Dott.ssa Stefania Pollice

Dott.ssa Stefania Pollice

Psicologo, Psicoterapeuta

Sono soggetto a razzismo, sto malissimo.

Buongiorno/sera.
Sono un ragazzo nato in Italia a Varese, quando avevo un anno insieme alla mia famiglia sono emigrato in Svizzera italiana.
Ho fatto tutte le scuole in Svizzera, ottenuto i documenti, e vissuto la totalmente la mia vita. Eccetti alcune volte che tornavo in Italia del nord da alcuni parenti che lentamente si sono comunque staccati dai miei genitori. Quindi posso dire di non avere contatti nemmeno di tipo famigliare con l’Italia.
Purtroppo in Svizzera le cose non vanno bene quando i miei coetanei scoprono che io sono nato a Varese. È triste da dire, cambiano atteggiamento e nel giro di pochi giorni spariscono tutti. L’esempio è infelice ma è simile ad essere un ebreo tra i nazisti.
Non ricevo violenza, semplicemente le persone si staccano da me perché per loro sono l’italiano.
Purtroppo io sono italiano solo di nascita, ho anche il passaporto italiano essendo di origine italiana ma non ci ho mai vissuto.
Ho intenzione di rinunciare alla mia cittadinanza italiana ma temo che non sarà per un pezzo di carta che io smetterò di essere l’italiano per tutti.
Purtroppo sono nato a Varese e sinceramente non so come fare a nasconderlo. Inizialmente per me non era un problema. Lo è diventato quando ho visto che se lo dicevo alle ragazze con le quali flertavo si volatilizzavano, oppure quando lo dicevo ai miei amici partiva la battuta sulla pizza o sulla mafia scimmiottando il dialetto napoletano. Io ingenuamente lo dicevo quando mi veniva chiesto ora pongono discorsi in modo che non mi venga mai chiesto. Molti miei cari amici non lo sanno e spesso quando parlano male degli italiani io ascolto e mi spavento che un giorno scoprano che sono nato A Varese.
Nello stesso momento penso che non sia l’origine di una persona a dettare la persona che è e che non bisogna generalizzare. Uno può essere nato a Varese come in Congo che siamo tutti potenzialmente uguali.
Quello che mi attanaglia è invece un’altra cosa: mi attanaglia essere classificato l’italiano senza che io realmente lo sia, parliamoci chiaro io sono solo nato la, non mi rende italiano, questa cosa non ha senso, cioè se io fossi nato in Indonesia perché mia mamma stava farcendo una ipotetica vacanza lo sarei classificato come l’indonesiano? È qualcosa di folle.
Un solo dannato giorno ho passato nell’ospedale di Varese e questo mi rende per tutti l’italiano, il terone, colui che mangia la pizza e gesticola con le mani, mi trattano come uno che butta le cartacce per terra e che parla in dialetto del sud. Rendetevi conto.

Buongiorno a lei,

ho letto più volte la sua domanda senza di fatto trovarne una se non tra le righe...nel suo stesso sentirsi "attanagliato" per essere classificato italiano senza di fatto esserlo come ha più volte ribadito e nello "spavento" che un giorno anche gli amici che ancora non lo sanno possano scoprirlo.

Leggo dei suoi tentativi di nasconderlo o di risolvere il problema rinunciando alla cittadinanza pur di non incorrere nel distacco dei coetanei o delle ragazze.

Quanto scrive mi arriva come una sorta di dichiarazione implicita di non appartenenza a quella parte di se stesso che appartiene in qualche modo alla cultura italiana.

Quanta fatica emotiva le costa il tutto ?

Perché continuare a rifiutare quella parte di sé cercando in tutti i modi di nasconderla, minimizzarla o annullarla anziché cercare di conoscerla meglio e fare amicizia con lei ?

A parte il quadro da lei riferito di un nazionalismo spiccato dei suoi coetanei svizzeri, ritengo sia importante lavorare con se stessi per arrivare a conoscere la ricchezza della sua parte italiana perché possa affiancarsi a quella svizzera o altra e diventare una risorsa in più anziché il grosso limite delle sue relazioni.

Cambiare se stessi implica cambiare le regole del gioco delle relazioni, perdere gli amici che non l'accettano per intero ma vincere nelle relazioni che valgono. Una sfida non facile ma avvincente.

Personalmente mi occupo di psicologia e psicoterapia transculturale, che offrono spunti utili di confronto eventuale sul tema.