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Dott.ssa Maura Livoli

Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicoanalista, Consulente tecnico

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pazienti psicosomatici e il significato del biofeedback

Il paziente psicosomatico con il Biofeedback inizia, per la prima volta, un dialogo con il proprio corpo prendendo conoscenza del linguaggio corporeo e consapevolezza delle risposte da dare.

Spesso, un messaggio doloroso, viene accantonato, minimizzato, in realtà è un evidente disturbo di funzionamento, “qualche cosa non va”. Il dolore che si sprigiona contiene sempre una serie di modificazioni fisiologiche.

In un paziente “psicosomatico”, l’alterazione della sua emotività, si manifesta, comunemente, con l’ansia che, se non presa nella “giusta considerazione”, può poi diventare “panico”.

La malattia somatica nasce, si sviluppa ed aumenta senza la consapevolezza del paziente.

Il “biofeedback” apre una via di comunicazione tra la coscienza e la parte propriamente “biologica”: infatti, la funzione monitorata inizia a far conoscere il proprio messaggio di dolore, di paura, di eccitazione, di pericolo oppure, di quiete e di rilassamento.

La prima fase del processo terapeutico è data dalla presa di coscienza del linguaggio e delle comunicazioni del proprio corpo. Nel “biofeedback”, molte sono le funzioni che possono pervenire al livello di consapevolezza grazie ad un monitoraggio continuo.

Va ribadito che la funzione fondamentale del biofeedback terapeutico è quella di arrivare al controllo della funzione alterata attraverso l’utilizzo di tecniche di rilassamento. Il controllo di una sola funzione alterata rappresenta la condizione ottimale, anche se, talvolta, si procede con il controllo di due funzioni contemporaneamente.

Nella seconda fase del processo terapeutico, il paziente impara tecniche e strategie mirate per raggiungere il controllo della funzione fisiologica collegata al disturbo psicosomatico, in modo diretto o indiretto.

Nel caso in cui il controllo è sostenuto o causato da uno stato di ansia, che si manifesta in modo diffuso, il controllo richiede - tecniche di rilassamento profondo - che si ottiene monitorando e controllando in BFD il tono muscolare del soggetto che effettua esercizi di rilassamento facilitati dalla consapevolezza dello stato di tensione muscolare.

L’effetto terapeutico psicosomatico, in questo caso, è di tipo indiretto, in quanto non si interviene direttamente sulla funzione fisiologica alterata (ad esempio: la motilità duodenale nel caso di ulcera, o la tachicardia da stress).

Quest’ultimo tipo di “tecniche indirette” è quello attualmente più utilizzato nelle terapie psicosomatiche in BFD.

La differenza tra le tecniche indirette e dirette è che nelle prime “il paziente ascolta la voce della sua ansia”, nelle seconde “il paziente ascolta la voce dei suoi organi”.

Per concludere, bisogna ricordare che il Biofeedback deriva dagli studi diretti sull’apprendimento delle risposte pulsionali (viscerali) e ghiandolari.

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