Dott. Venanzio Clarizio

Dott. Venanzio Clarizio

psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta, consulente tecnico di parte

Ho paura di restare sola e per colpa mia

Buongiorno a tutti! Come da titolo, ho paura che rimarrò da sola e per colpa mia. Mi spiego. Ho 29 anni, la mia adolescenza è stata segnata dalla costante paura di essere lesbica. Questa paura, che mi sono portata dietro per anni, mi ha fatto crescere un'adolescenza a livello emotivo e sentimentale travagliata. Non ho vissuto un percorso di scoperta della sessualità sereno. Uscivo con dei ragazzi che probabilmente non mi piacevano solo per smentire questo timore, colpevolizzandomi ogni volta che non funzionava. A 19 anni mi sono messa con un ragazzo che sembrava interessarmi, ma dopo poche settimane non sentivo più trasporto per lui nonostante gli interessi in comune e la sua gentilezza con me, ma ci sono comunque andata a letto per la prima volta per rompere il ghiaccio. Ci siamo lasciati dopo pochi mesi perché non ero felice. Ho provato dopo questa esperienza con due donne, con una che non mi piaceva tanto fisicamente ma con la quale avevo un rapporto di amicizia e con la quale ho avuto il primo rapporto sessuale soddisfacente. Peccato che vivessi il tutto con un profondo senso di sconfitta e disagio e non riuscivo ad avere una relazione felice e propositiva. La seconda esperienza è stata con una donna con la quale non sono neanche arrivata al sesso, perché continuavo a vivere l'esperienza con negatività inibendomi secondo me qualsiasi sensazione positiva. Un disastro. Non che io creda che l'omosessualità sia una cosa negativa e, anzi, ho parecchi amici e amiche omosessuali che invidio per il loro coraggio di vivere la loro vita e sessualità. Parlo di coraggio perché mi sono sempre sentita un po' debole come persona, sempre intenta a piacere a tutti, ad aver paura di esprimere veramente la mia opinione, di trovarmi in collisione con gli altri. Essere lesbica significherebbe, in teoria, una vita più difficile a livello sociale e mi renderebbe più difficile avere una famiglia, che è quello che penso di aver sempre desiderato in fondo. Ad ogni modo, a 23 anni ho conosciuto un ragazzo, con il quale ho avuto i soliti dubbi e remore iniziali: non capivo se mi piaceva, trovavo difetti di ogni tipo e avevo paura di riscoprirmi non interessata a lui. Ho cominciato a frequentarlo e piano piano ho cominciato a sentirmi sempre più a mio agio fino a quando abbiamo continuato a stare insieme. Ho spesso avuto il dubbio però che il nostro fosse più un rapporto di amicizia e affetto, in quanto non avevamo un'attivissima vita sessuale. Siamo stati insieme 5 anni, nonostante continuassi ad avere periodicamente dubbi sulla mia sessualità, però ma mi sentivo bene, tranquilla. Finalmente adatta. Purtroppo ci siamo lasciati per altri motivi. Dopo questa relazione, ne ho iniziata un'altra con un uomo più grande di me, con il quale però non ho mai contemplato di avere una relazione vera e propria e ci siamo frequentati a distanza per circa un anno o due. Fino ad arrivare ad oggi, in cui 8 mesi fa ho iniziato una relazione con un mio amico che da anni sapevo avere un interesse per me. Fin dall'inizio avevo dei dubbi se mi piaceva, se stavo bene, lo trovavo molto tenero e dolce, bello e sensibile, ma mi sembrava sempre di forzarmi un pochino. In ogni momento speravo che nascesse quel trasporto che mi facesse sentire a mio agio, adatta, ma invece cresceva però il senso di frustrazione e di colpa per vivere una relazione con un ragazzo dolcissimo ma con il quale non stavo bene e così l'ho lasciato dopo mille tentativi di trovarmi bene con lui e colpevolizzandomi ancora una volta creandomi una serie di disturbi psicosomatici (insonnia, ansia e forte tristezza) La mia storia allora è questa: l'amore non si comanda, ma se con gli uomini, pur volendo, spesso e volentieri non riesco a ricambiare, non sarà che con le donne invece non me lo concedo? In fondo sono stanca e vorrei solo permettermi un amore e un'emozione genuina, priva di paure e smetterla di colpevolizzarmi per tutto. Non voglio essere artefice della mia solitudine.

Gentilissima Sara,

4 elementi fondamentali mi sembra che emergono dalla ua storia. Innanzitutto la ricerca di una relazione positiva in senso assoluto: cosa molto difficile da raggiungere se non impossibile. La realtà è fatta anche di rinunce e compromessi con la persona con la quale si sceglie di condividere una  convivenza o avere una relazione speciale fondata su un sentimento amoroso. In secondo luogo questa dicotomia rigida tra omosessualità ed eterosessualità. Non dimentichiamo che esiste anche la bisessualità. Inoltre la paura di restare soli come se la ricerca di una relazione sia funzionale soltanto ad evitare la solitudine. Infine la somatizzazione di queste frustrazioni. Forse c'è bisogno di aderire maggiormente alla realtà che ci circonda che è fatta di complessità e di semplicità allo stesso tempo. Non penso che esista un benessere assoluto ma il benessere è fatto anche delle soddisfazioni che siamo capaci di offrire alle persone alle quali vogliamo bene e indirettamente ci ritorna indietro come soddisfazione e benessere. Difficile dare una ricetta esaustiva, ma se queste poche parole non sono sufficienti le consiglio di farsi aiutare da un professionista che può trovare anche presso un consultorio pubblico per fare chiarezza e luce dentro di sé.