Non si può' parlare di cibo....
Buongiorno, mia figlia è seguita da una psicologa da 2 anni per ansie, bassa autostima e disturbi alimentari. Abbiamo fatto due incontri con lei per parlare di mia figlia con dei consigli che abbiamo seguito. Ho capito da mia figlia che durante le sedute l'argomento alimentare non ne parla, passa dei periodi che decide di mangiare SOLO determinate cose che decide lei (tonno e mozzarella rigorosamente light oppure ultimamente yogurt magro e fragole tutto senza zucchero) e di questo evita di parlare credo anche con la psicologa. A casa l'argomento cibo è un problema, ho chiesto un incontro pensando che un confronto a tre potesse aiutare con la psicologa visto che a volte è impossibile dialogare lei, e mi ha risposto che si poteva fare ma solo dopo che io e suo padre andavamo da un altro psicologo e fare qualche incontro... ma cosa serve visto che non conosce mia figlia e tutta la situazione come la conosce lei? Sono perplessa e mi chiedo ....è una cosa normale?
Gentilissima,
da quello che scrive desumo, spero correttamente, che sua figlia sia in età adolescenziale. In questi casi, secondo la mia formazione, uno spazio di ascolto per i genitori, diverso da quello del proprio figlio/a, è un fattore terapeutico favorevole per una buona riuscita del percorso che sua figlia sta facendo. Non si preoccupi del cibo in senso stretto, la collega che segue sua figlia è sicuramente avvertita sui periodi di restrizioni e selettività che sua figlia ha, anche se non ne parla esplicitamente con la collega. La questione cibo non è il punto su cui lavorare con lo psicologo/a. Concordo con l'indicazione della collega nel trovare anche lei e il padre uno spazio vostro di ascolto e sostegno. Trovo anche corretto che ogni tanto la psicologa di sua figlia faccia il punto della situazione con voi genitori. Lo trovo perfino più utile anche di un eventuale incontro tra lei, sua figlia e la psicologa. Ogni caso è comunque a sé e valuterà la collega che sta seguendo sua figlia se utile o meno questo incontro. Da ultimo, mi chiedo se ha chiesto a sua figlia se è d'accordo o meno a fare questo colloquio a tre. Non lo sottovaluti questo aspetto, è molto importante.
Cordialmente,
Cinzia Paolucci
Psicologo, Psicoterapeuta - Macerata - Ancona