Dott.ssa Simona Coscarella

Dott.ssa Simona Coscarella

Psicologa, Psicoterapeuta

Bambino di 9 anni non accetta il distacco

Buongiorno,

ho un bimbo di 9 anni, figlio unico. Per evitare di tenerlo a Milano nei mesi di giugno e luglio, abbiamo preso una casa in montagna dove in settimana resta con la sua tata, che conosce e con cui si trova bene. Purtroppo è in crisi, piange inconsolabilmente, mi chiama mattina, pranzo e sera per piangere al telefono dicendo che gli manco. Ho fatto in modo che non si annoiasse, iscrivendolo ad un campus multisport con bambini della sua età (lui è uno che adora fare movimento e sport, non è un pigro). Quando gli chiedo se si diverte è entusiasta di quello che fa (arrampicata, equitazione, mini basket, lavoretti ecc), ma poi aggiunge subito "si ma mi manchi, io non ce la faccio, vienimi a prendere" e piange a dirotto. Nel week end con il papà lo raggiungiamo, quindi non è lasciato 2 mesi solo senza vederci. Oltretutto si aggiungono dei malesseri che non so se sono da ritenersi psicosomatici: la prima settimana ha avuto per la prima volta una crisi d'asma, tanto che siamo tornati a prenderlo e l'ho portato a visitare. Poi ha avuto una settimana di mal di testa, ora questa settimana dice di avere nausea e mal di pancia. Due settimane fa il pediatra l'ha visitato e ha detto che stava bene, magari gli è venuto qualcosa nel frattempo e lo sto sottovalutando pensando sia una scusa per attirare l'attenzione.
Anche lo scorso anno ha fatto lo stesso, si chiudeva in cameretta e piangeva ogni volta che lo sentivo, ma avevo dato la colpa alla baby sitter che lui diceva non piacergli e pensavo non gli stesse vicina. Lo scorso settembre l'abbiamo cambiata, e questa ragazza è davvero carina, mi aggiorna 100 volte al giorno, dicendo che la malinconia poi gli passa, però la nausea ogni tanto ritorna. Ho provato tante strade: cerco di consolarlo, dicendo che è normale mancarsi, perchè ci vogliamo bene, che anche lui mi manca, ma è in un posto bello e fa cose divertenti, che a Milano non potrebbe fare. Niente, inconsolabile. Ho tentato anche la carta del "se piangi non ci sentiamo", un po' funziona ma, da un lato mi sento la mamma cattiva e mi assalgono sensi di colpa, dall'altro magari evita di piangere, ma il problema gli resta. Non so davvero più che strada prendere, non tanto perchè poi io passo la giornata in ansia, quanto perchè non voglio che lui stia male, che non si goda le vacanze.
A Milano durante l'anno sta con la baby sitter dall'uscita di scuola, io lavoro fino alle 18, quindi non siamo sempre assieme.
Non so come fare per aiutarlo...

Gentile Sabrina, è molto bello che un genitore cerchi in tutti i modi di pensare a cosa è meglio per il proprio figlio e che cerchi di aiutarlo a vivere delle esperienze positive e costruttive. IO credo però che suo figlio potrebbe essere libero di scegliere. Poichè suo figlio va a scuola serenamete, mi sembra di capire; a una tata con cui sta fino alle 18 e di cui si fida dubito che abbia problemi di attaccamento. E' normale che l' idea di stare due mesi lontano dai genitori senza avere il potere di vederli quando lui desidera possa mettere ansia. E' altrettanto normale che, poi, quando si distrae, giochi felice e si goda il campo estivo. Ritengo che la gradualità sia sempre la scelta migliore. Forse questo stacco netto in cui lui sente di non aver avuto scelta amplifichi la somatizzazione dell' ansia e soprattutto, se nello stare male ottiene di accorciare la vicinanza, stare male diventa una soluzione che riduce l' ansia, perchè offre degli apparenti benefici. Lo so che lei si è organizzata, che questa organizzazione ha avuto dei costi ma gli dia la possibilità di scegliere. E se sceglierà di tornare a Milano, lo accetti con serenità. Potrebbe anche capitare che valutando come trascorrerà le sue giornate estive in città, sia lui stesso a fare un compromesso con i propri bisogni e ad accettare serenamente di vedervi nel fine settimana. Lo lasci scegliere.

Cari Saluti