Dott. Valerio Rubino

Dott. Valerio Rubino

psicologo, psicoterapeuta, sessuologa, emdr

Come curare l'ansia e gli attacchi di panico

I trattamenti per la cura dell’ansia e degli attacchi di panico riconosciuti come più efficaci sono la psicoterapia e la farmacoterapia. Questo articolo è volto ad offrire al lettore una breve e sintetica descrizione delle differenti tipologie di trattamento ad oggi disponibili e scientificamente validate, mettendone in risalto luci ed ombre. 

Il trattamento cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale ad oggi viene considerata il trattamento elettivo per la cura del panico e dei disturbi d’ansia. Vi sono infatti ormai numerosi studi scientifici evidence based che ne attestano l’efficacia. Si basa sul presupposto che, durante un attacco di panico, la persona tende ad interpretare alcuni stimoli esterni (es. code nel traffico, luoghi chiusi, luoghi aperti) o interni (es. tachicardia, sensazione di svenimento, confusione mentale) come pericolosi, come il segnale di un’imminente catastrofe. Tali interpretazioni, spaventando la persona, scatenano l’ansia, con i relativi sintomi mentali e fisici (vedi articolo “COME RICONOSCERE UN ATTACCO DI PANICO: LA DIAGNOSI”). Può capitare, ad esempio, di interpretare l’accelerazione del proprio battito cardiaco, dovuta ad uno sforzo fisico, come segnale di un pericolo e questo provoca ansia. Se i sintomi dell’ansia vengono poi, a loro volta, interpretati in modo catastrofico, ossia se si prospettano conseguenze disastrose, il livello d’ansia cresce ulteriormente, intrappolando il soggetto in un circolo vizioso che culmina nell’esperienza del panico. Il trattamento cognitivo-comportamentale prevede un protocollo che contiene la seguente procedura:

-        psicoeducazione, che consiste nel fornire al paziente informazioni su cosa sia l’ansia e sulle modalità di funzionamento di base del nostro cervello; -        ricostruzione delle cause e delle condizioni di mantenimento del disturbo (mediante la ricostruzione del circolo vizioso del panico);

-        individuazione delle interpretazioni erronee (es. pensieri catastrofici) che portano all’attacco di panico e messa in discussione di tali interpretazioni;

-        insegnamento di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia;

-        esposizione graduale alle sensazioni e agli stimoli temuti ed evitati;

-        sedute di controllo – follow up – al fine di verificare il mantenimento dei risultati ottenuti.

 

A chi rivolgersi

Le uniche figure abilitate all’esercizio della psicoterapia sono quella del medico e dello psicologo, iscritti ai relativi albi professionali, che abbiano conseguito post lauream un titolo di specializzazione quadriennale in psicoterapia (riconosciuto dal M.I.U.R.).

 

La terapia farmacologica

La terapia farmacologica per la cura degli attacchi di panico, qualora non vi siano altri disturbi mentali concomitanti, è principalmente a base di antidepressivi di nuova generazione e di benzodiazepine.

Gli antidepressivi - in particolare quelli con una azione sui sistemi serotoninergici - trovano largo utilizzo nei disturbi d’ansia ed il disturbo da attacchi di panico. I principali farmaci in commercio in Italia sono Fluoxetina (Prozac), Paroxetina (Sereupin, Eutimil, Seroxat, Stiliden), Sertralina (Zoloft), Fluvoxamina (Fevarin, Maveral), Citalopram (Seropram, Elopram, Mapram) ed Escitalopram (Cipralex). Le benzodiazepine – i cosiddetti ansiolitici – sono farmaci con azione sedativo-ipnotica. Per azione sedativa si intende la riduzione dell’ansia e dell’agitazione psicomotoria; per azione ipnotica ci si riferisce alla capacità di induzione e mantenimento del sonno. In genere le benzodiazepine sono sedative a basse dosi e ipnotiche ad alte dosi. Il loro uso è molto limitato a causa della facilità con cui inducono fenomeni di tolleranza e dipendenza. Per tolleranza si intende l’effetto per cui è necessario aumentare progressivamente il dosaggio di un farmaco per ottenere la stessa azione terapeutica, in precedenza raggiunta a dosi più basse. La dipendenza è invece la necessità di assumere continuativamente un farmaco per evitare l’insorgenza di una sindrome da astinenza; nel caso delle BDZ la sindrome astinenziale o da sospensione si manifesta con ansia, irritabilità, crampi, tremori, sudorazione e vertigini.

 

Alcune considerazioni sull’impiego della farmacoterapia

Tra le indicazione alla farmacoterapia vi è quella che i farmaci, abbassando i livelli di sofferenza soggettiva e d’ansia di chi ha un disturbo di panico, aumentano le condizioni favorevoli per un intervento psicoterapeutico efficace. Qualora i sintomi siano così intensi e frequenti da ledere gravemente l’autonomia di chi ne soffre è  consigliabile quindi abbinare alla psicoterapia un trattamento farmacologico. È bene sapere che i farmaci agiscono principalmente sullo spegnimento del sintomo, lasciano ovvero inalterate le cause alla base del disturbo. Curare il disturbo di panico coi soli farmaci potrebbe essere come curare un forte mal di schiena facendo uso esclusivo di antidolorifici, è probabile che dopo qualche tempo il dolore si ripresenti se non si agisce anche su ciò che lo ha provocato.

A chi rivolgersi

L’unica figura abilitata per Legge alla prescrizione di farmaci è quella del medico iscritto all’albo professionale. È preferibile - ma non indispensabile - che il medico abbia inoltre conseguito una specializzazione post lauream in psichiatria. I farmaci di ultima generazione possono inoltre venir prescritti solo da un medico psichiatra o neurologo che lavori all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.

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