Problemi di integrazione con i compagni di classe

Salve, il figlio di mia moglie ha 13 anni e da quasi due anni si è trasferito in Italia con la madre da un paese del Sud America. Ha iniziato a frequentare la prima media con buoni risultati scolastici ma purtroppo con problemi di integrazione con i compagni di classe. All'inizio sembrava fosse stato accolto bene, ma dopo pochi mesi abbiamo assistito ad un progressivo isolamento da parte dei compagni di classe fino ad arrivare ai pugni nella pancia e prese in giro. A quel punto stanchi di sopportare abbiamo fatto presente quanto successo alla scuola, sono stati chiamati i genitori di alcuni compagni di classe, alcuni hanno portato la cosa nelle loro famiglie, altri ci sono venuti a cercare chiedendo un confronto tra i ragazzi. Quest'anno, in seconda media, le cose non sono andate di nuovo bene, non siamo arrivati alle violenze fisiche, ma l'isolamento è stato più subdolo, probabilmente nostro figlio è passato per uno “spione“ e così siamo passati all'esclusione ( quando i compagni di classe hanno organizzato un'uscita dopo la scuola non lo hanno chiamato mai ), a volte lo hanno preso in giro. Fatto sta che non ha legato con quasi nessuno, un paio di compagni di scuola sono venuti a casa nostra qualche volta, ma poi quando i due o tre “leader“ della classe hanno organizzato qualcosa, loro gli sono andati dietro e non hanno chiamato nostro figlio, in definitiva nostro figlio non ha amici, gioca solo con la playstation va a scuola mal volentieri e dice spesso che vuole tornare nel suo paese di origine, che quella scuola è piena di gente negativa ( per usare un termine soft ), che l'Italia è un paese brutto ( altro termine soft )incolpando la madre di averlo portato in Italia. Abbiamo parlato con uno psicologo della scuola, il quale ha pensato ad un paio di strategie per integrarlo maggiormente: gruppi di studio sia a scuola che extra scuola, fargli frequentare un corso di musica dove può incontrare altri ragazzi che non frequentano la sua scuola, però non ci sono stati risultati, i due compagni che sono venuti a casa, come detto, poi si adeguano al gruppo e non lo hanno chiamato e per quanto riguarda il corso di musica, tutto finisce lì senza conseguenze positive. Abbiamo provato a iscriverlo a basket ma dopo un primo interesse ha rinunciato a frequentare il corso. Sembra si stia chiudendo in se stesso e che non voglia provare a fare altre amicizie, nel timore forse di rivivere il rifiuto. Siamo molto preoccupati per la sua integrazione e perciò stiamo pensando ad una nuova scuola, nel particolare una scuola media dei Salesiani dove dovrebbe essere più seguito sia dal punto di vista scolastico che dal punto di vista umano e si dovrebbe più curare la socializzazione. Siamo però nel dubbio perché da una parte abbiamo una situazione negativa ma almeno già conosciuta, dall'altra una situazione non conosciuta che potrebbe essere migliore ma solo il tempo potrebbe confermarcelo. Mi chiedo, è una cosa buona cambiare scuola e iniziare una terza media dove ci sarà già un certo equilibrio, con un gruppo già formato, con dei “ruoli“ già stabiliti ? Grazie

Buonasera Alessandro,

non posso rispondere alla sua domanda, dovrebbero essere presi in considerazione molti fattori sia interni che legati al sistema scuola. Il ragazzo, oltre alle violenze fisiche e psicologiche subite, però sembra voler comunicare la propria opposizione al trasferimento. Credo che sarebbe molto importante che veniste seguiti, come famiglia, da un professionista, state vivendo un grande cambiamento, ognuno nel proprio ruolo, ma il ragazzo è l'unico che non lo ha scelto ma subito. Inoltre un percorso di psicoterapia individuale potrà aiutarlo ad elaborare il cambiamento e rafforzarsi nelle capacità relazionali.

Per quanto riguarda la scelta imminente le consiglio di consultare lo psicologo scolastico e le insegnanti.

Saluti