Ci sono momenti nella vita in cui il benessere non coincide con la serenità apparente, ma si nasconde tra domande scomode, notti insonni e silenzi troppo lunghi. In quei momenti, le insicurezze emergono come crepe in una superficie che si voleva solida, ma che forse era solo costruita su ciò che “doveva” essere, più che su ciò che “sentivamo” veramente.
Viviamo spesso sospesi tra due forze opposte: il dovere e il desiderio. Il dovere ci tiene ancorati a ciò che abbiamo costruito con fatica — relazioni, ruoli, abitudini, responsabilità. Il desiderio, invece, ci chiama verso ciò che ci accende dentro, che ci fa sentire vivi, visti, scelti.
Nel tentativo di essere ciò che gli altri si aspettano da noi — la compagna, la madre,(il padre) la figlia, (il figlio) la persona affidabile — può capitare di dimenticare chi siamo davvero. E quando, per un istante, qualcuno ci guarda come nessuno faceva più, può sembrarci di riscoprire una parte perduta di noi. Ma è proprio lì che nasce il conflitto. Come si può conciliare l’amore per ciò che abbiamo costruito con l’onestà verso ciò che non sentiamo più? Come si può riconoscere un cambiamento senza tradire il passato?
Il benessere vero, forse, comincia quando smettiamo di giudicarci per ciò che proviamo e iniziamo ad ascoltarci. Quando comprendiamo che le insicurezze non sono nemiche, ma segnali che qualcosa dentro di noi chiede attenzione, rispetto, cura.
Non sempre possiamo cambiare tutto subito. Ma possiamo iniziare da noi, con piccoli gesti di verità. Cercando aiuto, parlando, scrivendo, restituendo dignità a ogni emozione, anche a quelle scomode.
Perché vivere bene non significa non avere dubbi, ma imparare a stare in equilibrio tra ciò che dobbiamo e ciò che, nel profondo, desideriamo davvero.
Il benessere psicologico non è semplicemente l’assenza di disagio, ma uno stato di equilibrio dinamico tra le nostre emozioni, i nostri pensieri e i comportamenti che scegliamo di agire. Tuttavia, questo equilibrio viene spesso minacciato da un conflitto profondo, talvolta invisibile: quello tra dovere e desiderio.
Il dovere: l’io adattato
Nella psicologia dello sviluppo, si parla spesso di “io adattato”, ovvero quella parte di noi che si modella per ottenere approvazione, amore, appartenenza. Fin dall’infanzia impariamo che per essere accolti dobbiamo essere “bravi”, compiacenti, coerenti con le aspettative familiari e sociali. Così costruiamo una personalità funzionale, spesso solida, ma a volte sacrificata. Il senso del dovere, in questo contesto, diventa un pilastro identitario: siamo chi si prende cura, chi mantiene la stabilità, chi rispetta le regole. Ma se questo senso del dovere non è bilanciato da uno spazio per il sé autentico, può trasformarsi in una gabbia silenziosa.
Il desiderio: l’io autentico
Il desiderio, invece, appartiene a una dimensione più profonda, istintiva e spesso repressa: quella dell’io autentico. È la voce interiore che ci parla di chi siamo, non di chi dovremmo essere. È quel bisogno di sentirsi vivi, scelti, desiderati non per il ruolo che ricopriamo, ma per ciò che siamo nella nostra essenza. Quando questi desideri non trovano spazio nella vita quotidiana, possono riemergere in forme impulsive, come infatuazioni improvvise, comportamenti di evasione, crisi esistenziali o senso di insoddisfazione diffuso. Non per distruggere, ma per dire: “Io esisto ancora.” Il problema non è desiderare. Il vero nodo è che spesso ci vergogniamo dei nostri desideri. Li giudichiamo, li nascondiamo. E così finiamo per vivere una vita dimezzata.
L’insorgenza dell’insicurezza
Questo scontro tra doveri e desideri genera spesso insicurezza. Si inizia a dubitare delle proprie scelte, del proprio valore, della propria identità. Le persone si sentono “sbagliate” semplicemente per aver messo in discussione ciò che hanno costruito. Questo è un momento delicato, dove possono emergere:
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Cognizioni disfunzionali ("Non posso cambiare", "Sarei un’egoista", "Deluderei tutti")
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Sensi di colpa cronici, legati alla rottura del ruolo prestabilito
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Ansia da decisione e paura dell’ignoto
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Depersonalizzazione o apatia, come meccanismi di difesa
Uscire dal conflitto: la strada dell’integrazione
Il benessere psicologico non nasce dal mettere il dovere contro il desiderio, ma dal trovare uno spazio interno in cui entrambi possano coesistere. A volte sarà necessario deludere aspettative. A volte sarà possibile cambiare rotta senza rompere tutto.Ma ogni passo verso l’autenticità è anche un passo verso un benessere più profondo. Non perfetto. Ma vero. La soluzione non sta nel negare una delle due forze (dovere o desiderio), ma nell’integrarle. La psicoterapia può aiutare a riconoscere e accettare questi vissuti, rielaborare le proprie narrazioni interiori e ripristinare un senso di coerenza interna.
Un passaggio importante è anche la ridefinizione dell’identità adulta: capire che si può cambiare rotta, essere fedeli a se stessi senza distruggere ciò che si è costruito, ma rinegoziarlo.
Il benessere, in questo senso, nasce dalla possibilità di essere se stessi senza dover negare nessuna parte di sé.
Esercizi di introspezione per ritrovare il proprio centro
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Il diario dei ruoli
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Scrivi tutti i ruoli che ricopri nella tua vita (partner, figlia, lavoratrice, amica, ecc.).
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Per ognuno, chiediti: “Cosa mi chiedo di essere in questo ruolo? Quanto spazio ha il mio vero sentire?”
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Rifletti su quali ruoli ti nutrono e quali ti svuotano.
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La linea del tempo autentica
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Disegna una linea che rappresenti la tua vita.
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Segna i momenti in cui ti sei sentita pienamente te stessa.
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Cosa accomuna quei momenti? Quali desideri erano presenti e ascoltati?
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Lettera all’“io nascosto”
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Scrivi una lettera alla parte di te che hai messo da parte per dovere.
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L’autorizzazione interiore
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Ogni giorno, scrivi una frase che inizia con: “Mi autorizzo a…”
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Ad esempio: “Mi autorizzo a sentire ciò che sento, anche se è scomodo.
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Conclusione
Il benessere non è uno stato statico di equilibrio, ma un processo dinamico, in cui impariamo continuamente a riconoscere e a integrare le nostre parti più profonde. In questo percorso, due forze spesso si scontrano dentro di noi: i doveri che abbiamo interiorizzato nel tempo e i desideri che ci attraversano, a volte in modo inatteso.
Quando senti che la tua vita non ti somiglia più, non significa che hai sbagliato. Significa che sei pronto/a a rinascere da te. Il conflitto tra doveri e desideri non è un errore da correggere, ma una soglia da attraversare. Con rispetto per ciò che sei stato/a. E con coraggio verso ciò che puoi ancora diventare.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Bibliografia essenziale
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Alice Miller – “Il dramma del bambino dotato”
Una lettura fondamentale per comprendere come il bisogno di compiacere gli altri può allontanarci dal nostro sé autentico. -
Rollo May – “L’arte del coraggio”
Un libro potente che esplora il coraggio necessario per essere autentici in un mondo che chiede conformità. -
Clarissa Pinkola Estés – “Donne che corrono coi lupi”
Una raccolta di miti e racconti che aiutano a riconnettersi con la propria natura profonda e istintuale. -
Carl Gustav Jung – “Ricordi, sogni, riflessioni”
Un’autobiografia che offre spunti per capire l’importanza dell’individuazione: il processo per diventare ciò che si è. -
David Richo – “Essere amati per ciò che si è”
Un testo pratico e psicologicamente profondo per imparare a distinguere tra amore autentico
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