Dott. Venanzio Clarizio

Dott. Venanzio Clarizio

psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta, consulente tecnico di parte

Elaborazione dolore e perdono alla fine di una relazione amorosa

Buonasera dottori,
Perché abbiate un quadro chiaro soffro di DB con tratti di personalità border e narcisista.
Sono una donna tormentata, insoddisfatta, ferita, istabile ed insicura ma anche sensibilissima ed attenta, dolce, generosa e creativa.
Quest'autunno si è conclusa una relazione amorosa durata tre anni; una relazione di grande intensità e tenerezza ma conflittuale e instabile, destinata inevitabilmente ad implodere. Mi ha lasciata dopo una serie di turbolenze, dice, non per mancanza di amore ma per mancanza di comprensione, per difficoltà nel gestire il rapporto causa mia incapacità di relazionarmi con gioia, comprensione e costruttività; non era più felice. Una storia giunta al termine dopo una serie di comportamenti invasivi ed aggressivi che traducevano e scaricavano su di lui i mie pensieri ossessivi e le mie esperienze emotive dolorose; e conclusa nel peggiore dei modi perché, ferita, ho minacciato ed ho tentato di vendicarmi di lui in più modi.
Per fortuna adesso sto meglio, ho ripreso la cura che avevo interrotto.
Sto riflettendo e, messa da parte la rabbia e la delusione per la fine di questa storia ed il senso di colpa per aver commesso azioni non conformi ai miei valori, elaboro e ricordo il buono e sento, per la prima volta, la purezza e l'intensità del sentimento che lui provava per me e costantemente messo da me alla prova, adesso libero da ossessioni distruttive, pretese asfissianti ed egoiste e frenesie desideranti.
Dopo quattro mesi ci siamo scambiati delle lettere. Temevo che provasse rancore e disprezzo per avergli mancato di rispetto e per averlo ferito. Invece sorprendentemente le sue parole sono miti, dolci, sagge ed attente. Commoventi perché inaspettate.
Dice che gli sono mancata, che riguarda le mie foto e che conserva gelosamente il suo amore per me come una cosa preziosa; che ricorda solo le cose belle; ammette di essere stato inadeguato ad affrontare la situazione e di questo se ne rammarica; dice che vorrà sempre rivedermi e proverà sempre emozioni ma di non sentirsi ancora pronto perché è passato poco tempo e non gli farebbe bene; dice che è ancora triste per come sono andate le cose e di darci del tempo per perdonarci; dice che l'amore è fatto anche di libertà, comprensione e tolleranza; dice che si è informato sulla mia salute con miei familiari (che non mi hanno riferito, probabilmente per non turbarbi in un periodo in cui mi sono curata); si dice ancora preoccupato per me e per la mia salute; si augura che io stia bene.
Ecco io guardo al futuro e mi concentro sulla mia riabilitazione ma sento ancora vivo il mio amore per lui; è un amore che non parla, non desidera, non pretende ma sta qui e lo sento; è purificato da tutte le brutture, paure, ossessioni; mi dà finalmente gioia. Non sono nostalgica né triste, le cose non potevano andare che così.
Naturalmente nella mia lettera non gli ho rivelato niente di tutto questo; i miei toni erano garbati e distaccati.
Provo ad interpretare le sue parole e mi chiedo se anche lui abbia amore per me (mi interrogo tormentosamente sulla sua frase "pensandoti nei miei ricordi conservo il mio amore per te come una cosa intensa e preziosa" chiedendomi se "conservare" voglia dire mantenere vivo e quindi fertile oppure custodire nella memoria), e se il tempo ed il perdono di cui parla servano a calmare i nostri animi e ricongiungerci più pronti oppure a prepararci alla separazione definitiva.
-Mi dico che nel caso lui continui ad essere convinto della scelta presa di interrompere la relazione non avrebbe scritto una lettera tanto "aperta".
- Inoltre, se fosse distaccato, perché dirmi di non "sentirsi pronto" ad incontrarmi ed ammettere che sarebbe emozionato (cosa lo turberebbe?).
Quello che è certo è che è probabile che non sia coinvolto in nessun'altra relazione; difficilmente avrebbe parlato in questo modo.
Mi pare una lettere commovente, ripeto, perché temevo covasse rabbia per i miei comportamenti.
Mi pare però che sia ambivalente, o forse sono io a leggerne l'ambivalenza.
Vorrei che qualche esperto mi aiutasse a decifrare le sue parole.
Vi ringrazio per l'attenzione.

Gent.ma Sig.ra Paola,

indubbiamente lei ha ragione a intravedere l'ambivalenza in questa persona per lei ancora molto cara, come pure si autovaluta con gli aggettivi giusti circa la sua persona (tormentata, insoddisfatta, ferita, instabile ed insicura ma anche sensibilissima ed attenta, dolce, generosa e creativa) dimostrando di conoscersi bene. La cosa importante sta nel fatto che questa "ambivalenza" non deve essere interpretata negativamente, ossia come una minaccia alla sua persona, in quanto essa scaturisce dalla difficoltà a gestire la relazione che è andata alla deriva. Una relazione comporta tante difficoltà piccole e grandi che vanno affrontate con altruismo, cercando di immedesimarsi nell'altro e di capirne esigenze, necessità, aspirazioni, debolezze. In definitiva necessita di un impegno quotidiano a mantenerla in piedi ricorrendo anche a dei sacrifici, perchè "non può essere tutto oro quello che luccica". Occorre saper affrontare con razionalità le divergenze, occorre sforzarsi di emergere dai propri bisogni, mettendo al centro i bisogni di "entrambi", occorre coordinarsi nelle scelte per farle scorrere in un "alveo comune", pensare in funzione di due che pur "stando insieme" restano comunque indipendenti. In tutto ciò molto probabilmente gli errori si fanno in due. Quindi è probabile che "le cose non potevano andare che così", come lei scrive, ma ciò non significa che non si possa riprovare a tornare insieme, qualora si riesca a ripartire da un nuovo assetto, che tenga conto degli errori commessi i quali ci aiutano anche a "crescere" e non soltanto ad erigere degli steccati di separazione. Mi auguro che questo dialogo epistolare tra voi possa aiutarvi a chiarire un bel pò di cose sulla base di questi elementi che qui ho tracciato e che riusciate a trovare nuove "regole di interfacciamento" in nome di quell'Amore che indubbiamente esiste tra voi e che vi rende più vicini di quello che possiate immaginare. Auguri di cuore.