Dott.ssa Veronica Socionovo

Dott.ssa Veronica Socionovo

Psicologa e Specializzanda in Psicoterapia

Ho paura delle mie decisioni nella relazione

Buongiorno a tutti, sono una donna di 38 anni, in una relazione con un uomo di 55 da quasi 13 anni. Abbiamo due figlie e viviamo insieme. Lui da quando viviamo insieme (12 anni) è sempre stato molto freddo e distaccato, non è interessato a fare attività insieme, quando torna dal lavoro vuole stare in pace e non parlare, i rapporti sessuali si limitano ad una volta al mese, e se io cerco di fare il primo passo vengo rifiutata. Ho tentato innumerevoli volte di instaurare un dialogo, di creare occasioni per uscire insieme, fare cose senza figli, ma se usciamo lui passa la serata ad ascoltare le persone agli altri tavoli, sono sempre io a cominciare a parlare e quando finisco gli argomenti passiamo la serata in silenzio, se gli parlo dei miei sentimenti si mette a dormire, da parte sua insomma c’è sempre stata una chiusura totale. Negli anni ho cominciato a distaccarmi, lentamente, avvisandolo prima di ogni passo, dicendogli ad esempio che, visto che io dicevo “ti amo” e lui no, e che per me era triste dirlo senza essere ricambiata, avrei cominciato a diminuire, fino a smettere di dirlo. Prima di smettere definitivamente, l’ho affrontato dicendogli che questa cosa mi faceva soffrire, e lui ha risposto “forse sarebbe meglio separarci se il mio modo di essere ti fa stare così male”. La mia risposta è stata, possibile che tu preferisca separarci piuttosto che dire di amarmi? E poi ho ceduto, ho smesso di dirlo io e mi sono fatta andare bene che non lo dicesse neanche lui. Stessa situazione un paio d’anni dopo quando i rapporti sessuali da parte sua sono passati ad una volta ogni due mesi. Stessa proposta di separazione da parte sua, stesso risposta da parte mia, alla quale alla fine lui ha fatto un passo nella mia direzione e si è impegnato ad un rapporto ogni due settimane. Ma il problema di base, la sua assenza emotiva, è rimasto uguale nell’arco di tutta la relazione. Io ho avuto diversi periodi di depressione, in uno di questi ho cercato l’aiuto di uno psicologo, che ne ha individuato la causa nella relazione con il mio partner. Io ho negato, convinta che il problema fosse in me. Qualche mese fa sono arrivata ad un periodo di depressione grave, ho cercato aiuto terapeutico ma nella mia zona i tempi di attesa per un percorso terapeutico sono lunghissimi. Ho cominciato a scrivere in un forum, esternando le mie emozioni, e qualche mese fa sono giunta alla conclusione che questa relazione, o meglio, il mio annullarmi pur di piacere al mio partner, sia la causa della mia depressione. Su questo forum ho conosciuto un ragazzo con il quale scriviamo moltissimo e per il quale ho cominciato a provare dei sentimenti. Quando mi sono accorta di queste mie emozioni, ho chiesto una pausa di relazione al mio partner, dando come motivazione il mio aver capito che la depressione dipendesse dalla nostra relazione e spiegando che avrei voluto ragionarci su con calma. I primi due mesi da parte sua non è cambiato nulla nella nostra relazione, io mi sentivo molto meglio, come liberata da un peso. Poi ho deciso di incontrare questo ragazzo dal vivo, è stata una bella giornata, non ci sono stati contatti fisici di alcun tipo. Da quando sono tornata da questo incontro il mio partner è impazzito. Non saprei dirlo altrimenti. Ha cominciato a seguirmi passo passo, a cercarmi sessualmente più volte al giorno, a cercare di continuo il dialogo, mi chiama sul telefono, mi manda messaggi, si informa su cosa faccio, mi riempie di complimenti, mi ha detto di amarmi (si, proprio il ti amo che non mi aveva detto mai), ha proposto di sposarci. Insomma, improvvisamente mi stava dando molto più di quello che io gli avessi mai chiesto in tutti gli anni insieme, in maniera esagerata. Abbiamo parlato ogni giorno per più di 5 ore, ma non sono riuscita a dire “si, riproviamoci”. Il cambiamento è stato troppo estremo, al posto di darmi sicurezza mi ha destabilizzata ancora di più. Certo, una parte di me è stata tentata, non lo nego, ma ho deciso di prendere tempo per vedere quanto reale fosse questo cambiamento. Ma quando (due mesi dopo) ho deciso che avrei reincontrato il ragazzo con il quale ho questa amicizia affettuosa in chat, il mio partner ha cominciato a diventare verbalmente molto tagliente, non saprei definirlo in altro modo. Mi da la colpa di star distruggendo la nostra famiglia, di star distruggendo la sua vita, di essere una persona scorretta, ha cominciato a negare di essere mai stato freddo negli ultimi anni, mi dice che lo farò ammalare, dorme poco, si assenta dal lavoro. E io mi sento in colpa. Mi sento tremendamente in colpa. Non voglio che lui stia male, ma non voglio nemmeno smettere di scrivere all’altro, perché le nostre conversazioni mi fanno stare bene, grazie a queste interazioni e alla pausa sono riuscita a ricominciare a vivere in maniera quasi normale, non ho più attacchi di panico giornalieri, i pensieri autolesionisti sono spariti quasi del tutto, i problemi alimentari vanno meglio, le fobie sociali anche. Ma non è solo questo, è proprio che parlare con questa persona mi piace e mi fa stare bene, e lui ricambia. Non riesco ad immaginare un futuro insieme con lui, è più piccolo di me, studia ancora, e io ho due figlie, ma non è questo il punto. Non voglio lasciare il mio partner per lui, se lascerò il mio partner è per la sofferenza che la nostra relazione mi provoca. Solo che non mi aspettavo questa sua reazione, mi aspettavo che mi lasciasse andare, che le cose si spegnessero da sole. E invece questo suo cambiamento mi ha lasciata allibita e non so più cosa pensare. Credo che il mio partner non abbia ritrovato l’amore nei miei confronti (come lui afferma), ma penso che sia la paura di perdermi come punto fisso e l’angoscia che ci sia un altro, un “concorrente”, a guidarlo. Non so cosa pensare, non so cosa fare, mi sento tremendamente in colpa nei suoi confronti, di star distruggendo la nostra famiglia. Non è una cattiva persona, e gli voglio bene, ma non riesco più ad amarlo, mi ha fatto troppo male. Non so cosa fare, ho paura di farlo soffrire, e ho paura di essere io il problema, di pretendere troppo, è davvero necessario che ci sia amore in una coppia? O davvero dovrei farmi bastare il “sapere che l’altro è qui”? Sono confusa, non so cosa fare. Sto continuando a cercare uno psicologo con il quale cominciare un percorso terapeutico, ma nel frattempo mi farebbe piacere sentire il parere di chi dovesse voler condividere con me il proprio punto di vista. Grazie per l’attenzione

Buongiorno Roselyn,
dalle sue parole emerge con grande chiarezza quanto dolore abbia vissuto negli anni e quanta energia abbia investito nel tentativo di far crescere la relazione. Ma allo stesso tempo, il suo racconto mostra anche un movimento importante: nonostante la sofferenza, lei sta cercando di dare voce a una parte di sé che chiede ascolto, che non si accontenta più di “farsi bastare” e desidera vivere con più autenticità. Quando nella vita di coppia si ripetono a lungo dinamiche di silenzio, distanza e rinuncia, può accadere che dentro di noi si faccia strada una sensazione di “spegnimento”, come se una parte vitale rimanesse imprigionata. Le emozioni che lei sta provando, come il bisogno di calore, la ricerca di uno scambio autentico, la gioia ritrovata nello scrivere a questa persona, non sono un “tradimento”, ma segnali che indicano la necessità di rimettersi in contatto con la propria parte viva e desiderante. È comprensibile che il cambiamento improvviso del suo compagno la destabilizzi: dopo anni di freddezza, la sua trasformazione repentina non porta sicurezza, ma confusione. Questo succede perché ciò che davvero ci rassicura non sono i gesti eclatanti, ma la coerenza e la continuità nel tempo. Il senso di colpa che sente è naturale, ma rischia di soffocare il vero tema: non è lei a “distruggere la famiglia”, bensì la sua anima che le sta chiedendo di non restare più in una condizione che l’ha fatta ammalare. La questione allora non è se “accontentarsi di sapere che l’altro c’è”, ma se dentro quella presenza lei può sentirsi viva, amata e riconosciuta. Il cammino che ha intrapreso, come cercare aiuto psicologico e allo stesso tempo interrogarsi profondamente su ciò che la nutre e ciò che la svuota, è già un passo di trasformazione. Non è un percorso facile, perché implica lasciare andare certezze per dare spazio a ciò che vuole emergere. Ma è un percorso necessario per tornare a sentirsi nella sua interezza.

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