Psicoterapia breve strategica e disturbi psicologici

La Psicoterapia Breve Strategica è per eccellenza la terapia centrata sulla soluzione dei problemi umani, che persegue gli obiettivi attraverso l'attuazione di strategie specifiche. La sua efficacia è riscontrabile nei casi di sintomatologia chiaramente definita o nei casi di problematiche vaghe, attraverso il raggiungimento di obiettivi specifici (Petruccelli, 1999).
La terapia strategica fonda la sua efficacia sulla presa di responsabilità del terapeuta che deve influenzare attivamente il paziente, progettando con lui, attraverso negoziazioni terapeutiche, un piano di promozione del cambiamento. Obiettivo della terapia, oltre alla rottura di precedenti schemi disfunzionali del soggetto, è lavorare per l'accrescimento delle capacità della persona, riscoprire un'energia soffocata dal buio, che il disturbo provoca e provocare una crescita umana permanente. L'intervento terapeutico, dunque, genera uno slittamento da un punto di osservazione rigido del paziente, ad un punto di osservazione maggiormente flessibile.
Il terapeuta, sin dal primo incontro con il paziente, si concentra su quattro versanti del problema presentato: cosa avviene all'interno dei tre tipi di interazione interdipendenti che il paziente vive con
se stesso, con gli altri e con il modo; come funziona il problema da lui portato in terapia all'interno di questo sistema relazionale; quali sono le tentate soluzioni finora messe in atto per risolverlo; come è possibile cambiare la situazione problematica nel minor tempo possibile ed in modo efficace e duraturo.
Durante il primo contatto, terapeuta e paziente avviano una relazione di reciproca conoscenza, il primo colloquio è un momento orientativo (Gulotta e Santi, 1998; Gulotta, 1997), per comprendere la reale motivazione del paziente al cambiamento e per creare fiducia nella relazione e nella possibilità di guarire dal problema presentato.
Si passa poi alla definizione del problema in cui si concretizzano i confini della problematica portata e si comprende quale sia il sistema percettivo-reattivo disfunzionale che mantiene il problema stesso.
La fase della definizione degli obiettivi, invece, permette al terapeuta di dare al percorso terapeutico una precisa metodologia e la possibilità di controllare in itinere i cambiamenti del paziente. Terapeuta e paziente sono entrambi parte attiva nel processo di cambiamento e questo rende il paziente sicuro perché non più solo a gestire il suo problema e conferisce lui anche il potere di controllare lo sviluppo della terapia stessa.
Creato un piano strategico degli obiettivi, si passa poi alla fase della individuazione del sistema percettivo-reattivo che mantiene il problema. Diventa necessario, dunque, comprendere come si mantiene il problema, quali fattori possono essere individuati e su quali fattori specifici intervenire, per fare in modo che la terapia vada a buon fine. Diverse ricerche hanno dimostrato che spesso il problema portato dal paziente, viene mantenuto dalle sue tentate soluzioni, fino ad arrivare al punto che il problema diventa la soluzione che lui attua. L'individuazione delle tentate soluzioni del paziente è il primo passo per attuare tecniche dedite ad interrompere tale circolo vizioso.
La fase di programmazione della terapia e della scelta delle strategie da adottare è una fase che, seppur trattata distintamente, è presente sin dal primo contatto.
L'approccio strategico, a differenza di altri approcci, si adatta alle esigenze del paziente, dunque le strategie messe a punto dal terapeuta dovranno sicuramente fare riferimento allo specifico problema, ma dovranno anche adattarsi alle caratteristiche del paziente ed alle sue prerogative.
La fase di conclusione della terapia breve strategica, è la parte del trattamento che rappresenta in genere l'ultimo incontro del percorso psicoterapeutico ed è una parte fondamentale poiché mira a dare una definitiva cornice al lavoro effettuato con il paziente. Obiettivo importante è quello di dare maggiore e definitiva solidità all'autonomia del paziente.
L'accrescimento dell'autostima, l'aumentata percezione di essere stato parte attiva dell'intero percorso terapeutico e la conferma ricevuta da un esperto rispetto alle potenzialità insite in ciascun individuo per il superamento dei propri limiti, sono insieme elementi che ridefiniscono una più solida struttura di sé in relazione agli altri ed al mondo e generano maggiore sicurezza nell'individuo per affrontare la vita senza il supporto del terapeuta.
Nella terapia strategica il distacco terapeuta-paziente non è particolarmente doloroso, perché il terapeuta strategico, durante tutto l'arco della terapia, conferisce sempre al paziente la capacità di aver raggiunto piccoli miglioramenti grazie alla propria tenacia, pertanto la costruzione di identità autonoma rispetto al problema ed alla sua soluzione, viene raggiunta gradualmente dal paziente e non attribuita soltanto alla fine.

Dott.ssa Lia Parente
Centro di Psicoterapia Breve Strategica 

Corso Vittorio Emanuele - Trani (BT)

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