COLLOQUIO PSICOLOGICO CON GIOVANI COPPIE IN ATTESA DEL PRIMOGENITO

~~COLLOQUIO CON GIOVANI COPPIE IN ATTESA DEL PRIMOGENITO
“Prego accomodatevi”, invito così la giovane coppia ad accomodarsi . Lui le fa spazio, aspetta che sia lei a prendere posto per prima e solo quando si è assicurato che sia comoda si siede accanto a lei.

Diventare genitori è davvero una grande impresa al giorno d’oggi e non solo per la futura mamma. È una fase evolutiva che comporta una modificazione nello sviluppo della propria personalità, una rivalutazione del proprio ruolo sociale e un riarrangiamento della struttura familiare.

Molto più attivo, rispetto al passato, il ruolo del futuro padre, sempre più spesso presente ed emozionato alle ecografie e in sala parto, sempre più coinvolto nella gestione ed educazione del figlio, fonte di protezione per la futura mamma e contenitore delle sue angosce e paure.

Quindi un futuro padre più partecipe sia sul fronte pratico che emozionale anche se a mio parere ancora troppo lasciato a sé stesso nella gestione dei propri vissuti.

Ecco perché un colloquio con uno psicologo anche in questa occasione può diventare molto utile.  Poter esprimere liberamente le proprie angosce, poter sollevare dubbi ed eventuali problematiche con chi di competenza, sentirsi sinceramente ascoltati da chi non è lì per elargire consigli come spesso accade a chi è già diventato genitore, sono semplici ma importanti passaggi per la costruzione di una nuova percezione della relazione di coppia in prospettiva genitoriale.

Quali sono i compiti adattivi che tale coppia dovrà affrontare? Come prima cosa creare uno spazio psicologico per il nascituro dentro di sé (compito questo più sentito dalla madre che vive direttamente l’esperienza del feto) come parte integrante del Sé. Il passo successivo e più difficile è prendere consapevolezza del fatto che quel feto diventerà un bambino e in quanto tale entità a sé stante e non più un tutt’uno con la madre.

Questo compito di “separazione” comporta un rimodellamento dell’identità della madre ma anche del padre che attraverso un processo di consapevolezza più lungo, in quanto il suo ruolo più attivo verso il figlio avverrà solo dopo la nascita, modificherà il suo ruolo sociale.

In sede di colloquio è interessante inoltre trattare le dinamiche psicologiche che si presentano nei vissuti e nelle fantasie della giovane coppia sul bambino e come genitori. Assomiglierà al papà o alla mamma, sarà un bambino tranquillo o capriccioso, ci farà dormire la notte, saremo in grado di gestirlo e crescerlo…questi e tanti altri i leciti quesiti che cullano o angosciano le menti dei futuri genitori.

Come viene strutturato solitamente un colloquio di questo tipo? Innanzitutto lo psicologo tiene conto non solo del contenuto verbale che viene riportato dalla coppia ma fa particolare attenzione alle componenti non verbali della comunicazione: gesti, tono di voce, postura…tutti piccoli elementi che possono facilmente sfuggire ad un occhio non pratico ma che invece arricchiscono e a volte contrastano il contenuto verbale.

Solitamente, ma non è d’obbligo, si inizia chiedendo notizie personali come età, livello scolastico, professione, il rapporto col proprio lavoro (gratificazioni e ambizioni), interessi culturali e sociali, non per curiosità morbosa dello psicologo ma per creare un’atmosfera rilassata, di conoscenza reciproca, all’interno della quale la coppia possa sentirsi a suo agio, ascoltata e non giudicata.

Si entra successivamente nel vivo del colloquio chiedendo informazioni sull’andamento della gravidanza, sul proprio vissuto rispetto le prime ecografie (dove il bambino non è più solo una fantasia nella mente dei genitori ma è lì, davanti ai loro occhi, visibile attraverso un monitor) quindi la rassicurazione di vederlo e sapere che va tutto bene, sulla percezione dei movimenti fetali che nei mesi successivi coinvolgono anche il padre che può assistere ai “calcetti” del figlio, sul bambino immaginato, sulla percezione della modificazione del proprio corpo e su come anche il marito la vive, sul rapporto di coppia e con le rispettive famiglie d’origine in quanto si potrebbero riattivare vecchie e più o meno superate dinamiche familiari, sull’immagine di sé come genitori ed infine per tornare ad alleggerire l’atmosfera sull’intenzione e motivazione a partecipare a corsi di preparazione al parto.

In questa che appare come una veloce carrellata di argomenti da trattare, lo psicologo pone estrema attenzione soprattutto a sei aree del colloquio:

- I VISSUTI PERSONALI: c’è la possibilità che si presenti nella donna una tendenza regressiva che la porti ad essere dipendente dal partner, fragile ed emotiva. In questa circostanza è importante che l’uomo mantenga un atteggiamento protettivo e sia in grado di contenere le angosce della donna

- GRAVIDANZA: la reazione di entrambi alla scoperta del concepimento ed eventuali disturbi fisici che l’accompagnano

- VISSUTI SUL FETO: gioia e/o angoscia, fantasie sul nascituro, possibili sentimenti di invidia dell’uomo rispetto l’unità madre-bambino

- ECOGRAFIA: vissuti rispetto la visione del feto, influenza sulla rappresentazione mentale del proprio figlio
- IL BAMBINO: immagine fantasmatica, desideri e aspettative sull’aspetto fisico e la personalità, timori sulla sua salute, sogni per il futuro

- RAPPORTO CON I PROPRI GENITORI: ricordi d’infanzia, riattivazione di dinamiche familiari, modificazione della relazione

In conclusione è doveroso da parte dello psicologo dare una restituzione, sottolineando l’importanza della collaborazione, della fiducia riposta in lui e ringraziandoli per questo.

 

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