Testimonianza della Vittima adulta

LA  TESTIMONIANZA  DELLA  VITTIMA  ADULTA  IN  REATI  VIOLENTI

Secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza di legittimità “in tema di valutazione della prova testimoniale, a base del libero convincimento del giudice, possono essere poste le dichiarazioni della parte offesa e quelle di un testimone legato da stretti vincoli di parentela con la medesima: ne consegue che la deposizione della persona offesa dal reato , pur se non può essere equiparata a quella del testimone estraneo, può tuttavia da sola essere assunta come fonte di prova, ove sia sottoposta ad un attento controllo di credibilità oggettiva e soggettiva, non richiedendo necessariamente neppure riscontri esterni, quando non sussistano situazioni che inducano a dubitare della sua attendibilità” (Cass. Sez. 3 sent. N. 22848 del 27.03.2003 dep. 23.05.2003 rv 225232).

Alla luce di quanto sopra, quando ci si trova di fronte ad una vittima adulta coinvolta in reati violenti  bisogna esaminare i seguenti aspetti :                                                                                    

1) la consistenza dei fatti,  le caratteristiche   delle dichiarazioni  che devono  contenere elementi di precisione e di chiarezza e lo stesso contenuto deve essere articolato e con particolari suscettibili di verifica;                                                                                                

2) la struttura del racconto deve essere consequenziale con assenza di contraddizioni; 

3) la costanza, cioè la ripetizione coerente nei diversi momenti del processo;                                      

4) il rispetto della verosimiglianza secondo quanto stabilito dalla Cass. Sez. 2 n. 8070, cioè la credibilità del dichiarante in relazione alla personalità, al livello culturale, al suo passato; 

5) l’attendibilità  delle singole  dichiarazioni,  in antitesi  tra loro quelle  di vittima e reo. Nei soggetti  vittime  di violenza,  sfruttamento,  atti  persecutori, maltrattamenti,   ci  si  trova spesso  di fronte ad una  “prova dichiarativa debole”, derivante  proprio dalla vulnerabilità della vittima visto il trauma subito e considerato il fatto che ci potrebbero essere ritorsioni o future minacce.

Il contenuto della testimonianza resta, pertanto, connesso alla modalità di come la vittima ricorda l’evento che ha vissuto, nonché alla decisione di raccontare e quanto raccontare di ciò  che  le  è accaduto. In questo  contesto,  si  inserisce il funzionamento  della memoria umana  che  nella  deposizione che il soggetto  farà, non  potrà mai  presentare una  corri-spondenza  perfetta, cioè  una sovrapposizione  completa  tra  la realtà  e quanto viene espresso.

A tal proposito, bisogna soffermarsi sulla memoria che non è un semplice contenitore in cui si ricercano ricordi, filmati  e quant’altro, ma  essa svolge una funzione  ricostruttiva  attraverso un processo attivo di elaborazione delle informazioni che vengono selezionate e codificate,  attraverso  la pregressa  conoscenza  del   soggetto, sia in modo cosciente (mediante la logica, la coerenza e la chiarezza ), sia in modo inconsapevole (attraverso stati emotivi, stress, contaminazioni provenienti dal mondo esterno,  e  meccanismi  di difesa). Quanto sopra, può alterare la percezione di quanto accaduto. La memoria ha in sé un processo complesso che è costituito dal registro sensoriale, dalla memoria  a  breve termine e dalla memoria a lungo termine. Queste parti svolgono funzioni diverse che si intersecano tra loro: il registro sensoriale (RS) contiene l’informazione proveniente dagli organi di senso e viene trattenuta nel suo formato originale (olfattivo, visivo, uditivo  e tattile) per un tempo brevissimo che va da 500 a 2000 m/s; la memoria a breve termine (MBT) ha una capacità limitata e riesce a trattenere l’informazione per un tempo massimo di circa 30 secondi; la memoria a lungo termine (MLT) si presenta con una capacità spazio-temporale infinita. Pertanto, gli stimoli provenienti dall’esterno vengono percepiti dai sensi e codificati, in modo approssimativo, nel registro sensoriale come tracce mnestiche e ivi trattenuti per pochi istanti. A loro volta, le tracce mnestiche transitano nella memoria a breve termine e qui vengono sottoposte ad una ripetizione continua per consentire alla memoria lavoro di selezionare i dati più importanti, elaborarli ed assegnare loro un significato mediante la conoscenza generale fornita dalla MLT. La memoria lavoro  è responsabile del processo cognitivo che il soggetto effettua nell’attività di comprensione.     

 

 

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