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Dott.ssa Maura Livoli

Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicoanalista, Consulente tecnico

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Che cos'è l'empatia?

                                                                                      

L'empatia si potrebbe definire il linguaggio del cuore, più precisamente, la capacità di capire le emozioni altrui. Un fatto comune, credo accaduto almeno una volta, é quello di provare un brivido di fronte ad un tono di voce o ad uno sguardo senza riuscire a comprenderne il motivo, o ancora il desiderio di aiutare una persona ad entrare in sintonia con le proprie emozioni, senza neanche conoscerle o conoscerle poco.

La risposta data é stata quella: "é causa della chimica, i noti ferormoni".

Sono queste le modalità con cui si manifesta l'empatia che consente - grazie ad una disponibilità interiore che si presta ad un ascolto dell'altro - di captare i segnali emotivi.

Mentre la "simpatia" é un processo mentale che consente di capire ciò che pensa l'altro, pur avendo degli atteggiamenti ostili, l'empatia va più a fondo.

Riuscire a comprendere il linguaggio affettivo degli altri scaturisce da due atteggiamenti di base: l'autocontrollo e la coscienza di sè. In realtà, se non si possiede la capacita di capire e manifestare le nostre emozioni é quasi impossibile cogliere i sentimenti e le emozioni altrui.

Spesso, é molto difficile esprimere verbalmente ciò che si sente e, in questo caso, ci viene in aiuto il linguaggio del corpo: l'espressione con gli occhi, i gesti, la postura, il tono della voce.

Esistono, secondo una classificazione comune, quattro tipi di empatia:

1) "l'empatia affettiva", che si basa sulla emotività personale, sul senso di compassione e di affetto nei confronti degli altri in situazioni di conflitto o negative;

2) "l'empatia immaginativa" che é quella in cui ci si identifica con personaggi noti della letteratura, del cinema o della storia di cui si viene a conoscenza;

3) "l'empatia realista" che é quella in cui si riesce a mettersi al posto degli altri senza farsi coinvolgere dalle emozioni, osservando la realtà senza immedesimarsi in una risposta data dalla dimensione affettiva;

4) "l'empatia reattiva" che è quella in cui non si accolgono le esperienze negative degli altri manifestando uno stato di fastidio, di ansia o di malessere vero e proprio.

Alcuni studi condotti da Daniel Goleman hanno dimostrato che la trascuratezza emozionale verso i figli crea un'empatia inopportuna e, laddove esiste l'abuso emozionale (rimproveri inadeguati, umiliazioni, minacce ecc.) si struttura una dipendenza affettiva dagli altri ed una ipersensibilità che può essere distruttiva o addirittura autodistruggere.

In realtà, alla base del "feeling" per sviluppare l'empatia sana deve esserci un atteggiamento aperto con disponibilità all'ascolto senza interrompere l'altro all'improvviso, l'eliminazione di idee preconcette, la sincerità e l'autenticità (essere se stessi).

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