoposte ad una ripetizione continua per consentire alla memoria lavoro di selezionare i dati più importanti, elaborarli ed assegnare loro un significato mediante la conoscenza generale fornita dalla MLT. La memoria lavoro  è responsabile del processo cognitivo che il soggetto effettua nell’attività di comprensione.     

 

 

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