La depressione

LA RINUNCIA

Quando parliamo di depressione dobbiamo necessariamente parlare di RINUNCIA. Quest’ultima è la tentata soluzione che mette in atto un paziente affetto da questa patologia. Rinuncia nell’ambito comportamentale, ideativa e relazionale. La persona in questione è PARALIZZATA dal rifiuto di fare qualunque cosa.. il comportamento è rallentato, demotivato, l’ideazione è negativa “non c’è nulla da fare”, il piacere in qualunque sua forma è assente, l’umore caratterizzato da una generale assenza di speranza. La posizione di chi ormai può solamente subire. La tragedia lascia spazio solo alle lamentele. Questa risposta ridondante potremmo chiamarla GLOBARE, caratterizza gli stati depressivi più gravi. Tali casi molto spesso vengo partiti nello studio di psicoterapia da altri. Oltre alla rinuncia, nel paziente depresso possiamo riscontrare rabbia, depressione caratterizzata da confusione mentale, pensieri ricorrenti, disturbi del sonno e dell’umore, sintomi neurovegetativi, solitudine, disperazione. Non sapendo risolvere in nessun modo la situazione, comincia ad arrendersi, rinunciando a prendere in mano la situazione.
Molto spesso la depressione colpisce le persone che hanno delle forti credenze. Credenze che fanno parte della vita di una persona. L’ipotesi della propria incapacità in qualsiasi campo non è mai stata presa in considerazione. Trovandosi brutalmente di fronte a questa evenienza, che mai aveva pensato di trovarsi in base alle sue credenze, ogni CERTEZZA si sgretola. L’incapacità in un settore della sua vita si dilaga come un virus in modo globale, nelle altre sfere della propria vita.
Chi chiede aiuto in prima persona, la rinuncia non è totalizzante, non è globale. E’ avvilito ma non annichilito. La rinuncia parrebbe essere parziale e non globale, tanto da chiedere aiuto lui stesso, situazione che non avviene quando la rinuncia è globale. La persona affetta da una depressione parziale continua a vivere, anche se in maniera sofferente o insoddisfacente. In questa situazione la rinuncia è circoscritta in un'unica sfera della vita. A volte però la rinuncia parziale può espandersi e diventare rinuncia globale.
Si potrebbe presentare nel nostro studio un paziente che racconta di non provare piacere in nessuna sfera della sua vita, in questo caso stiamo parlando di DESERTO EMOTIVO. Questa persona fa tutto con fatica. In questo caso la rinuncia è parziale e non è totalizzante. Non coinvolge la capacità operativa della persona che continua a condurre un esistenza “normale”, senza infamia e senza lode. Parlando in questo senso stiamo parlando di una persona dove sono stati infranti le sue credenze, ossia se do il massimo nei rapporti ricevo il massimo. Purtroppo non è cosi ma la sua credenza personale era quella.
Oltre alla rinuncia, in un paziente possiamo notare altre tipologie di depressione ossia RIMANDARE, ASPETTARE (incapacità di vedere soluzioni) e il non prendere decisioni. Il rimandare decisioni non è dissimile alla rinuncia e il paziente rimane intrappolato dalla propria credenza. Oltre al rimandare abbiamo anche l’aspettare e il non prendere decisioni. La persona che aspetta sembra vivere la propria attesa nell’ottica per cui, incapace di essere agente delle proprie decisioni, non gli rimane altro che aspettare gli eventi. Il non prendere decisioni non inteso come indecisione tra due opzioni, che vuol fare la scelta giusta, ma quello che non decide, perché tanto…perché tanto non vale la pena visto che le cose non cambiano. Meglio che ancora una volta decidono gli eventi della vita, gli altri , il destino.
L’asse sintomatologico si è spostato dalla tristezza all’inibizione, alla perdita di iniziativa.

La depressione sembra costruirsi a partire da una credenza, ciò da un pensiero strutturato, tale per cui la persona si sente vittima di qualcosa che non può combattere o superare, ragion per cui RINUNCIA. La credenza è una conoscenza strutturata che agisce nelle proprie scelte, nei pensieri e nelle azioni. A volte la credenza fa si che i comportamenti vengono reiterati nel tempo creando così una credenza veritiera. Una volta stabilito questo schema, questo tenderà a rafforzarsi secondo il principio di ROSENTHAL: quando qualcuno si persuade che una cosa è vera egli adatta il suo comportamento a tale convinzione, comportandosi “come se” fosse vero, inducendo reazioni attese che a loro volta rafforzano tale convinzione. Nel caso della depressione non vi è solamente l’irrigidimento della credenza di base, ma la rottura della credenza in quanto tale. Di fronte a un evento inatteso, non contemplato dalla credenza, quest’ultima si inclina e si spezza, tutto ciò che ha funzionato adesso non funziona più. Tutto ciò in cui si è creduto, in base alla propria credenza costruita nella propria vita, crolla nell’accidente non previsto. L’accidente può essere rappresentato da qualcosa che assume una valenza di catastrofe, proprio perché non presente come possibilità nella propria vita. Può anche avvenire nella vita di una persona dove risulta essere incapacità in quella suddetta situazione ma che lui stesso non ammette di poter avere una defaillance…non sono più quello di una volta…è inaccettabile. Può essere causato da un evento inaspettato…mi hanno tradito, che data la rigidità delle credenze personali, diventa una cosa inaccettabile che ne causa il disgregamento irrimediabile. La persona in questo caso, non è ancora depressa, ha due possibilità:
1- può tentare di rimettere insieme i cocci della propria credenza rigida presente in lui,
2- affranto, contemplarli nella ormai inevitabile certezza che non potranno più essere ricomposti.
Può decidere di rinunciare subito o dopo numerosi tentativi. E’ proprio nel momento in cui la rinuncia si sostituisce alle possibilità che il sistema percettivo reattivo del paziente diventa depressivo.
La rinuncia comportamentale, ideativa e/o relazionale a porre il paziente nel ruolo di vittima. Il paziente rinuncia in quanto pensa di non avere i mezzi o che la situazione è per sua natura immodificabile.

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