Dott. Venanzio Clarizio

Dott. Venanzio Clarizio

psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta, consulente tecnico di parte

Quando la famiglia diventa prigione

Sono una donna di 36 anni e purtroppo, per motivi economici vivo ancora in casa con la mia famiglia. In casa siamo tre ovvero io, mia madre e mia zia. Mia zia è affetta da malattia mentale sin da prima che io nascessi ed ha sempre vissuto con noi in quanto non in grado di sostentarsi. Attualmente la sua situazione si sta evolvendo ancora in negativo con un suo rifiuto di svolgere anche le funzioni più elementari( andare in bagno, uscire di casa, ecc). Mia madre è sempre stata una donna fortemente anaffettiva, ansiosa e oppressiva nei miei confronti scaricando sulle mie spalle tutti i problemi e i pesi suoi e della famiglia. Anche in questa occasione il problema di mia zia lo sta scaricando su di me delegandomi anche la sua assistenza. A causa degli spazi ristretti Non ho una mia stanza né una mia privacy ed anche le minime regole di igiene e rispetto non vengono rispettate. La convivenza e la mia vita in questa casa è diventata insopportabile e sta minando la mia salute psicofisica:dallo scorso anno, infatti, ho iniziato a soffrire di ansia e pensieri ossessivi( paura dello sporco e istinto di pulire continuamente, difficoltà ad utilizzare i servizi igienici comuni). Ho tentato più volte di trovare con mia madre un dialogo,rivendicando il mio bisogno di rispetto e libertà ma è stato inutile. Vengo sistematicamente osteggiata in tutto, controllata nelle mie relazioni e uscite, quando esco scattano sistematicamente liti e recriminazioni. Non ho potuto nemmeno frequentare l'università come avrei voluto perché mi è stato impedito soprattutto economicamente. Lavoro da diversi anni, ma non ho una tale indipendenza economica da trasferirmi e, inoltre,mia madre vuole impedirmi anche di cambiare casa perché dice di non potersi occupare di mia zia,quindi se volessi allontanarmi dovrei farlo nascondendomi in un'altra città. Non so veramente come fare perché non ho altri parenti o qualcuno che possa aiutarmi. Sto cercando un lavoro fuori ma non è semplice,non so quale strada prendere per liberarmi da questa situazione che mi sta uccidendo. Grazie a chi mi risponderà.
-Miriam-

Gent.ma Miriam,

la sua storia colpisce non poco evidenziando la sua notevole sensibilità, nonchè una condizione difficile da affrontare. Una vera prigione, come lei la definisce. Insieme alla sensibilità emerge anche una certa fragilità a trovare una via d'uscita o ad adattarsi ad una situazione complessa e delicata. Potrà sembrarle strano ma in realtà esiste sempre una via d'uscita, solo che può essere necessario un aiuto adeguato. Inutile chiedere a sua madre che mentalmente è da tutt'altra parte, pertanto non resta che rivolgersi ad un consultorio familiare dove un collega psicologo potrà aiutarla a far leva sui suoi punti di forza per rafforzarla e darle dei consigli per gestire la situazione. Non abbia pregiudizi nei confronti del consultorio. Può anche rivolgersi ad un consultorio di un altro comune diverso dal suo di residenza. Le consiglio inoltre di vedere il film di Benigni "La vita è bella" o di rivederlo qualora l'avesse già visto. Auguri di cuore.