Dott.ssa Tiziana Mannello

Dott.ssa Tiziana Mannello

Psicologa, psicoterapeuta sistemico relazionale

Figli- pacchi postali si o no?

Buonasera,
Al momento della separazione voluta da me, non ho osato chiedere nulla al mio ex marito, gli ho lasciato la casa, non ho chiesto soldi, e ho lasciato lui le bimbe al 50%. A parte le sue strane scelte educative, e il repentino coinvolgimento della sua compagna nella vita di routine nella casa di famiglia al posto della madre con una convivenza durata 4 mesi dopo soli 15 giorni che la madre era uscita di casa ( una donna vista dalle bimbe 3 sole volte e conosciuta dal padre tre mesi prima), non posso dire che le tratti male... anzi un padre assente per anni adesso finalmente passa del tempo con le figlie. Loro però, sono tre, dopo l’inizio della scuola hanno cominciato a non tollerare più i traslochi settimanali perché impegnativi fisicamente e psicologicamente. La domanda è: i bambini possono stare bene e crescere sereni senza routine continuative? Possono avere due case in cui condizione educativa ed economica sono completamente diverse? Riescono a barcamenarsi bene in queste situazioni? Il cinquanta percento di tempo con entrambi i genitori compensa non avere una dimora fissa? Ma soprattutto se esprimono un disagio bisogna forzarli ad accettare la situazione perché si abitueranno e staranno bene, oppure devono essere ascoltati mettendo da parte le esigenze genitoriali degli adulti? Mi piacerebbe sapere quale è l’ orientamento di pensiero più comune tra i professionisti che rispondono qui. Grazie (età 8, 11 e 13 anni)

Buonasera Debora,

le domande che lei si pone sono molto importanti quando si affronta una separazione.

Sono domande che hanno a che fare con tanti aspetti: la riorganizzazione delle abitudini, dei luoghi e dei tempi di vita a seguito della separazione; le modalità e i tempi con cui è utile che avvenga l'ingresso di nuovi partner; la possibilità per i figli di adattarsi a tutti questi cambiamenti.

Partirei, però, da quella che mi sembra la domanda centrale che lei stessa si pone: quella sull'opportunità di ascoltare i figli, di cogliere l'espressione del loro disagio, di comprendere e rispondere ai loro bisogni in questa situazione.

La separazione dei genitori è sempre un'esperienza difficile e stressante per i figli. Anche quando i genitori fanno del loro meglio per non farsi la guerra o per non complicare le cose.

Quando i figli sono tre e di età diverse, come nel vostro caso, ciascuno avrà il proprio modo di vivere e reagire alla situazione. Ascoltarli significa rendersi disponibili nei loro confronti, aprire un dialogo con ognuno di loro per comprendere cosa vive, quali difficoltà incontra, quali timori ha, di cosa ha bisogno. Questa disponibilità all'ascolto da parte di entrambi i genitori è la prima e fondamentale sicurezza di cui i figli hanno necessità, soprattutto in un momento delicato come quello che state attraversando. Un'altra sicurezza di cui i figli hanno bisogno è che entrambi i genitori continueranno a volergli bene nonostante la separazione, che continueranno a collaborare per farli crescere nel migliore dei modi possibili e che loro stessi, i figli, potranno continuare a voler bene ad entrambi senza conflitti di lealtà verso l'uno o verso l'altro. Ascoltare i bisogni dei figli non significa, però, far decidere a loro quali soluzioni adottare, quali i tempi di permanenza con l’uno o con l’altro genitore; questa è una responsabilità degli adulti.

Se queste premesse sono condivise da entrambi i genitori, la riorganizzazione della famiglia in due nuclei abitativi potrà essere decisa tenendo conto in primis dei bisogni dei più piccoli e potrà trovare forme differenti da quelle standard a cui siamo abituati a pensare.

Certo, può non essere facile sintonizzarsi con i bisogni emotivi, i desideri e le esigenze anche pratiche dei figli in un periodo in cui si vivono difficoltà e tensioni, in cui i pareri dei genitori possono essere discordanti e le questioni pratiche sono spesso molte e vincolanti (i soldi, la casa, la scuola, il lavoro, ecc.). Per questo, chiedere aiuto ad uno psicologo o a un mediatore familiare può essere di supporto.

In particolare, se entrambi i genitori lo ritengono utile, un percorso di mediazione familiare può essere indicato per (ri)costruire un dialogo collaborativo e prendere insieme decisioni che tutti i membri della famiglia percepiscano come sostenibili ed eque.

Disponibile per ulteriori informazioni.

Tanti auguri

Dott.sa Tiziana Mannello, psicologa psicoterapeuta e mediatrice familiare