Dott.ssa Milena Spinato

Dott.ssa Milena Spinato

psicologo, psicoterapeuta, psicotraumatologo - e.m.d.r

LA TEORIA POLIVAGALE e LA TEORIA DEI TRE CERVELLI: come il nostro cervello risponde allo stress e ai traumi

Nella mia pratica clinica incontro a volte persone che riportano una storia traumatica anche con abusi, sia nell’infanzia che nell’età adulta. La cosa che più mi sorprende è come sia necessario, nei primi incontri, aiutare il paziente a comprendere cos’è un evento traumatico: cosa succede nel nostro corpo e nel nostro cervello.

Molto spesso la spiegazione neurofisiologica e neuroscientifica aiuta la persona a comprendere la propria reazione, l’impossibilità di bloccarla o controllarla ma soprattutto a diminuire il senso di colpa e di vergogna.

Ammetto che non sempre è semplice riassumere in un’ora ciò che la scienza è riuscita a dimostrare, quindi ho pensato che riportare in modo sintetico ed esaustivo questi meccanismi possa aiutare in primis me a spiegarlo in modo più chiaro, ma anche chi ha vissuto eventi altamente stressanti e traumatici a comprendere che le reazioni del nostro cervello e del nostro corpo sono azioni di sopravvivenza fisica.

LA TEORIA POLIVAGALE

Iniziamo con un termine particolarmente difficile ma essenziale: La teoria Polivagale. In poche parole sarebbe l’organizzazione in modo evolutivamente ordinata del genere umano come fattore abilitante del comportamento sociale. Sono tre circuiti (che spiegherò successivamente) che attivano il nostro corpo in modo involontario in diverse situazioni : pericolo, sicurezza o minaccia (Sistema Nervoso Autonomo).

Questa immagine semplicemente raffigura il sistema nervoso autonomo, dividendolo nei suoi due “canali” SIMPATICO E PARASIMPATICO. Quello Simpatico ha un ruolo di attivazione delle funzioni corporee, ovvero attacco e fuga, evitamento attivo e l’attivazione dell’adrenalina e noradrenalina. Il Parasimpatico invece ha la funzione del ripristino delle energie e si attiva attraverso il nervo vago, questo nervo facilita tutte quelle funzioni del rilassamento corporeo come la digestione, il riposo ma anche la socializzazione e l’attaccamento.; inibisce quindi le reazioni di attacco e difesa, come l’antagonista del sistema simpatico. In alcuni casi però può disattivare le funzioni corporee in situazioni di pericolo, ma questo lo vedrete meglio successivamente.

Il sistema Para simpatico è costituito dal nervo vago che ha due vie: la via Vago Ventrale e Vago Dorsale. Il primo regola gli organi sopra il diaframma (cuore e polmoni) e supporta le interazioni sociali, il coinvolgimento emotivo e la comunicazione, mentre il secondo gestisce le funzioni degli organi sotto il diaframma (come stomaco e intestino) e si attiva in caso di minaccia estrema, portando a risposte di "spegnimento" come l'immobilizzazione e il collasso.

Quindi abbiamo tre stadi filogenetici del nostro sistema nervoso autonomo:

il più antico che è il sistema dorsovagale che attiva i comportamenti di immobilizzazione, spegnimento, dissociazione, morte apparente;

quello meno antico  che è il sistema nervoso simpatico che attiva i comportamenti di attacco e fuga

ed infine quello più evoluto che è il sistema ventro vagale che è tipico dei mammiferi evoluti e facilita la socializzazione e la comunicazione. Inibiscono quindi la reazione della minaccia.

 

La teoria Polivagale è essenziale per comprendere le reazioni della nostra mente e del nostro corpo non solo come conseguenza di un evento traumatico ma anche e soprattutto come conseguenza di un evento neutro che riattiva in noi un evento traumatico passato non elaborato (trigger).

Questi sistemi polivagali hanno un ordine genealogico dove il più evoluto dovrebbe coordinare e controllare quelli meno evoluti: ovvero il sistema ventrovagale dovrebbe controllare il sistema simpatico che a sua volta controllerà quello dorsovagale.

In pratica per poter socializzare e comunicare il sistema ventrovagale dovrà inibire le reazioni emotive di attacco e fuga  del sistema simpatico, che a sua volta dovrà inibire le reazioni di freezing e immobilizzazione del sistema dorsovagale.

Basta che uno dei due sistemi più evoluti non funzioni perché vi sia un cortocircuito del sistema di attaccamento e di equilibrio psichico; e questo capita in situazioni di elevato stress quali i disturbi post traumatici dove può avvenire la cosiddetta morte simulata o blocco (come nei rettili).

Ovviamente ognuno ha una propria tolleranza allo stress ed agli eventi traumatici; l’ evento stesso può dare reazioni diverse per ogni persona. Questo può dipendere dalla sua storia personale, se quell’ evento riattiva eventi passati, oppure dalla sua finestra di tollerazione che ben è stata descritta da Sigel nel 1999.

Come si può vedere dal disegno, ciò che rimane dentro la nostra finestra di tolleranza viene gestito dal nostro sistema e dal nostro cervello rimanendo in una situazione di socializzazione, comunicazione e sicurezza.

Se dovessimo uscire da quella finestra le nostre attivazioni possono avere due modalità del tutto opposte, ovvero:

Iperattivazione che si riferisce alla reazione di attacco-fuga (sistema limbico) con possibili attacchi di panico. In questo caso la corteccia prefrontale (addetta al controllo delle nostre reazioni ed emozioni) si scollega dalle strutture sottocorticali non controllando l’attivazione;

Ipoattivazione che si riferisce alla reazione di freezing, disperazione , impotenza (sistema rettiliano). In questo caso tutti i sistemi sono scollegati, sia quello vagale che simpatico, il controllo è perso e non vi saranno nemmeno le reazioni di attacco fuga.

Tutte queste reazioni però hanno un unico scopo (anche il freezing) ovvero la sopravvivenza.

 

Ora proverò a spiegarvi meglio quello che ho descritto con un esempio pratico.

Immaginate di essere in un bar o in un ristorante, stata mangiando, parlando, comunicando; vi sentite al sicuro e rilassati. La vostra neo corteccia è attiva e controlla le parti sottocorticali, ovvero quella limbica e quella rettiliana. Il sistema simpatico e dorsovagale sono “disattivati” a favore del sistema vagale, perché non avete sensazioni di pericolo o paura di morire.

Ora immaginate di uscire dal ristorante e camminare in una strada buia e solitaria. Probabilmente sarete comunque tranquilli, oppure sentirete il bisogno di attivare la vostra attenzione e quindi di guardarvi intorno, aumentare il passo, aumentare il battito cardiaco. La neocorteccia è ancora controllante ma si sta attivando il sistema limbico che vi consiglia di muovervi, solo che la sua attivazione è molto bassa.

Ora notate una persona che vi insegue e purtroppo vi ferma per aggredirvi. Ecco in questo caso la parte prefrontale perderà potere per attivare di più il sistema limbico dell’attacco e fuga (il sistema limbico è il computer emotivo del nostro cerello). O cercherete di scappare oppure, se sarete in grado, di difendervi o di attaccare. Se sarà sufficiente questo allora avrete attivato un sistema di difesa più evoluto e vi siete protetti. Non avrete sintomi dissociativi e probabilmente non avrete un disturbo post traumatico.

Immaginate invece che non possiate né attaccare e nemmeno scappare, siete bloccati, immobili senza possibilità di modificare la situazione. Allora nemmeno la vostra parte limbica è riuscita ad aiutarvi e prenderà il sopravvento la parte rettiliana e la dorsovagale. Sentirete di non avere il controllo del vostro corpo, di esser bloccati, non potrete urlare, vi vedrete fuori dal corpo, oppure potreste svenire (freezing, feigned death). In questo caso il senso di impotenza e la completa evoluzione dell’atto traumatico comporterà un disturbo post traumatico, dissociazioni, flashback e disturbi somatici.

Voi siete fisicamente sopravvissuti grazie all’attivazione dell’area rettiliana, ma con delle conseguenze psichiche. Questo viene spesso riportato da chi è vittima di una violenza sessuale e non è riuscita a difendersi perché il corpo era paralizzato e non aveva il controllo mentale della situazione.

In questo caso però succede qualcosa di importante da conoscere, ovvero la riattivazione (trigger) di un evento traumatico (target) anche in una situazione neutrale.

Il vostro cervello ha registrato questa modalità di risposta per sopravvivere ad un’aggressione o violenza, e quindi la riattiverà ogni volta che nella vostra quotidianità qualcosa o qualcuno gli riporterà anche parzialmente la traccia mnemonica e\o emotiva (una persona che cammina dietro di voi velocemente, una persona che si avvicina di sera, una persona che alza la voce…)

Ecco come mai eventi neutrali per alcune persone possono provocare reazioni fisiche ed emotive estreme.

Ora immaginate come eventi traumatici, ripetuti, ancor di più dalle figure di accudimento, dovessero avvenire nell’infanzia, dove la corteccia prefrontale non ha avuto un sufficiente sviluppo e la parte emotiva è la principale fonte di comunicazione insieme a quella rettiliana. Ovviamente lascerà segni molto evidenti nell’adulto futuro in gran parte della sua vita, dal lavoro alle relazioni.

Per farvi capir come può esser incisivo un evento relazionale traumatico ripetuto vi posso portare come esempio la teoria dei 20 minuti nei lattanti.

E’ stato riscontrato come un bambino di poche settimana, lasciato piangere per 20 minuti, in maniera automatica si  attivi il sistema dorsovagale, andando in ipoattivazione, ovvero freezing, dato che la difesa limbica-simpatica non ha funzionato. Imparerà che ogni volta che sentirà fame, malesseri o situazioni sgradevoli la sua unica difesa sarà quella dorsovagale.

In questo caso sarebbe importante comprendere cosa sono I SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERNI, importanti per comprendere l’attaccamento, ma lo farò in un successivo articolo.

Per approfondire uno strumento clinico maggiormente conosciuto per l’elaborazione dei traumi vi invito a leggere un articolo che scrissi diverso tempo fa : Emdr: come funziona? ce lo dicono le neuroscienze.

https://www.psicologi-italia.it/psicologo/milena-spinato/web/articolo-1874.html

29 ottobre 2025

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