Aiutare il figlio in difficoltà

Mi scrisse una e mail nella quale manifestava la sua preoccupazione per il figlio in quanto a scuola stava aumentando la sua disattenzione. Era molto facilmente distraibile, impiegava molto tempo per fare i compiti e, la cosa nuova era rappresentata dal fatto che nei suoi disegni apparivano figure orrifiche, sangue e denti aguzzi di mostri. Inoltre, il suo sonno non era tranquillo a causa di tensione e sogni sempre più simili a incubi.

All'appuntamento la signora Dora manifestava segni molto evidenti di ansia patologica che lei tendeva a minimizzare o, addirittura, a negare.

Ben presto compresi che questa sua tendenza si evidenziava nella comunicazione in meccanismi difensivi tendenti a nascondere a sè stessa la responsabilità dei sintomi del figlio. Responsabilità che si trasformava in colpa a livello inconscio. La colpa intanto si esprimeva con conflitti interni e si traduceva in comportamenti nei confronti del figlio, di inconsistenza e contraddittorietà, anticipazione delle scelte che invece toccavono a lui, pensiero catastrofico per il destino futuro del bambino –ansia anticipatoria - (la signora pensava che la situazione attuale avrebbe avuto ripercussioni future nella vita del bambino gravissime). Il bambino, molto intelligente, non era riuscito più a contenere le angosce della mamma che si manifestavano con tutta la loro forza nonostante la signora volesse invece assolutamente preservare il figlio da tale influenza che percepiva a livello inconscio.

Dopo i primi tre incontri ai quali volli che partecipassero entrambi, insegnai le attività che erano comprese in un programma per le scuole. Il programma prevedeva  l'incentivazione della sensibilità a stare nel “quì ed ora”, nel percepire le sensazioni ed imparare a rilassarsi. Entrambi accettarono volentieri di parteciparvi come gioco e a cui parteciparono con assiduità. Proposi inoltre, numerosi compiti a casa. Attraverso svariati stratagemmi e attività che includevano il training autogeno e forme di trans ipnotica, la coppia imparò a comunicare anche in forme alternative a quelle solite. Anzi, spiegando alla madre l'eventualità in questi casi che le persono possono mettere in atto, senza volerlo, meccanismi di difesa come la proiezione, l' identificazione proiettiva e altri ancora, ottenni un atteggiamento più naturale, non più tendente ad anticipare i pensieri negativi sul figlio, ma anche meno tendenti al catastrofismo e alla pervasività.

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