Dott.ssa Paola Scalco

Dott.ssa Paola Scalco

psicologo, psicoterapeuta, sessuologo

Come farsi accettare dai coetanei

Salve, sono la madre di un ragazzo di 20 anni, è a causa di una patologia mi figlio si è isolato, o per meglio dire lo hanno isolato prima a scuola poi gli amici. Questo fatto lo ha fatto sempre soffrire, lo ha portato al punto di farlo sentire non amato da nessuno, come dice lui " io sono trasparente, nessuno vuole avere a che fare con me" ho girato diversi psicologi, ospedali, sia per il la sua patologia sia per il suo stato d'animo. Sono veramente stanca non so come fare, sono una madre sola, perchè nonostante sia stata sposata con il padre di mio figlio, lui non è mai stato presente, a tal punto che ho finalmente deciso di lasciarlo. Soffro molto nel vedere mio figlio in questo stato, non so come aiutalo, mi sono persino trasferita in una città più grande perche lui si sentiva bullizzato in paese. So benissimo, che ci sono casi più gravi del mio, ma vi prego ci terrei veramente tanto se qualcuno di voi mi desse una mano un parere .... un suggerimento, Mi sento veramente abbandonata da tutti. Tutti i psicologi gli dicono devi fare amicizie, ma come? se ha paura di non piacere agli altri?

Gentile Signora,

a mio avviso sarebbe opportuno partire da un cambiamento di prospettiva: nulla o poco possiamo fare per modificare il comportamento e gli atteggiamenti altrui, ma molto di più possiamo agire sul nostro comportamento, sul nostro modo di pensare ed affrontare la realtà e le relazioni sociali.

Il problema parte proprio dai timori di suo figlio di non piacere agli altri o dalla convinzione che gli altri non vogliano avere a che fare con lui: se ciò può essere stato vero in passato, non significa però che debba essere un destino o una condanna.

Se cambiando ambiente e persone, come avete fatto, il problema persiste, forse vale la pena di domandarsi che cosa ci sia di "inadeguato" nel proprio modo di porsi quando si fanno nuove conoscenze e quali alternative positive si possano invece agire. Un atteggiamento passivo, se non addirittura vittimistico, date le esperienze del passato, è comprensibile ma non funzionale, perché già in partenza respingente.

In ogni occasione dobbiamo sempre domandarci che cosa è in nostro potere fare per migliorarla, evitando di aspettarci che gli altri corrispondano inevitabilmente alle nostre aspettative, scansando così dolorose frustrazioni. Tanto più nell'odierna società, in cui spesso prevalgono i rapporti virtuali e, dunque, mancano le nozioni di base per quelle abilità sociali fondamentali per una vita relazionale positiva e soddisfacente.

Ovviamente, tutto ciò in linea generale, con tutti i limiti di un consulto di questo tipo, non conoscendo la specifica disabilità di suo figlio e tanti altri dettagli che sarebbero fondamentali in altra sede.

Credo che, per iniziare, la richiesta puntuale da fare ad uno psicologo psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale potrebbe essere proprio quella di un training sulle social skills, così da partire dalle risorse che sicuramente suo figlio già possiede ed implementarle. Parallelamente affiancherei a tale percorso, in base ai suoi interessi e passioni, l'inserimento del ragazzo in gruppi formali già costituiti (sportivi, teatrali, parrocchiali, musicali...) che sicuramente esistono nella città in cui vivete.

Cordialità.

Paola Scalco