La scelta del partner

Molte volte ci siamo posti l’interrogativo: come mai mi sono innamorata/o di lei/lui? Questa non è mai una domanda a cui è facile darsi una risposta. Esistono delle motivazioni legate a vantaggi economici o organizzativi (ad esempio condividere i problemi della casa) e motivi causati da pressione sociale (ad esempio mi fidanzo perché la gente alla mia età ha già una relazione stabile). Tuttavia al di là di queste logiche, esistono delle ragioni che hanno a che fare con l’attaccamento-accudimento e la sfera sessuale. La  prima comprende la ricerca della sicurezza e può essere determinata dalla paura di rimanere da soli e senza una figura di riferimento, alla quale ricorrere nei momenti difficili. La seconda è collegata alla conservazione della specie e ha una funzione importante nel mantenimento della relazione. Molto spesso la durata di un matrimonio è strettamente correlata alla soddisfazione della richiesta di paternità o di maternità dei partners o di uno di essi.
La fiducia nei confronti del proprio compagno è un altro elemento indispensabile nella scelta del partner. Questa condizione è riconducibile alle vecchie relazioni, ossia a chi si è originariamente preso cura di noi. Se questa relazione è stata piacevole, una persona sarà più propensa a fidarsi dell’altro, ma se invece è stata ambivalente e sofferta, difficilmente si lascerà andare in una relazione d’amore.
Secondo gli psicoterapeuti di orientamento sistemico relazionale la scelta del partner è spiegabile attraverso l’analisi del mito familiare che rappresenta l’insieme di credenze o convinzioni che una famiglia ha di sé e che ne determinano il senso di identità. I sistemici sostengono che se il mito familiare prevale sui bisogni individuali, una persona sceglierà il proprio partner in base al ruolo, alla posizione sociale e ai comportamenti che soddisferanno le aspettative, sia implicite che esplicite, presenti nel suo mandato familiare. Se invece il mito familiare viene contrastato, un individuo sceglierà un partner con caratteristiche opposte a quelle predeterminate dalla famiglia, dal momento che potrebbe sentirsi libero da vincoli affettivi e relazionali, vissuti come limitanti per le proprie aspettative.
Ogni partner, nella propria storia d’amore, è costantemente sottoposto ad un test che misura il suo livello di affidabilità. Il cambiamento di un rituale, come un semplice saluto, solleva in un amante una serie di interrogativi. Ad esempio si chiede: che cosa significa questo? Mi ama ancora?
Molto spesso, soprattutto nella fase iniziale, un compagno/a inizia a sospettare un tradimento. Il potenziale futuro amante deve essere in grado di superare questa prova e  rassicurare l’altro in modo da abbassare le sue difese. Successivamente una persona continuerà a sottoporre l’altro a queste verifiche, soprattutto nelle situazioni più pericolose ed importanti a livello emotivo.
Un fattore fondamentale che innalza il livello di fiducia in una relazione di coppia è il rendersi conto che l’altro condivide e non giudica le nostre esperienze passate. L’essere in grado di mettere in atto strategie compensatorie, per risolvere alcune vecchie situazioni, trasmette all’altro l’idea che potrà essere in grado di aiutarlo e sostenerlo nella sue mancanze. Questo è un altro fattore necessario nella scelta  del partner.
Ogni coppia ha un confine che delimita il proprio spazio interno. I partners colludono inconsciamente nello stabilire cosa tenere dentro e cosa fuori. Quando questi confini sono definiti da aspetti esterni  (es. dalla famiglia d’origine), la coppia può entrare in crisi. Nella coppia esiste un contratto segreto, le cui condizioni sono in gran parte inconsce e derivanti da precedenti relazioni, come quelle del periodo infantile.
La collusione è un altro importante meccanismo di funzionamento della coppia. Esso rappresenta un inconsapevole accordo reciproco tra i partner che accettano di sviluppare solo delle parti di se stessi, in base ai bisogni dell’altro. Le restanti parti della propria personalità vengono proiettate nel proprio compagno, che nel frattempo acquisisce l’importante funzione di far riconoscere ed elaborare all’altro, le parti di sé rimosse. L’altra persona infatti non riceve passivamente le proiezioni del partner, ma le metabolizza in modo da renderle più tollerabili all’altro. Questo è un importante processo evolutivo di una persona.
La coppia possiede la capacità transitoria di fusionalità che prevede sia la simbiosi, che la differenziazione. Una coppia normale è contraddistinta  dalle oscillazioni  transitorie tra questi due stati, mentre coppie con “un completo inglobamento fusionale” sono definite da uno stato di immobilità interna, controllata dai due partners. In questa modalità relazionale i due partners tengono a distanza il mondo esterno e sviluppano la convinzione di conoscersi perfettamente tra loro. In realtà questa totale fusione favorisce il processo di immaginazione dell’altro. In una relazione fusionale la perdita del compagno equivale alla perdita del proprio sé.
Quando si instaura una relazione d’amore si attraversano due fasi: quella dell’innamoramento e quella della disillusione. La prima è determinata dall’idealizzazione dell’altro. Quest’ultimo ha l’importante capacità sia di accrescere il senso di benessere, che di arricchire il proprio sé. Questo meccanismo di piacere e di crescita è presente anche nelle situazioni in cui l’amore non è corrisposto. L’innamoramento è un’importante occasione per imparare “ad amare” qualche aspetto personale, incompatibile con l’immagine che ognuno ha di sé.  Molto spesso infatti un individuo si convince di essere strutturato in una certa maniera e che qualche tratto di un carattere diverso non può appartenergli. L’altra persona che ha invece tali caratteristiche diventa il contenitore di queste parti di sé non riconosciute. Attraverso questo meccanismo le parti interne incomunicabili e divise possono comunicare e unirsi. Quindi secondo gli studiosi la diversità può essere il vero motivo della scelta reciproca. Questo confermerebbe l’antico proverbio “gli opposti si attraggono”.
Inoltre, in questa fase, un partner tende a valorizzare la parte migliore di sé. Nel tempo può accadere che un compagno/a dichiari di apprezzare altri lati del carattere. Questo riconoscimento è fondamentale per una persona, perché ha la possibilità di apprezzare altri aspetti di sé.
La fase della disillusione non è distruttiva perché, nonostante l’esame di realtà, mantiene saldo l’investimento reciproco. In questa fase l’idealizzazione diminuisce e si assiste ad una parziale riduzione delle precedenti proiezioni sull’altro. Il passaggio tra la fase d’innamoramento e di disillusione è contraddistinto dalla crisi (dal verbo greco Krino che significa separare e valutare). Alcune coppie sperimentano la delusione ed interrompono la relazione d’amore, mentre altre continuano a stare insieme. Generalmente in questa fase l’altro partner è vissuto come “pericoloso”, in quanto “tocca” i punti più sensibili. Gli studiosi affermano che più un individuo è attaccato alla propria personalità, più considererà il proprio partner come un nemico. Se in questo stadio, un compagno/a è disposto/a ad accettare dei compromessi, impara a considerare l’altro come un “utile collaboratore del proprio progetto evolutivo”.  Imparare a guardare l’altro nella coppia, vuol dire vedere se stessi.
Quindi se desideriamo evolvere e crescere, bisogna imparare a non essere rigidamente attaccati alla propria personalità, ma essere disposti a mettersi in discussione, per acquisire nuove parti di sé.
La relazione di coppia può essere una grande opportunità per affrontare difficoltà irrisolte.

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