I neuroni specchio: neuroscienze e psicoterapia della gestalt

L'obiettivo della ricerca condotta sui macachi era quello di studiare le aree del cervello deputate al controllo dei movimenti della mano. Alle scimmie vennero messi a disposizione oggetti e cibo e contemporaneamente impiantati degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore con l'intento di registrare la reazione dei singoli neuroni durante azioni e movimenti compiuti dai macachi stessi. Uno sperimentatore si avvicinò ad una cesta di frutta e raccolse una banana con la mano. Un gesto assolutamente insignificante che peròsi rivelò illuminante per gli studi successivi.

In modo del tutto inaspettato, i neuroni deputati al controllo dei movimenti del macaco si attivarono.

I ricercatori rimasero basiti: perchè mai i neuroni si dovrebbero attivare se la scimmia non stava compiendo nessun movimento ma stava solo osservando un ricercatore mentre raccoglieva una banana?

Fu la prima osservazione diretta del funzionamento dei mirror neuron ovvero dei neuroni specchio: erano i primi anni Novanta.

I neuroni specchio sono neuroni motori che hanno la caratteristica di attivarsi sia quando compiamo un'azione, sia quando siamo testimoni di un'azione compiuta da qualcun'altro. Il tipo di attivazione differisce solo per l'intensità cioè la risposta è maggiore quando compiamo l'azione rispetto a quando la osserviamo.

Gli stessi siti corticali sono ugualmente attivati durante L'ESECUZIONE, OSSERVAZIONE O IMITAZIONE di

  • movimenti corporei
  • azioni su oggetti
  • azioni comunicative
  • ascolto/lettura di descrizioni linguistiche di azioni

 


Si può affermare che i mirror neuron incarnino una rappresentazione astratta dell'azione. Questa ipotesi è sostenuta dal professor Vittorio Gallese (che ai tempi della scoperta dei neuroni specchio faceva parte del gruppo di Rizzolatti).

Gallese parla di simulazione automatica dell'azione, ipotizza cioè che il modello di comprensione più spontaneo sia quello della simulazione che porterebbe a creare un modello interno dell'azione. Egli definisce questo processo "simulazione incarnata" (Gallese 2001, 2003, 2006) Cosa significa tutto questo?

Se spontaneamente e automaticamente un'azione osservata, udita o anche solo immaginata nelle sue conseguenze evoca una risonanza motoria, allora possiamo ipotizzare che la comprensione delle azione delle altre persone avvenga attraverso la creazione di un modello interno ovvero un processo di identificazione e simulazione automatico, pre-riflessivo cioè non modulabile cognitivamente. Questa ipotesi è molto distante dalla concezione cognitivista secondo la quale quando osservo un'azione il mio cervello costruisce una rappresentazione di quell'agire che verrà sottoposta ad un'interpretazione cognitiva.

Le ultime ricerche sui neuroni specchio si sono concentrate anche sulla risonanza emotiva. Se i neuroni specchio si attivano con l'esecuzione, l'osservazione o la percezione uditiva di un'azione compiuta da un'altra persona, è possibile ipotizzare che esista un meccanismo simile che coinvolga le emozioni e le sensazioni?

Vittorio Gallese, con il suo modello di simulazione incarnata ritiene di si. Con questo concetto egli spiega come il processo di identificazione e reciprocità di cui stiamo parlando avviene in un contesto relazionale empatico di consonanza intenzionale che ricorda il concetto di sintonizzazione di D. Stern.

Come possiamo applicare questi importanti concetti alla psicoterapia?
Per Daniel Stern il cambiamento in psicoterapia non è dovuto tanto all'interpretazione dei contenuti che l'altro ci porta ma alla conoscenza relazionale implicita. Non è tanto quello che uno psicoterapeuta ha imparato sui libri e quindi sa, che fa la differenza, quanto la sintonizzazione, l'intuizione del processo dell'altro. Essendo questo meccanismo mediato dai neuroni specchio non è cognitivo ma preverbale.

Le competene preverbali appartengono al campo dell'esperienza, del corpo in azione. Le emozioni sono prima di tutto corporee e una delle competenze del terapeuta della Gestalt è quella di essere presenti prima di tutto nel proprio corpo. E' solo sintonizzandosi con il proprio corpo che si riesce a cogliere l'altro nel suo essere ora e nel suo movimento verso il futuro.

Ciò che un terapeuta della Gestalt coglie primariamente è il movimento. Percepire il movimento o l'intenzionalità di movimento dell'altro ci rende empatici, ci permette di sintonizzarci con il suo andare verso.

La Psicoterapia della Gestalt si occupa del corpo in azione, in contatto, cioè di come la persona è presente nel qui ed ora e di come il suo corpo ci dice, attraverso il suo modo di entrare in contatto, dove vorrebbe andare. Il terapeuta, attraverso competenze supportate dai neuroni specchio, cogliendo il movimento del corpo del paziente, sostiene la sua intenzionalità, il suo tendere verso il futuro (M. Spagnuolo Lobb).

Margherita Spagnuolo Lobb definisce questo processo Now For Next: anzichè focalizzarsi su ciò che non va nel paziente, sul suo passato o sul capire cosa lo fa star male, il terapeuta della Gestalt sta con il corpo del paziente per cogliere quel movimento (un respiro, un tamburellare delle dita, una postura, un comportamento o un'azione...) nel qui ed ora che intenzionalemente lo proietta nel suo futuro e che gli permetterà di rivelarsi pienamente nella relazione terapeutica esperendo con i sensi aperti l'altro.

Spesso i sintomi, i comportamenti disfunzionali, non sono altro che la miglior soluzione possibile in un determinato momento ed in un determinato ambiente e raccontano implicitamente di ciò che la persona vorrebbe fare ma non può o non riesce a fare, cioè parlano del suo movimento verso il futuro. Il terapeuta non deve aggiungere niente, deve solo sostenere la persona nel seguire la sua direzione.

Attraverso i neuroni specchio noi abbiamo la capacità di sintonizzarci con il movimento del paziente e di intuire il sentire del corpo dell'altro e la sua direzione attraverso il nostro corpo.

La capacità di aree del cervello umano di attivarsi alla percezione delle azioni, delle sensazioni e delle emozioni altrui, espresse con posture, moti del volto, gesti e suoni; la capacità di risuonare istantaneamente con questa percezione, rende ognuno di noi in grado di agire in base a quella che viene definita "partecipazione empatica".

Ogni relazione intersoggettiva è prima di tutto intecorporea in quanto pre-verbale (precede la comunicazione linguistica): l'identificazione sociale con l'altro è una caratteristica costitutiva dell'essere umano.

"I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia". (Vilayanur S. Ramachandran).

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