Dott.ssa Federica Ciocca

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Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista

Dubbi su come gestire un comportamento di mia figlia

Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio su come affrontare alcuni comportamenti di mia figlia che ha 12 anni. Leggendo alcuni messaggi sul suo cellulare qualche mese fa sono venuta a sapere che la sua amica del cuore le ha confidato di essere omosessuale. Da quel momento mia figlia è cambiata moltissimo, all'inizio si è definita anche lei omosessuale, poi bisessuale, poi ancora pan sessuale e alla fine omnisessuale (non si definiva così con tutti, ma solo quando parlava con le sue amiche più intime). Da premettere che prima di allora era una ragazzina molto semplice, piuttosto ignara riguardo all'argomento LGBT. Sicuramente la confidenza della sua amica l'avrà messa di fronte a questa realtà e, a mio avviso, l'avrà anche turbata e confusa, tanto è vero che nel giro di pochissimo ha variato ampiamente il suo orientamento sessuale. Ho cercato di parlarne con mia figlia, spiegandole che per me è importante la sua felicità e che l'accetterei comunque, anche se prima di definirsi in un modo piuttosto che un altro, dovrebbe essere più consapevole, ma ho ottenuto solo un muro di silenzio e un atteggiamento di fastidio per essermi interessata ai fatti suoi e non ha gradito questa mia intromissione. Così ho deciso di non riprendere l'argomento e di "supervisionare" dall'esterno i suoi comportamenti e soprattutto la sua serenità.
Dopo qualche tempo ho notato che aveva iniziato a definirsi no binary e a usare pronomi maschili. Anche in questo caso soltanto con le sue amiche intime o in alcuni commenti su alcuni social, dove si è data un nome neutro.
Questa cosa mi ha gettato completamente nello sconforto, vedo che la situazione si sta complicando, mi chiedo perchè dovrebbe preferire i pronomi maschili se è sempre stata molto femminile? Ho paura che da sola non riesca a gestire questi sentimenti così contrastanti, anche se apparentemente sembra serena. Riprendere l'argomento con lei non porta a nulla, non ne vuole parlare con me e non gradisce l'idea di parlare con uno psicologo. Per questo motivo chiedo a voi un consiglio, lascio passare un po' di tempo per capire se spontaneamente mia figlia trovi la sua strada? o sarebbe opportuno che mi facessi aiutare io per cercare di seguirla meglio?
Da premettere che fino ad ora, all'esterno per lo meno, è rimasta la ragazzina brava, educata, che va bene a scuola e questo mi fa pensare che sia serena.
Allo stesso tempo ho paura, mi sento impotente e sconvolta da qualcosa che non avevo mai nemmeno immaginato, pensando all'adolescenza temevo tante cose, ma una cosa del genere non mi aveva mai sfiorato. Vi ringrazio per i consigli che vorrete darmi.

Gentile Cristina,

immagino il suo senso di impotenza e la sua confusione. Non si allarmi però, è un momento l'adolescenza dove questi cambi possono anche essere normali un po' per moda, un po' perchè c'è confusione sul proprio fisico o su ciò che piace e non piace, un po' per seguire il gruppo, ecc. 

Da come racconta, inoltre, mi sembra di capire che sua figlia prima di questa confidenza amicale si riteneva e vedeva "totalmente femmina". Solitamente, invece, è presente un minimo di confusione anche da bambini che sia nei giochi, nell'abbigliamento, nei gusti, ecc. 

"Questa cosa mi ha gettato completamente nello sconforto, vedo che la situazione si sta complicando, mi chiedo perchè dovrebbe preferire i pronomi maschili se è sempre stata molto femminile?"

A questa sua domanda vorrei rispondere che se ad oggi si definisce "neutra" o binary può essere "normale" che tenda a immedesimarsi nell'etichetta che si è data. Un motivo esatto non saprei però dirglielo perchè non c'è una definizione univoca nemmeno nella letteratura scientifica.

Ho paura che da sola non riesca a gestire questi sentimenti così contrastanti, anche se apparentemente sembra serena.

A questo proposito potrebbe valutare di consigliarle degli incontri con un professionista che si occupa di sessualità e di età evolutiva/adolescenza dove poterle lasciare uno spazio solo per lei, dove potersi aprire, confrontare, conoscere meglio questo mondo non solo con gli occhi dei social o delle amiche ma con un adulto/professionista per di più neutro e che non giudica parole o emozioni descritte. Capisco che possa essere difficile valutare una persona esterna, potrebbe magari attendere un periodo e vedere come va oppure valutare dei primi colloqui per lei mamma e papà e successivamente provare a proporre una condivisione famigliare dove potrebbe essere presente anche lei (figlia). 

Immagino lo sconvolgimento emotivo che questa situazione le ha portato. Non si giudichi in negativo. Da come scrive per di pià emerge subito una mamma presente, attenta e che ha provato anche a dialogare negli anni con la figlia. E', inoltre, un'emozione e una sensazione provata da quasi tutti i genitori appena entrano in contatto con questo sentire deie figli. Lei già è stata forte nel farla sentire accolta, nel provare a dialogare con lei e nell'essere presente nella sua vita. 

Potreste valutare se la ragazza vuole di leggere un libro insieme o di proporre a lei di leggere qualcosa. 

Resto disponibile per informazioni, domande aggiuntive e/o eventuale consulenza.

Cordialmente

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

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