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Dott.ssa Assunta Amoroso

Psicologa, Psicoterapeuta

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Dott.ssa Assunta Amoroso

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  • Milano (Lambrate)
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Fatica a dare un senso alla vita

Buonasera, sono appena maggiorenne, ed è come se io avessi vissuto gli ultimi 4/5 anni tutti uguali. Mi sento ancora una 14enne, sono solo fisicamente e mentalmente cresciuta. Non ho più voglia di vivere; non intendo dire che voglio morire, semplicemente mi stufa fare tutto. Vivere, per me, vuol dire godersi la vita, essere soddisfatti della persona che si è; io ormai ho smesso di vivere già un paio di anni fa. Sono condannata ad avere questo cervello e questa visione della vita, e non capisco più se è una realtà che devo accettare o se sono solo pessimista. Non so quanto sia davvero accogliente stare là fuori, anche se nemmeno casa la è. Vedo del marcio in tutto, compreso in me. Ho ogni giorno pensieri anticonservativi e mi sento di vivere per altri. Vorrei sparire, non essere mai nata, perché tra tutto ciò che sono io, mi identifico poco in una figlia. Dato che la mia esistenza fisica non può essere rimossa altro che con la morte, spesso fantastico e penso al fatto che se esistesse un pulsante che possa cancellarmi (senza ricorrere alla morte) lo cliccherei. Mi appesantisce vivere, piangere, lamentarmi...tutto, letteralmente tutto. Mi sembra di non avere vie di miglioramento e questo male di vivere non lo sopporto più. Ho provato di tutto: ricorro giornalmente alla scrittura, ho provato a forzarmi l'entusiasmo e ho provato a forzare sorrisi; ma sono sempre stati, per l'appunto, forzati e falsi, non sono diventati qualcosa di naturale e mi veniva meno stancante non farlo. E non so se i miei genitori si sentono genitori, ma l'essere umano che mia madre ha partorito non è una figlia. È una sorella, una cuoca, una badante. È quella che pulisce casa e che usa troppo il telefono. È quella persona che deve renderli fieri dei voti. Ma non è meritevole di amore, nè di affetto, tantomento di riconoscenza, perché quello che fa non è mai abbastanza. Non la conoscono come figlia, non sanno dei suoi segreti, di quelli sotterrati nel suo animo, di ciò che prova davvero. Non so se è questo ciò che vuol dire essere figlia, ma se è così ovunque e in ogni famiglia, mi auguro che la reincarnazione non esista, e che in una seconda vita io non sia figlia di nessuno.

Buonasera Isabella, le sue parole hanno l'impatto di un urlo che esce dalla gola di chi non ce la fa più a sopportare ciò che ha intorno. Dalla sua lettera emergono sofferenza, amarezza, insoddisfazione e voglia di cambiare. Credo che lei dovrebbe dare ascolto alla voglia di cambiamento, anche se è la più silenziosa. Se è, come scrive lei, appena maggiorenne, vuol dire che è verso la fine del percorso adolescenziale ma ancora non ne è completamente fuori. Un'età che porta tanti cambiamenti e anche scombussolamenti interiori, per niente facili. Lei sembra già delusa e insoddisfatta dalla sua quotidianità, da ciò che sembra obbligata a fare e ad essere, dal suo ruolo di figlia , tanto che vorrebbe premere un pulsante per non esistere. Eppure io sento una piccola voglia di cambiare, di essere se stessa e di allontanarsi, anche solo interiormente, da ciò che la fa sta male. Le consiglio di seguire questa voce che la invita a capire chi è lei, cosa vuole fare nella sua vita, a trovare le sue aspirazioni, passioni, desideri.  La segua, si faccia aiutare semmai da un professionista a liberarsi di tanti pesi interiori e di tanti "dover esser e dover fare". E scopra invece  i suoi talenti e le sue propensioni. Capisca cosa la opprime e la rattrista, analizzi questi pensieri intrusivi che la tengono legata ad una realtà che non le piace. Solo così potrà essere davvero libera.

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