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Dott.ssa Maura Livoli

Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicoanalista, Consulente tecnico

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Il significato dell'aggressività secondo la concezione freudiana

L'aggressività secondo il modello psicoanalitico                                                             Esistono molte differenze che riguardano non solo aspetti marginali dell'aggressività, ma la definizione stessa di essa. Pertanto, parlare di una concezione psicoanalitica dell'aggressività significa fare riferimento ad una varietà di concezioni e di definizioni, relativamente sia all'origine di questa, sia alla funzione vera e propria del comportamento aggressivo nella dinamica psicologica in genere. Freud, inizialmente, si soffermò poco sull'aggressività considerando l'essere umano dominato da due forze fondamentali: pulsioni sessuali e pulsioni di autoconservazione. In questa ottica, l'aggressività rimaneva legata alla pulsione sessuale, di cui costituiva un aspetto.

Analogamente, egli la considerò come una manifestazione dell'Io, volta all'autoconservazione. Pertanto, sulla base della sua esperienza clinica ipotizzò che l'aggressività potesse costituire la "reazione primordiale" alla frustrazione. Egli, nel corso dei suoi studi, evidenziò il rapporto tra manifestazioni aggressive e stato di frustrazione, spiegando quest'ultimo come stato psicologico di insoddisfazione, di irritazione o di delusione provocato dall'impedimento o dall'interruzione di un atto tendente a soddisfare un bisogno dell'individuo.

La reazione conseguenziale al blocco di un impulso istintivo creerebbe uno scoppio di aggressività rivolto contro la persona o l'oggetto vissuto come fonte di interferenza. Successivamente, Freud assunse una posizione differente che portò alla formulazione di una ipotesi di "istinto di morte". Il fine di tale istinto é la distruzione dell'individuo stesso e, la sua manifestazione é alla base delle tendenze masochistiche. Secondo questa formulazione teorica l'aggressività esterna sarebbe la proiezione all'esterno dell'istinto di auto-distruzione e non una reazione alla frustrazione.

Quindi, il comportamento aggressivo si deve considerare la manifestazione di un preciso " moto pulsionale" che ha come scopo la distruzione. L'uomo nell'aggressività distruttiva non é consapevole dei suoi motivi, in quanto essa sta sotto il dominio ed il controllo dell'Io , mentre la distruttivitá non lo é. Essa non presenta conflitti, mentre la distruttivitá é proprio generata da un conflitto. La prima formulazione del concetto di "aggressività" in Freud fu presto ripresa e sviluppata da alcuni psicologi behavioristi come Miller e Dollard con l'intento di conciliare i concetti relativi alla teoria dell'apprendimento con quelli della psicoanalisi, affermando, alla fine, che essa é una risposta "appresa", in quanto l'uomo apprende "in primis" la repressione ed il controllo delle proprie reazioni apertamente aggressive. Essi sostennero che "queste tendenze non vengono completamente eliminate, ma possono essere momentaneamente controllate, ritardate, mascherate, dislocate o comunque, deviate dal loro fine logico e immediato". Molte sono le teorie successive alla concezione freudiana.

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