I litigi dei bambini: Se gestiti bene sono un'opportunità di crescita.

Partiamo da un assunto di base: “Il bambino perfetto non esiste” e il nostro bambino ideale spesso non corrisponde al nostro bambino reale. Questo è un bene, in particolar modo se il desiderio è quello di poter avere un bambino sempre tranquillo, ubbidiente, sorridente, cordiale ecc… ma soprattutto che non si arrabbia mai e che non litiga con nessuno.

Contrariamente a quello che si vorrebbe, i bambini litigano spesso: per il possesso di un gioco, per ricevere l’attenzione dell’adulto, per dominare la situazione, per noia, per frustrazione, gelosia, ecc…
Al giorno d’oggi di fronte ad un bambino che litiga, oppositivo e disubbidiente si tende a puntare il dito sui genitori, ritenendoli non adeguati nella loro competenza genitoriale. Il rischio è quello di mettere in crisi l’intero contesto famigliare.

Litigare è un comportamento normale! I bambini per loro natura sono oppositivi, spesso in conflitto con coetanei, adulti o fratelli.
A rendere il litigio un’esperienza critica o a trasformarlo in opportunità di crescita, dipende soprattutto dall’atteggiamento dei genitori/adulti. Se il comportamento del bambino viene vissuto esclusivamente in maniera negativa, si rischia di precludergli degli insegnamenti formativi per la sua crescita e per le sue competenze relazionali.

In linea generale, in ogni tipo di convivenza è prevista una certa dose di conflitto, e ognuno di noi in base alla propria esperienza vive o ha vissuto diversi momenti di tensione e conflitto.

Il litigio è sempre stato visto come un problema da affrontare, limitare, e condannare.
Ai bambini non si permette di litigare e alle prime avvisaglie di un conflitto, l’adulto-giudice individua subito il colpevole per sgridarlo, in quanto non è ritenuto in grado di poter stare serenamente con gli altri e di rispettare le regole della convivenza. L’intervento giudicante dell’adulto è quello di evitare ogni forma di disturbo, di opposizione e di contrasto.

La cosa importante, è poter aiutare i bambini a gestire in modo adeguato i loro conflitti. L’adulto non dovrebbe concentrarsi su come risolvere la situazione. Il “problema” è dei bambini.

I bambini hanno il diritto di litigare e consentirgli di fare anche questo tipo di esperienza, gli sarà utile da adulti nel riconoscere la differenza fra la violenza e la legittima necessità di esprimere le proprie opinioni. Se i bambini imparano a gestire al meglio i loro litigi, saranno in grado da adulti di esporre chiaramente le ragioni alla base dei conflitti e potranno così affrontare in maniera costruttiva le loro eventuali problematiche relazionali.

Una sana litigata, aiuta i bambini a riconoscere se stessi e gli altri, a scoprire i propri limiti, a gestire le proprie forze e a valutare quelle degli altri. Imparano a riconoscere i propri difetti. Capiscono che si può sbagliare e a riconoscere che da un errore si può imparare molto.

Prima dei sette anni non si può parlare di atti violenti così come li intendono e percepiscono gli adulti. A metterci in allarme, di solito, è la manifestazione di atti fisici che caratterizzano i conflitti dei bambini. Ma l’uso della forza fisica, serve solo per compensare la difficoltà (dovuta all’età) nel verbalizzare ed esprimere le proprie emozioni e ragioni in merito a quanto sta accadendo.

Se abbiamo la pazienza di osservare i litigi tra bambini, si potrà notare che sono scene veloci e spesso i contendenti si riconciliano in breve tempo. I bambini non portano rancore o sentimenti di vendetta, come invece sono presenti negli adulti.
Teniamo sempre a mente che i bambini hanno una capacità innata di fare la pace.

Gli adulti dovrebbero imparare a gestire i litigi dei bambini, in modo da renderli delle occasioni formative. Per fare questo si dovrebbe:

1. Evitare di cercare il colpevole. Se si viene chiamati in causa o si interviene per evitare che il litigio degeneri, è bene provare a restituire la situazione ai bambini, mettendo tutti i contendenti in condizione di esprimersi e di poter spiegare cos’è successo e il perché.

2. Fare in modo che ciascun bambino possa spiegare i fatti in modo sereno e con l’ascolto attento di tutte le persone coinvolte. Lasciare che i bambini si impegnino nell’esprimere con chiarezza i loro pensieri e motivazioni. Questo atteggiamento, porta a ridimensionare la percezione del problema e a incoraggiarli nel trovare un accordo e un equilibrio in piena autonomia.

3. Sostenere i bambini affinché trovino il “loro” modo per recuperare il legame intaccato dal litigio. Occorre del tempo per ricostruire la relazione. Offrire loro dei momenti comunitari in cui i litigi possano essere vissuti e affrontati, in cui si cerca una modalità di riconciliazione di gruppo. Questo consente di riallacciare le relazioni compromesse e di acquisire competenze di mediazione e negoziazione molto importanti nell’alfabetizzazione del conflitto.

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