Dott. Venanzio Clarizio

Dott. Venanzio Clarizio

psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta, consulente tecnico di parte

Come affrontare i pensieri suicidi e il sentirsi inadeguati?

Sono una ragazza di 20 anni, determinata, sognatrice e a detta degli altri “brillante” “geniale”. Potrebbe sembrare tutto alquanto normale, ma purtroppo l’altra faccia della medaglia raffigura una persona insicura, infelice ed incapace di trattenere le proprie lacrime ogni volta che una situazione sfugge leggermente dalle mie mani. Ho iniziato a soffrire di depressione intorno ai 12, in cui compivo gesti di autolesionismo fisico e facevo pensieri inadeguati. Credo che il tutto sia scaturito dal rifiuto del mio aspetto e dal contempo dalla morte di un caro. Ma allora non sapevo cosa fosse la depressione, solo andando avanti ho capito con che cosa stavo lottando. Sono arrivata a 20 anni con dei traumi alle mie spalle (accumulati soprattutto al mio diciottesimo anno di età), inoltre da un lungo periodo a questa parte ho iniziato a sviluppare pensieri suicidi. Sembra quasi non vogliano lasciare la mia mente e ogni giorno sempre di più sento la pressione del mondo che mi è intorno e cado sempre più in basso. Tutto non va, ho perso tutti gli obiettivi che mi ero prefissata e credo che non abbia più senso continuare. Ho provato a parlarne con la mia famiglia e amici di questo problema ma sembra quasi che nessuno voglia ascoltarmi o forse prendono con troppa superficialità le mie parole. Credono che non sia vero? Credono che se si ha la depressione non se ne possa parlare apertamente? Ed io mi chiedo, deve per forza “scapparci” il morto per dimostrare il mio stato d’animo? Io non so cosa fare. Mi sembra che in me convivano due persone. Quella determinata e sognatrice che vuole viaggiare per il mondo e ottenere la carriera dei propri sogni, e l’altra persona che è stanca e non prova nulla se non delusione nei propri confronti e dalla gente attorno. Cosa fare a questo punto? Ci sono momenti in cui veramente non so controllarmi e ho paura che possa essere la mia fine. In piu tutto questo ha influito sulla mia vita mondana, tendo ad abusare di alcool, ho disturbi gravi del sonno, ho totalmente perso la mia capacità di concentrazione ed ho assolutamente zero autostima.

Gent.ma Morena,

indubbiamente penso che tu abbia ragione quando dici che intorno a te "sembra quasi che nessuno voglia ascoltarti o forse prendono con superficialità le tue parole".  La vita a volte ci penalizza con tante esperienze negative o "traumi" come dici tu e la risposta che  ci viene spontanea è quella dell'abbandono, della fuga da tutto e da tutti, perchè tutto comincia a sembrare troppo ingiusto e difficile da affrontare, sicchè può sembrare automatico pensare di sottrarsi al dolore tremendo che ne consegue. In realtà questa reazione va interpretata in maniera diversa, ossia come bisogno di aiuto, di richiesta a capire e ad affrontare i problemi, ma l'aiuto che tu chiedi forse dovresti chiederlo da un'altra parte. Al tuo medico curante o al consultorio familiare ad esempio. E' probabile che tu abbia bisogno di un aiuto multidisciplinare, cioè una terapia farmacologica eventualmente associata ad una psicoterapia. Ma voglio aggiungere un'altra cosa. Quando tutto sembra difficile e complicato occorre sforzarsi di cominciare a riconsiderare le cose più semplici, evitando di porsi i quesiti più complessi e di dare importanza a certi pensieri "che sembra quasi che non vogliano lasciare la tua mente".

Ti faccio tanti auguri.