Non si può' parlare di cibo....
Buongiorno, mia figlia è seguita da una psicologa da 2 anni per ansie, bassa autostima e disturbi alimentari. Abbiamo fatto due incontri con lei per parlare di mia figlia con dei consigli che abbiamo seguito. Ho capito da mia figlia che durante le sedute l'argomento alimentare non ne parla, passa dei periodi che decide di mangiare SOLO determinate cose che decide lei (tonno e mozzarella rigorosamente light oppure ultimamente yogurt magro e fragole tutto senza zucchero) e di questo evita di parlare credo anche con la psicologa. A casa l'argomento cibo è un problema, ho chiesto un incontro pensando che un confronto a tre potesse aiutare con la psicologa visto che a volte è impossibile dialogare lei, e mi ha risposto che si poteva fare ma solo dopo che io e suo padre andavamo da un altro psicologo e fare qualche incontro... ma cosa serve visto che non conosce mia figlia e tutta la situazione come la conosce lei? Sono perplessa e mi chiedo ....è una cosa normale?
Salve Susanna, è comprensibile sentirsi in difficoltà di fronte a una situazione così delicata. Rispetto alla richiesta della collega di iniziare un percorso genitoriale parallelo, può sembrare inizialmente sorprendente, ma in alcuni casi è una scelta clinica mirata. L’obiettivo non è “valutare” voi come genitori, ma offrire uno spazio in cui comprendere meglio la dinamica familiare, ed esplorare come sostenere vostra figlia nel modo più efficace possibile, favorendo un cambiamento anche attraverso il sistema familiare.
Detto questo, è altrettanto importante che voi possiate comprendere il senso e gli obiettivi di ogni passaggio terapeutico. Se qualcosa non è chiaro, è più che lecito chiedere chiarimenti alla professionista che la segue, esprimendo i vostri dubbi e le vostre aspettative. La trasparenza e la collaborazione sono elementi fondamentali in un percorso terapeutico efficace.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto!