Dott.ssa Michela Arnò

Dott.ssa Michela Arnò

Psicologa Psicoterapeuta

Come comportarsi con compagno bipolare, padre di mia figlia?

Buongiorno a tutti.
Mi rivolgo a voi perché sono disperata e non so più come comportarmi con il padre di mia figlia. Spero davvero tanto che voi possiate consigliarmi al meglio.
È quasi dall'inizio della nostra storia che lui dopo un periodo di tempo decide che è meglio chiudere e se ne va (messi insieme nel 2012, da fine 2013 ci sono state diverse separazioni). Ogni volta però, dopo due-tre mesi, torna in lacrime perché ha capito quali sono stati i nostri/suoi errori e vuole rimediare. Io ho capito solo l'anno scorso che è fortemente probabile che soffra di bipolarismo (come sua zia e ancora prima la sua bisnonna), sua madre è d'accordo con me. Ogni volta che tornava, io accettavo di provare a ricostruire la nostra storia su delle buone basi. Nel 2015 è nata nostra figlia, quindi il desiderio di risolvere i problemi è stato sempre più urgente. Allo stesso tempo, ignara del bipolarismo, pensavo avessimo dei problemi da genitori ai quali si aggiungevano i nostri problemi di coppia (vecchie cose non affrontate come si doveva). Purtroppo ci sono stati pure episodi di violenza, l'ultimo nel 2017 quando abbiamo deciso di seguire una terapia con un'assistente sociale. Questo ci ha aiutato a risolvere vecchi problemi nostri, la violenza è terminata, lui riusciva a controllarsi ma la terapia non ha aiutato lui su questa instabilità. Nell'estate di quello stesso anno se ne andò a vivere in un altro appartamento di famiglia (prima separazione dalla nascita di nostra figlia) e tornò due mesi dopo. 7 mesi dopo ripartì (aprile 2018) e tornò tre mesi dopo. A quel punto, mi rendevo conto che dovevo fare attenzione e non gli permisi di tornare a vivere con noi a casa. Rimanendo quindi nel suo appartamento, le stesse cose continuarono a ripetersi fino a marzo di quest'anno quando più deciso rispetto ai mesi passati, tornò in uno stato che mi preoccupò. Era tristissimo, molto giù, aveva appreso che io stavo con un'altra persona e non voleva perdermi. Come sempre mi disse che ama solo me, che non riesce a stare con un'altra donna, che è dispiaciuto per tutto quello che mi ha fatto passare. Io gli credo. Questa volta aggiunse che cercherà di anticipare questi periodi di "distruzione" e andrà da uno psicologo. Ci ritrovammo quindi durante la quarantena, tornò a vivere a casa per due mesi. Il primo mese di adattamento non fu facile, erano due anni che non vivevamo più insieme. Poi trovammo un equilibrio e andava tutto bene. Arrivò poi una litigata, gli suggerii di fare una terapia di coppia ma niente, ormai aveva deciso di partire di nuovo. Quando se ne va è tranquillo, fermo sulla sua decisione che crede sia la più giusta. Poi, qualche mese dopo ritorna.
Il rapporto tra me e la sua famiglia, durante tutto questo tempo, da che era buono è peggiorato fino a non parlarci più. Dall'inizio di quest'anno i rapporti sono ripresi, uno dei fattori che ha anche incitato lui a tornare da me. Dopo quest'ultima partenza domenica 7 giugno, i suoi genitori sono venuti da me e ho parlato un bel po' con sua mamma, la quale mi ha detto che dei tre figli è quello che capisce meno. Mi ha detto che in questa situazione sono io ad avere il potere di cambiare le cose. Mi sono ripromessa di non lasciarlo più tornare se non avrà iniziato una terapia, non sarà andato da uno psicologo che gli avrà diagnosticato o meno un disturbo. Ogni volta io rispetto la sua decisione, non lo cercò più. Credete che questo mio atteggiamento sia giusto? Ho letto su un sito che non bisogna lasciare queste persone sole in questi momenti. Io non so cosa fare. Lui è cosciente di avere un problema d’instabilità. Quando per la prima volta gli parlai del bipolarismo se la prese a morte. Poi quando sua madre qualche mese dopo gli disse la stessa cosa, cominciò a prendere seriamente in considerazione la cosa. Dopo aver fatto delle ricerche, lui è arrivato alla conclusione di avere i problemi che hanno i super dotati (non so se è questo il termine). Leggendo, effettivamente, somiglia al bipolarismo. Lui però si deresponsabilizza e dice di essere così e non poterci fare niente. Da una parte è vero, però se si vuole stare insieme, lui deve imparare a gestire quei momenti in cui decide di chiudere il nostro rapporto d’amore. Perché quello c’è ed è forte, ragione per cui ogni volta ci ricasco.
Con nostra figlia ha un bellissimo rapporto, è molto legato a lei e se ne occupa bene, è un bravo padre. Per quanto riguarda lui, fin dall’università è stato sempre instabile, ha spesso cambiato gli studi. Da quando ha iniziato a lavorare è stato pure instabile, a volte poteva lasciare un lavoro senza arrivare al termine del contratto. Ha passato il concorso d’insegnamento (francese) ma non è andato agli orali perché non voleva fare questo mestiere. Oggi insegna francese nel privato part-time, lavora nell’enoteca di famiglia (vendita online, pochi contatti con clientela) e dipinge (vende i suoi quadri). Dall’anno scorso suona con un gruppo di amici e questo gli porta soddisfazioni. Allo stesso tempo però ha ripreso a fumare le canne. Aveva smesso completamente perché sentiva che gli faceva male. Ora in più ha disturbi del sonno, come la madre, però lui fa fatica ad addormentarsi, ci mette delle ore. È sempre stato cosi ma ora è peggiorato. Fa a volte sogni apocalittici e questo fin dall’inizio della nostra storia. Guarda con preoccupazione al mondo d’oggi e quando c’è stata la quarantena sentiva che voleva assolutamente stare insieme a noi.
Lui è francese, nel 2013 abbiamo deciso di venire qui dall’Italia perché lui non riusciva a trovare lavoro. Da allora sono rimasta qui, in Borgogna, pieno centro della Francia e lontana dai miei cari. Ho dovuto riprendere gli studi per passare il concorso d’insegnamento. Quest’anno finalmente ho passato gli scritti e con il Coronavirus hanno annullato gli orali e sono in attesa della graduatoria (ammissione, orali dopo stage di un anno). Se apparirò nella graduatoria dovrò scegliere dove insegnare. Con tutti questi problemi e con il fatto che andare fino a casa dei miei in Italia (6 volte l’anno, ad ogni vacanza scolastica francese) mi obblighi a fare 9 ore di macchina (solo andata) da sola con mia figlia, mi spinge a scegliere di andare ad insegnare verso Grenoble. Fino ad ora ho scelto quello che era meglio per nostra figlia ma ho dovuto affrontare una brutta depressione. Avendo un lavoro precario qui da quando sono arrivata, non ho potuto consolidare delle amicizie. I problemi con Etienne, il padre di mia figlia, poi non hanno giovato nelle buone amicizie che mi ero creata.
Nel 2017-2018 ho lavorato per un’impresa privata che mi offriva un contratto a tempo indeterminato. In quest’occasione lui è arrivato a regalarmi un anello di fidanzamento, (non siamo sposati). Nel febbraio del 2018 io però ho capito che preferivo il mestiere d’insegnante anche perché mi permetteva di tornare più spesso in Italia. Due mesi dopo se n’è andato di casa. Vi dico pure questo perché cerco di capire il ruolo che hanno nella nostra storia i suoi desideri e il bipolarismo o quello che è. Lui sa che io soffro di stare lontano da casa ma allo stesso tempo non gli va di venire sempre in Italia, anzi, la voglia diminuisce sempre di più. Mette avanti i suoi desideri trascurando me.
Ho cercato di sintetizzare come ho potuto, spero che sia abbastanza chiaro.
Vi ringrazio per avermi dedicato il vostro tempo.

Gentile Jael,

Purtroppo non è possibile, né eticamente corretto, fare una diagnosi di bipolarismo da un’e-mail e da un racconto riferito senza aver mai né visto né somministrato dei test psicodiagnostici al diretto interessato. Riferisce nella sua e-mail di aver capito solo l’anno scorso dal 2012 che il suo compagno molto probabilmente soffre di bipolarismo: da cosa lo deduce? Il fatto che ci sia una presunta familiarità non è un elemento sufficiente, malgrado parte della letteratura scientifica riporti che il fattore genetico sia per il 40% predisponente alla malattia. Rimane pur sempre un 60% di casi in cui la malattia non si sviluppa. Dall’intermittenza dei comportamenti di suo marito possono essere formulate diverse ipotesi, non solo quella del disturbo bipolare.

Inoltre non va trascurato l’uso delle sostanze psicotrope (cannabis), che hanno una fortissima influenza sull’umore, sull’irrequietezza e sull’irritabilità.

Quello che però mi sento di consigliarle è anche capire come mai lei sembri essere così dipendente da una relazione che, a giudicare da come la descrive, è distruttiva ed inaffidabile. Non si possono costringere le persone a cambiare, né a cercare aiuto per curarsi. Possiamo invece provare a vedere se abbiamo voglia di cambiare noi, per non rimanere sempre in balia dei comportamenti degli altri. Forse potrebbe aiutarla un percorso personale che la aiuti a capire meglio se stessa, ancor prima di cercare di capire cosa possa avere lui.

Spero di averla invitata a riflettere, a volte la soluzione che stavamo cercando non è sempre quella che avevamo in mente.

Un caro saluto,

Dott.ssa Michela Arnò

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