Le figlie della mia compagna non accettano la nostra relazione

Fabio

Salve, mi chiamo Fabio e da 4 mesi ho una relazione con una mia collega, ci conosciamo da 20 anni. Abbiamo sempre avuto un ottimo feeling, rispetto e amicizia. Il problema è il muro che hanno creato le figlie nei miei confronti nonostante abbiano capito che sono una bella persona e un buon padre. Le figlie della mia compagna hanno rispettivamente 19 e 16 anni. La prima si è schierata a favore del padre ma vive con lei e non se ne vuole andare, la seconda è molto gelosa. Premetto che l'anno scorso la signora si è separata in modo burrascoso dal matrimonio dopo 27 anni tra fidanzamento e matrimonio. Idem io dopo 30 anni, vivo in questo momento con mia figlia. Abbiamo passato del breve tempo insieme alle figlie, le ragazze vanno anche d'accordo. La signora purtroppo vive ancora gli strascichi della vecchia unione, le ragazze hanno ripreso i contatti con il padre e la maltrattano psicologicamente con offese e parolaccie. Cosa dobbiamo fare per cercare di non rovinare il nostro rapporto? E' possibile che le figlie accettino la nuova convivenza del padre nonostante sia stato lui la causa della fine del rapporto di coppia per maltrattamenti psico fisici verso la mia compagna e non accettino la nostra relazione. Grazie.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.

Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Roma

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Caro Fabio, piacere mio.

Si evince un quadro difficile da accettare sia per Lei che per le ragazze, le quali ai fatti non accettano neanche la figura del padre scegliendo di rimanere con la madre. Dopo anni esposte a modalità relazionali violente e possessive, sembra che conoscano solo quelle per interfacciarsi con la stessa. Direi di non orientare i Suoi sforzi nel far cambiare opinione alle ragazze, o costruirne una specifica sulla vostra relazione, bensì mi concentrerei sulla vostra stessa unione.

Mi spiego: la situazione è molto delicata inoltre e non per ultima, per la Sua compagna, che dopo anni di sofferenze e sopportazioni da parte del suo ex marito, finalmente può riscattarsi. Al contempo è Lei stesso ad addentrarsi in una dinamica complessa, che La impegna oltre il superamento del Suo precedente matrimonio. Innanzitutto è necessario legittimare le vostre posizioni, senza chiedere un consenso a terzi (seppure questi ultimi sono i vostri figli), attraverso innanzitutto la riorganizzazione materiale di come il vostro legame si è concretizzato in una relazione. Se avete deciso di convivere, mi concentrerei sulla riorganizzazione degli spazi e delle tempistiche delle varie attività domestiche e di gestione della casa. Se avete deciso di vivere separatamente sarà utile organizzare dove, come, quando e quanto trascorrere tempo insieme. Qualsiasi vostro accordo va però basato sulle vostre stesse esigenze, in qualità di coppia costituita da due persone adulte che autonomamente integrano le proprie vite. Le vostre vite, a loro volta, comprendono anche le vostre figlie ma non ne obbligano una partecipazione su ogni fronte, men che meno in quello sentimentale.

Di fronte ad eventuali opposizioni e provocazioni, non giustificate da richieste che non posso essere prese in carico dalle due ragazze, è bene accoglierne il loro vissuto di ingiustizia e tutelarle nel loro ruolo di figlie.  

Una psicoterapia tenta esattamente di dare un significato ai comportamenti apparentemente incomprensibili delle persone coinvolte in dinamiche complesse da gestire, rispondendo agli stessi in modo assertivo e trovando un obiettivo comune che rispetti i desideri di tutti.

Mi rendo conto di non poter percepire appieno la difficoltà che sta attraversando Lei Fabio, se non dovessi aver colto il Suo quesito spero di aver dato comunque il giusto valore alla sua apertura, per la quale La ringrazio. Non è mai facile parlare di ciò che si sente.

Un caro saluto,

Roberta

Buonasera, la ringrazio per la fiducia con cui ha raccontato una situazione tanto delicata quanto complessa. Le dinamiche che descrive toccano non solo il piano della relazione di coppia, ma anche quello familiare e generazionale, dove entrano in gioco emozioni forti come la lealtà, la rabbia, il dolore e la paura di perdere riferimenti importanti. Lei e la sua compagna avete ritrovato l’uno nell’altra una forma di affetto maturo e sincero, dopo esperienze lunghe e difficili. È comprensibile, quindi, che desideriate proteggere questa nuova relazione, che sembra nata su basi solide di rispetto, conoscenza reciproca e comunanza di valori. Tuttavia, quando ci sono figli adolescenti o giovani adulti, la costruzione di una nuova vita affettiva richiede tempi lenti, delicatezza e (talvolta) molta pazienza.

Le figlie della sua compagna si trovano, probabilmente, in una posizione emotivamente confusa. Da un lato, hanno vissuto (e forse anche interiorizzato) un clima familiare problematico, segnato da tensioni e maltrattamenti. Dall’altro, ora che il padre è “uscito” dal legame coniugale, si riapre per loro una possibilità di riavvicinamento, magari illusoria, ma comunque potente sul piano emotivo. In questi casi, i figli possono anche inconsciamente “difendere” la vecchia struttura familiare, anche quando era disfunzionale, perché rappresentava comunque un equilibrio conosciuto. L’ingresso di una nuova figura affettiva nella vita della madre può essere vissuto allora come una minaccia al loro senso di appartenenza, oppure come un ulteriore “abbandono”. È importante, quindi, non prendere sul piano personale la loro chiusura o ostilità. Lei scrive che loro “sanno che sono una brava persona”: questo è già un seme piantato. Ma occorre tempo perché questo seme diventi un legame di fiducia. Forse, per ora, la cosa migliore che può fare è esserci con discrezione, senza forzare relazioni, offrendo continuità e rispetto anche nei silenzi o nelle distanze. Per quanto riguarda la sua compagna, è importante che lei possa lavorare sul proprio senso di colpa, sul bisogno di essere accettata a tutti i costi dalle figlie, e sul diritto di ricostruire una vita affettiva senza sentirsi “sotto processo”. Questo richiede forza, ma anche un sostegno: talvolta può essere utile una consulenza psicologica o familiare, anche solo per trovare insieme strategie comunicative più efficaci e non distruttive. La vostra relazione potrà reggere se diventa un luogo stabile e sicuro anche di fronte a ciò che non si può controllare. La protezione reciproca, il rispetto dei tempi di tutti (vostri e delle ragazze), la coerenza nei gesti, possono aiutare a non scivolare in un clima di tensione o “guerra laterale”. Le figlie, col tempo, potranno anche cambiare posizione. Ma non è garantito, e non può essere questo l’obiettivo principale. L’obiettivo oggi è proteggere un amore adulto, maturo, e affrontare insieme (senza negarle) le difficoltà che ogni ricostruzione inevitabilmente comporta.

Vi auguro di continuare a prendervi cura di questo legame con la stessa sensibilità che emerge dalle sue parole. Un caro saluto.

Dott.ssa Chiara Arapi

Dott.ssa Chiara Arapi

Teramo

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