Dott. Tancredi Pascucci

Dott. Tancredi Pascucci

psicologo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Ho passato un'infanzia complicata, i miei genitori litigavano continuamente, anche pesantemente, e penso questa cosa mi abbia segnato nei rapporti con

Salve scrivo perchè ho bisogno di capire cosa mi sta succedendo, e come devo reagire. Sono una ragazza alle prese con le relazioni con 'l'altro'. L'altro inteso come un qualcosa diverso e lontano da me. Perché è così che inizio a definire chiunque si aggiri e cerchi di penetrare nella mia sfera personale e intima. Ho passato un'infanzia complicata, i miei genitori litigavano continuamente, anche pesantemente, e penso questa cosa mi abbia segnato nei rapporti con gli altri. Amo stare in compagnia, ho degli amici fantastici, pochi e giusti sono quelli che mi conoscono a fondo. Ma mai ho permesso a nessun ragazzo di stare insieme a me per più di quattro mesi. Li ho sempre allontanati appena cercavano di avvicinarsi troppo a me, e per avvicinarsi intendo ogni forma di vicinanza fisica. Non ho mai capito cosa provasi per un ragazzo, e ho sempre preferito starmene da sola, con i miei amici, senza soffrire di questa cosa. Ora però, da qualche mese sto con un ragazzo. Fantastico, mi riempie di attenzioni. Ma io? Io che ruolo ho? Sono sempre distante, e da quando lo abbiamo fatto, la situazione è peggiorata. Tutto ciò che dice e che fa mi irrita, sono arrabbiata con lui, aggiungendo il fatto che da allora sto male fisicamente tra cistiti e malori vari. Ma so perfettamente che non è colpa mia. Ho come la sensazione che mai riuscirò ad abbandonarmi totalmente a qualcuno,che mai vedrò il sesso come qualcosa di bello da condividere, ma qualcosa che mi viola; ma soprattutto che mai riuscirò a dissolvere la confusione che alberga in me per quanto riguarda queste relazioni. E' veramente frustrante, per me, ma anche per chi cerca di starmi vicino. Grazie dell'aiuto!

Dare risposte senza approfondire la sua situazione personale è difficile, ma ci si può provare. Il problema principale che ha indicato è la difficoltà nel "lasciarsi andare" con il proprio partner dal punto di vista psicologico e affettivo e dal punto di vista sessuale. La spiegazione che si è data da sola è che, forse in virtù di un modello di coppia genitoriale alla quale ha assistito durante l'infanzia, ha imparato a vedere le relazioni di coppia come problematiche, come un qualcosa in cui un individuo viola gli spazi personali psicologici e fisici di un altro. Questa può essere un'ipotesi sulla nascita del suo problema, ipotesi che andrebbe approfondita e dimostrata. In tal caso la che consiglio è una psicoterapia ma, anche se deciderà di percorrere un percorso di autoanalisi per conto proprio senza ricorrere a professionisti è importante che approfondisca la propria problematica mediante i seguenti interrogativi:

- a che età ha cominciato  a essere così?

- ha verificato di non avere condizioni organiche di natura ginecologica che potrebbero aver reso più difficoltosi e /o doloroso i primi rapporti? (vaginismo dispaurenia ecc...)

- quali sono precisamente le paure riguardo l'approccio?

- ha mai cercato di superare tali paure? se sì cosa è successo?

Un ultimo punto che mi è saltato all'occhio

"So perfettamente che non è colpa mia. Ho come la sensazione che non riuscirò mai ad abbandonbarmi totalmentea qualcuno.". Lei non è colpevole di niente, nessuno è responsabile della propria infanzia, questo è vero, specie se ha a che vedere con le responsabilità degli altri. Ma se lei non è responsabile del proprio passato di quando era piccola, è responsabile del proprio presente di  donna adulta. Buona parte delle persone che intraprendono un percorso terapeutico (di quelli fatti da gente seria almeno!) riesce a guarire, ma il processo di guarigione ha fra i suoi presupposti il fatto che il paziente crede seriamente che riuscirà a guarire. Se lei parte ancora dal presupposto che non riuscirà MAI ad abbandonarsi, è una battaglia persa in partenza, sia che inizi un percorso psicoterapeutico, sia che faccia per conto proprio.