Dott. Valerio Rubino

Dott. Valerio Rubino

psicologo, psicoterapeuta, sessuologa, emdr

Cosa sapere quando il sesso è un problema

Il sesso nella nostra società appare oggi più che mai un mezzo mediatico da abbinare alla vendita di notizie e di oggetti. L’interesse che suscita è il medesimo di uno sconosciuto di cui tutti vogliono sapere ma di cui nessuno parla. Per primi i genitori, spesso impreparati o imbarazzati, evitano accuratamente di affrontare tematiche di sesso con i propri figli se non, quando va bene, all’inizio dell’adolescenza in relazione ai metodi contraccettivi.

Nelle istituzioni pubbliche, quali ad esempio la scuola o l’università, non vi sono figure preposte ad affrontare l’argomento, tranne sporadiche lezione di scienze sull’anatomia dei genitali, non in grado di attrarre l’interesse dei giovani e, soprattutto, del tutto insufficienti ad affrontare in modo integrato un’esperienza così complessa. I primi rudimenti quindi arrivano in modo frammentato e carente dai coetanei , dalle prime esperienze “fai da te” o da quelle di coppia.

Questi aspetti socio-culturali sembra siano in relazione ad un’ampia diffusione del fenomeno delle Disfunzioni Sessuali, con ovvie conseguenze sulla qualità di vita del popolo italiano. Si stima infatti, da una recente ricerca epidemiologica, che in Italia 3 persone su 4, nell’arco della propria vita, sperimentino almeno una volta un disagio di natura sessuale e che per circa 1 persona su 3 tale disagio si mantenga fino a divenire un problema con cui convivere.

Le Disfunzioni Sessuali possono essere determinate da cause di natura a prevalenza psicologica, organica o di contesto. Mentre nel passato si tendeva a distinguere in modo netto le prime due ipotesi eziologiche, attualmente si preferisce parlare di cause “a prevalenza” psicologica o “a prevalenza” organica, poiché questi due livelli sono tra loro interagenti, l’uno ha conseguenze sull’altro e viceversa. È quindi necessario, in conseguenza della loro stretta interconnessione, un approccio al problema di natura multidisciplinare integrato, in cui le figure del medico e dello psicosessuologo si trovino a collaborare insieme.


I TRE STEP DELLA CONSULENZA PSICOSESSUOLOGICA

Generalmente in una prima fase è bene escludere primariamente le possibili cause organiche, solo quando queste siano state escluse si aprirà allora l’indicazione per la consulenza psicosessuologica. È importante sapere che qualora il medico propenda per indirizzare il paziente verso questa seconda strada ciò non vuol dire che il paziente “sia un malato di mente” o abbia chissà quale problema psicologico, come spesso molti pazienti temono; spesso il problema risiede in una mancanza di informazioni e sugli esiti che tale disinformazione ha prodotto nelle prime esperienze di quella persona, quelle informazioni che, come abbiamo visto, nessuno ci ha dato in passato. È bene inoltre sapere che la consulenza psicosessuologica è un intervento di terapia breve, focalizzata unicamente sulla risoluzione del sintomo sessuale. Quindi l’intervento psicosessuologico prevede una prima parte psico-educativa molto importante che è bene richiedere solo allo specialista in psicoterapia che abbia una specifica specializzazione in “sessuologia clinica” riconosciuta dalla F.I.S.S. (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica).

Lo step successivo all’intervento psico-educativo, qualora ve ne sia bisogno, riguarda sempre il conoscere, ma un conoscere più profondo rispetto al funzionamento sessuale generale, ovvero quello orientato in modo specifico al funzionamento del paziente e della sua sfera sessuale. Questa fase si muove all’interno delle dinamiche tra corpo e psiche del paziente ed in specifici casi può richiedere la presenza del suo partner in sedute di coppia. La difficoltà (o l’impossibilità) ad avere rapporti è a volte importante che venga indagata all’interno della coppia e non solo su chi dei due manifesta il sintomo. Nella coppia esiste spesso un “induttore” del sintomo e un “portatore” del medesimo. I vantaggi secondari della non consumazione (tra i quali, ad esempio, il tenere bassa l’ansia sessuale) possono indurre implicitamente la coppia a mantenere il sintomo o a spostarlo dall’uno all’altro partner. Tuttavia, qualora il paziente non abbia un partner, l’intervento psicosessuologico può comunque essere portato avanti con successo in individuale.

Il terzo ed ultimo step riguarda l’indicazione per l’inizio di una psicoterapia a spettro più ampio oltre la mera sfera sessuale, ciò è necessario qualora si giunga ad ipotizzare che alla base vi sia un disagio psicologico di cui la Disfunzione Sessuale è solo una delle espressioni più superficiali.

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