Come superiamo il nostro senso di vuoto?

Molte possono essere le ragioni per cui questi vuoti esistono, molte delle quali sono difficili da spiegare, ma esse sono probabilmente connesse ai nostri bisogni fondamentali che sono rimasti insoddisfatti.

Sebbene esista in realtà solo un'unica sensazione di vuoto interiore, possiamo distinguere diversi tipi di vuoto, a seconda di tali bisogni: coloro, ad esempio, che non hanno ricevuto il supporto di cui avevano bisogno durante la fase evolutiva, avranno un "vuoto del sostegno", se non abbiamo ricevuto il riconoscimento di cui necessitavamo potremo sviluppare un "vuoto da riconoscimento", e sentiremo un "vuoto da inadeguatezza" quando avremo l'idea di non essere abbastanza bravi come persone e non ci sentiremo speciali o rispettati.

Spinti dal bisogno di riempire questi vuoti, cerchiamo affamati qualcuno che possa confermare il nostro valore nella speranza che il vuoto possa essere finalmente riempito.

A causa del vuoto interiore percepito, quando ci si identifica con il bambino emozionale (Krishnananda, 1999), ci si percepisce come bisognosi, ma questo non è reale e ci porta a credere che la vita o gli altri debbano riempire il nostro vuoto. Ed è così che inconsciamente proiettiamo i nostri bisogni insoddisfatti sulle persone amate, i figli, gli amici più intimi e colleghi di lavoro - di fatto su chiunque sia in relazione con noi. Più stretta è la relazione e più è profonda la proiezione.

Il punto di partenza per guarire dal sentimento di vuoto è riconoscere l'automatismo con cui le persone cercano di riempirlo dall'esterno. Questo processo di osservazione e comprensione libera energia che permette di interrompere i comportamenti automatici e ad "essere con" l'esperienza del vuoto quando viene provocata. "Essere con" significa semplicemente sentire e lasciare che l'esperienza accada, senza cercare di cambiare o migliorare nulla.

Kabt-Zinn (1982) ha constatato che il portare i pazienti a sviluppare un atteggiamento non giudicante nei confronti delle proprie sensazioni di dolore - fisiche o psichiche - e aiutarli a osservare con curiosità, senza reagire con impazienza o intolleranza, produceva come risultato una significativa riduzione della quota di sofferenza, non legata alla percezione sensoriale o emotiva del dolore, ma alla propria reattività emotiva (avversione) verso le sensazioni percepite.

Se un paziente giudica come cattive o sbagliate le emozioni negative, è naturale che ogni volta che ne farà l'esperienza proverà sentimenti di colpa, rabbia e/o ansia. Il sovrapporsi di questi sentimenti negativi ad una situazione già di per sé negativa, non farà altro che aumentare il disagio del paziente, e gli renderà sempre più difficile sopportare l'angoscia.

La Mindfulness punta molto sul discorso dell'accettazione. Essa ha un ruolo essenziale nel riuscire a mettere in contatto il paziente con la propria esperienza di vuoto, permettendo che in questo modo avvenga anche l'esposizione agli stimoli dolorosi, qualunque essi siano. L'accettazione permette, in un contesto di apertura e disponibilità psicologica, di avvicinare con un atteggiamento curioso fonti di stimolazione avversiva che fino a quel momento provocavano comportamenti di fuga, rifiuto o evitamento.

Tutti i segnali che accompagnano l'esperienza di vuoto sono solitamente sottoposti a una meta-valutazione (un processo metacognitivo) da parte del soggetto, vengono cioè caricati di una valenza negativa e giudicati altamente spiacevoli o insopportabili, portando l'individuo ai più svariati tentativi di soppressione o evitamento. L'accettazione incondizionata sarebbe un modo differente di relazionarsi con l'esperienza che ridurrebbe l'evitamento cognitivo eliminando così uno dei fattori di mantenimento della sofferenza (Didonna, 2007).

Alcune possibili istruzioni che possono essere utilizzate al fine di consentire ai pazienti di comprendere meglio e rimanere in contatto con il sentimento di vuoto, in modo consapevole, sono le seguenti:

1. Guarda un po' ai bisogni essenziali che avevi da bambino. Chiediti ora: "ho forse un vuoto collegato a questo bisogno?"

2. Poi focalizzati su questo particolare vuoto e chiediti: "in che modo questo vuoto condiziona il modo in cui mi relaziono con gli altri e con me stesso?"

3. Resta in contatto con questo vuoto e chiediti: "come si esprime questo vuoto dentro di me? quali sensazioni provo proprio ora e in quali parti del corpo?" Permettiti di notare le tue sensazioni in questo momento e renditi conto del fatto che esse sono comunque qualcosa di diverso da te, non sono te stesso.. Respira insieme ad esse. Prova a osservarle senza giudicarle, portando un senso di gentile curiosità verso questa esperienza. Puoi avvicinarti o allontanarti da queste sensazioni provando alla fine a lasciarle andare"

4. Esplora ora i tuoi bisogni: "Quali pensieri ed emozioni si attivano quando prendi in considerazione i tuoi bisogni? (Es. "sono debole e bisognoso se voglio questo", "sento di non avere il diritto di desiderare o avere bisogno di tutto questo"). Concediamo ad essi la possibilità ed il tempo necessario per attraversare la nostra mente.. Siamo accettanti e compassionevoli verso questi pensieri, rendendoci conto che quando si sono formati essi avevano certamente un senso e una funzione, anche se forse ora li hanno perduti.. proviamo a pensare quanto hanno bisogno di noi per esistere, senza di noi essi non hanno forza né senso.. concediamoci la libertà di osservarli e comprenderli senza giudicare..." Diamoci il permesso di immergerci dentro la nostra esperienza interna, anche se fa male e ci crea dolore, respirandoci insieme, attraversandola e lasciandoci avvolgere da essa per riemergere, ad un certo punto, di nuovo in superficie.. proviamo ad osservare cosa succede, cosa cambia.. fidandoci della nostra esperienza".

5. e alla fine: "che cosa ti è stato insegnato da bambino rispetto all'avere o all'esprimere i tuoi bisogni?" (es. "è da egoisti avere questi bisogni o desideri"; "gli uomini non dovrebbero avere bisogni o desideri"). Sii gentile e non giudicante ora verso te stesso e i tuoi pensieri. Non c'è nulla che tu debba o non debba fare in questo momento... Semplicemente stai con te stesso e il tuo respiro ora, momento dopo momento.."

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