Crescere senza padre e non sapere niente su di lui ha delle ripercussioni?
Sono cresciuta senza un padre. Ora ho 26 anni e se prima di qualche anno fa per me era una situazione normale, da qualche tempo a questa parte sto soffrendo molto. Ho intrapreso un percorso psicologico che sta avendo molti riscontri positivi, ma nonostante ciò in certi momenti sento un vuoto enorme. Ho una madre che mi ha cresciuto al meglio delle sue possibilità, ma nonostante ciò non mi ha mai parlato dell'assenza di mio padre fino a quando io con fatica da grande le ho chiesto. Ma nonostante ciò è un tema tabù, entrambe facciamo molta fatica ad affrontare il discorso e quando accade, spesso in momenti di lite, c'è poco da dire. Sento molta difficoltà nelle relazioni e nonostante io sia una persona introversa e che ha bisogno del proprio spazio... Sto iniziando ad avere molta paura della solitudine. Ho paura sia dal punto di vista lavorativo, che emotivo, che relazionale. Avevo molta paura anche a livello sessuale, ma da poco ho sbloccato questo grazie all'incontro di una persona che però è durata molto poco. Non ho mai avuto una relazione seria, e inoltre ho avuto pochissimi incontri. In fase adolescenziale zero.
Gentile Greta,
Quello che descrivi non è una regressione, né un fallimento del tuo percorso. È un passaggio evolutivo.
Per anni l’assenza di tuo padre è stata “normalizzata” non perché fosse neutra, ma perché era l’unico modo possibile per andare avanti. Ora che sei adulta, più strutturata, più consapevole e più esposta alle relazioni, quella mancanza chiede di essere sentita, non più evitata.
Il vuoto che senti non è il segno di qualcosa che manca oggi, ma di qualcosa che non ha mai avuto parola allora.
Quando un tema diventa tabù, la mente fa questo:
non potendolo comprendere,
non potendolo nominare,
non potendolo elaborare,
lo trasforma in un’ombra interna che si manifesta come:
paura della solitudine
difficoltà relazionali
timore di non essere “scelta”
bisogno di spazio + paura di restare sola (apparente contraddizione)
Questa non è incoerenza: è una strategia di protezione.
Tu non hai “paura delle relazioni”.
Hai paura di investire emotivamente senza garanzie, perché la tua esperienza originaria ti ha insegnato che:
chi dovrebbe restare, può non farlo
e di questo non si parla
Per questo:
entri con cautela
ti apri poco
quando qualcosa funziona (anche sul piano sessuale) e poi finisce, il vuoto esplode
Non perché quella persona fosse “la soluzione”, ma perché ha toccato un punto vivo.
Il lavoro ora non è forzarti a non avere paura della solitudine.
Questo la rinforzerebbe.
Il lavoro è cambiare il rapporto con quel vuoto.
Ti propongo una riflessione chiave:
Il vuoto che senti non va riempito.
Va attraversato e nominato.
Per 10 minuti, una volta a settimana:
scrivi una lettera che non consegnerai
indirizzata a tuo padre
senza filtri, senza giudicare ciò che scrivi
anche solo rabbia, domande, silenzi
Questo non serve a “capire lui”, ma a restituire a te stessa una voce che è rimasta sospesa.
E il desiderio rende vulnerabili.
Questo è un segnale di crescita, non di fragilità.
Se vuoi, possiamo lavorare insieme nel mio studio a Vicenza sulle relazioni passate, presenti e future.
Saluti